Si vis pacem, para bellum

(di Maurizio Giannotti – Presidente SAI Ambrosini) Se vogliamo assicurare e mantenere la pace è necessario essere armati e in grado di difenderci per scoraggiare i propositi aggressivi dei nostri avversari.

Mai dobbiamo dimenticare la sentenza dei nostri avi considerato quello che sta accadendo un pò ovunque e in particolare nel Mediterraneo.

L’Italia è molto esposta alle tensioni che giorno dopo giorno montano nei territori vicini come il conflitto in Siria, le tensioni tra Israele e Iran, la situazione in Libia, la neocolonizzazione dei paesi africani, solo per citarne alcune; tutte vicende che alimentano la diffusione del terrorismo, una migrazione incontrollata, la crescita e l’internazionalizzazione delle attività criminali (traffico di armi, droga, neo-schiavismo, etc..).

In questa situazione il nostro Paese, con i suoi 8000 km di coste e una ZEE (Zona di Esclusività Economica) che copre buona parte del Mediterraneo, deve poter adottare tutti i provvedimenti che ritiene utili e necessari per la propria Sicurezza & Difesa senza vincoli o limitazioni di qualsiasi genere e provenienza, riconoscendo all’Italia almeno su questo argomento, sempre e comunque, voce in capitolo nei consessi UE e NATO.

L’aria è ovunque mefitica, la percezione della nostra sicurezza è molto cambiata e non possiamo né dobbiamo prenderci il lusso di affidare ad altri le scelte e le iniziative necessarie per la tranquillità del nostro popolo.

La percezione della sicurezza è molto diversa tra i vari stati UE per ragioni geografiche e per la diversa visione economica e politica dei singoli partners; dall’esperienza fino ad oggi maturata, contrariamente a quanto sarebbe dovuto accadere, sono stati davvero scarsi i risultati conseguiti nell’interesse comune e non certo lo sono stati quelli strategici, fatte salve rare eccezioni.

Da oltre 20 anni i membri dell’Unione hanno soprattutto cercato in tutti i modi di prevalere gli uni sugli altri e alcuni ci sono riusciti molto bene; è sicuramente questo il motivo principale della diffusa diffidenza verso la “federazione”, oggi davvero dilagante.

Sembrerà  riduttivo ma questo aiuta a capire la posizione in cui si trova oggi l’Italia grazie, in primis, all’incapacità dei nostri governanti che si sono succeduti nel tempo e che in buonafede o in malafede hanno avallato gli interessi soprattutto degli stati centrali UE.

Quegli stati europei che hanno sempre visto l’Italia come un territorio sacrificabile alla loro convenienza, una sorta di “terra di nessuno e … di tutti” dove attuare privilegiate e temerarie scorribande economico-finanziarie

Se il quadro è questo, personalmente purtroppo ho pochi dubbi, il futuro per noi sarà sempre più fosco con il rischio concreto di essere coinvolti in qualche serio conflitto a varia intensità.

E’ per questo motivo che al più presto dobbiamo incrementare la nostra Difesa e alzare il livello di Sicurezza adottando soluzioni d’avanguardia e introducendo innovativi strumenti da integrare con i sistemi oggi dispiegabili.

Una prima importante soluzione è la reintroduzione urgente della leva militare obbligatoria così come stanno facendo molti paesi, anche europei (Francia ad es.)

Non si tratta di un’idea romanticacome è stato detto,  sull’importanza di questa scelta rimando all’intervista fatta poco tempo fa al Generale di C.A. (aus) Marco Bertolini , già C.te CO.F.S. –  COI – oggi presidente nazionale dell’ANPD, reperibile al link http://www.congedatifolgore.com/it/leva-militare-in-italia-sette-domande-al-generale-marco-bertolini/#.WpBvlsi8ocY.gmail

Il Generale con le sue risposte spiega molto bene la necessità  di ripristinare la leva obbligatoria e, entrando in un aspetto particolare, aggiungo che solo così i nostri giovani potranno conoscere e apprezzare in modo tangibile la propria terra, i valori fondanti di essa, riappropriandosi del territorio su cui vivono esercitandovi un effettivo controllo.

I nostri confini sono soprattutto sul mare, si sviluppano per migliaia di kilometri ed è soprattutto in questo contesto che dobbiamo temere il materializzarsi di gravi minacce alla popolazione ed al patrimonio nazionale in senso lato.

La sorveglianza dei nostri confini marittimi richiede un impegno notevole di risorse, uno sforzo molto costoso e incomparabile con quanto richiesto per la sorveglianza dei confini terrestri.

In mare abbiamo bisogno di individuare e rispondere immediatamente alla minaccia, soprattutto asimmetrica, insorgente e per avere buone probabilità di successo è necessario disporre di unità di superficie ultraveloci e multiruolo.

Progettualità, tecnologie e materiali oggi disponibili permettono di realizzare mezzi nautici innovativi pienamente rispondenti ai requisiti operativi più severi  con una spiccata modularità studiata per affrontare un’ampia gamma di missioni.

Un mezzo con queste caratteristiche permette ad un equipaggio ristretto di specialisti d’intervenire prontamente con tutte le dotazioni necessarie per fronteggiare in modo risoluto la minaccia accertata in un tratto di mare compreso tra la fascia costiera e il limite della ZEE.

Si stima che una ventina di queste unità, distribuite lungo le coste utilizzando per la logistica una modesta porzione dei siti esistenti, siano sufficienti per assicurare una valida protezione dei nostri confini marittimi; un nuovo apparato che si integra efficacemente con tutti i sistemi di sorveglianza e controllo attualmente disponibili (aeronautici, satellitari, traffico marittimo, etc..) e piena prontezza operativa.

Un simile strumento offre molti vantaggi che includono l’attuazione di studi, ricerche e tecnologie già disponibili e interamente nazionali, un’alta specializzazione del personale operativo ben distribuito sul territorio, un contenuto costo di gestione e un risparmio inimmaginabile rispetto a quanto oggi è necessario dispiegare per raggiungere un analogo risultato.

Pace e serenità del nostro popolo non possono mai essere messe in discussione, la nostra Storia ce lo ricorda; purtroppo in questi ultimi tempi in troppi hanno sottovalutato, per incompetenza o convenienza, le aggressioni morali e materiali inferteci da entità in alcuni casi non facili da individuare e purtroppo anche da molti che invece dovrebbero esserci amici.

 

Si vis pacem, para bellum