Limiti ai contratti a tempo determinato, rischio nuova fuga di imprese all’estero

(Andrea Grossi consigliere delegato Ambienthesis) Diventeranno più costosi e soggetti a più vincoli i nuovi contratti a tempo determinato nella riforma che sarà introdotta dal cosiddetto decreto dignità, il vero e proprio primo atto del nuovo governo Conte. In Italia i contratti a termine sono quasi 3 milioni: il ministro Di Maio ora vuole renderli più costosi e difficili da utilizzare da parte delle imprese, con l’obiettivo di incentivare le assunzioni a tempo indeterminato. I contratti a tempo saranno dunque più costosi con un aggravio dello 0,5% dei contributi da pagare sulla retribuzione lorda, ogni volta che il contratto giunge a termine e viene rinnovato. Si tratta di un aggravamento del già esistente costo dell’1,4% dello stipendio lordo utilizzato per finanziare la Naspi (sussidio di disoccupazione). Siamo di fronte ad una formula svantaggiosa rispetto al contratto a tempo indeterminato dove le aziende pagano lo 0,7% della retribuzione lorda. Seguendo questa linea i contratti precari andranno dunque a costare di più. Il ministro Di Maio ha anche annunciato l’intenzione di mettere un limite al numero massimo di volte in cui il contratto a termine può essere prorogato. Oggi questo limite è fissato a 5 rinnovi nell’arco di 3 anni. Ora si pensa di abbassare il tetto a quattro rinnovi. Superata questa soglia o il lavoratore viene assunto a tempo indeterminato o non potrà rimanere nell’azienda. Tra le ipotesi c’è anche quella di allungare oltre gli attuali 120 giorni, il termine temporale con cui il lavoratore può impugnare il contratto e fare causa al datore di lavoro.

Tra le novità previste anche la reintroduzione della cosiddetta casuale. Prima del jobs act le aziende che assumevano a tempo determinato dovevano obbligatoriamente specificare nel contratto il motivo per cui era stato adottato un contratto a termine rispetto ad uno a tempo indeterminato. Ora questa specificazione sembra destinata a tornare, come ulteriore strumento di tutela nei confronti del lavoratore che potrebbe poi impugnare in seguito quella motivazione se poco fondata o troppo forzata. Ritengo che questo genere di provvedimenti rischino di produrre l’effetto contrario di quello che si vuole perseguire. Nel libro dei sogni sarebbe meraviglioso proporre sempre il cosiddetto posto fisso ma è già ottimale dal mio punto di vista poter fare assunzioni a tempo determinato. Anche per le imprese sarebbe auspicabile procedere soltanto con  assunzioni a tempo indeterminato perché vorrebbe dire poter contare su un costante giro d’affari. Se invece arriva una commessa per cinque mesi non è pensabile che un’azienda possa assumere un lavoratore per tutta la vita.

A logica, misure come queste rischiano di portare ad una ulteriore delocalizzazione all’estero delle imprese italiane alla ricerca di più garanzie e tutele.

Limiti ai contratti a tempo determinato, rischio nuova fuga di imprese all’estero