Dopo il vertice NATO de L’Aia, il Capo di Stato Maggiore traccia le priorità italiane: servono più investimenti in tecnologia, personale e interoperabilitÃ
In un contesto globale sempre più instabile, con minacce che spaziano dalla guerra in Ucraina al terrorismo internazionale, fino alla sicurezza energetica e delle infrastrutture critiche, la NATO ha alzato l’asticella: i 32 Paesi dell’Alleanza hanno deciso di portare la spesa per la difesa al 5% del Pil entro il 2035, di cui il 3,5% destinato alla difesa classica e l’1,5% alla sicurezza. Un cambio di passo significativo, fortemente spinto dal presidente americano Donald Trump, che da anni chiede un maggiore impegno europeo nel sostenere il peso della sicurezza collettiva.
A commentare e orientare le strategie italiane in risposta a questo impegno è il generale Luciano Portolano, Capo di Stato Maggiore della Difesa, intervistato da Il Sole 24 Ore. Portolano indica con chiarezza le aree su cui puntare: organici, tecnologie emergenti, droni, aviazione, cyberspazio, logistica e riserve. In sintesi: potenziare ogni anello della catena difensiva, con un’attenzione particolare all’interoperabilità all’interno dell’Alleanza e al rafforzamento della base industriale nazionale.
Le priorità italiane
Per affrontare le minacce attuali e future, spiega Portolano, «servono investimenti infrastrutturali e tecnologici» capaci di colmare le asimmetrie ancora presenti tra le varie Forze Armate. Un focus importante è dedicato agli assetti strategici, come:
- Cyber e spazio, oggi centrali nella guerra moderna;
- Droni e difesa aerea integrata, alla luce delle lezioni apprese in Ucraina;
- Digitalizzazione e controllo dello spettro elettromagnetico;
- Cognitive domain, per contrastare le minacce ibride e disinformative.
Secondo il generale, questi investimenti non solo rafforzano la capacità difensiva, ma agiscono anche da volano per l’economia, la competitività e l’occupazione.
Difesa aerea e missilistica
Il cielo è ormai una delle principali fonti di minaccia, come dimostrano i continui attacchi con droni Shahed in Ucraina. Portolano insiste sulla necessità di potenziare la difesa aerea e missilistica integrata, su tutti i livelli: cortissima, corta e media distanza, fino alla difesa contro missili balistici e ipersonici. In questo ambito, l’Italia partecipa attivamente alla Ballistic Missile Defence della NATO e ha già avviato programmi per l’acquisizione di nuovi radar di scoperta e batterie missilistiche di ultima generazione.
Questione organici: servono più forze e più riserve
Un punto debole da colmare riguarda gli organici militari. Il personale italiano è altamente qualificato, ma numericamente insufficiente per sostenere un conflitto prolungato e ad alta intensità . «Stiamo lavorando a proposte per aumentare progressivamente gli effettivi», annuncia Portolano. L’idea è:
- Rafforzare la componente in servizio permanente;
- Introdurre una riserva ben addestrata, professionalizzata e subito impiegabile;
- Assicurare flessibilità e prontezza anche in tempo di pace.
Un nuovo approccio strategico per la NATO
Il vertice NATO dell’Aia rappresenta, secondo Portolano, una svolta: «La fluidità degli scenari impone all’Alleanza un’evoluzione operativa, basata su deterrenza credibile e interoperabilità rafforzata». In questo contesto, l’Italia è chiamata a svolgere un ruolo centrale, anche nel quadro della difesa europea, che secondo il generale deve diventare un pilastro funzionale della NATO, evitando duplicazioni ma aumentando la capacità operativa autonoma.
Crisi in Medio Oriente e missioni italiane
La crisi in Medio Oriente impone massima prudenza. L’Italia ha già adottato tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dei propri militari dispiegati in Iraq, Kuwait e Qatar. «I nostri contingenti sono stati riposizionati in aree sicure, ma le missioni restano attive», rassicura Portolano. Resta alta l’attenzione anche sul fronte libanese, dove il nostro Paese guida la missione ONU Unifil con circa 1.000 militari. «Il comando italiano in Libano è un segnale forte di continuità e impegno», sottolinea il Capo di Stato Maggiore, evidenziando la volontà delle forze locali di rafforzarsi con il nostro supporto.
Parallelamente, l’Italia è impegnata anche nella missione europea Aspides per proteggere la navigazione commerciale nel Mar Rosso, messa a rischio dal conflitto tra Israele e Iran e dalle attività ostili degli Houthi. Dal 1° luglio, l’Italia assumerà anche il comando tattico della missione, proiettando ancora di più la propria presenza a tutela dei traffici energetici e commerciali vitali per l’Europa.
Materie prime strategiche: un nodo da sciogliere
La dipendenza dall’estero per le materie prime critiche è una delle vulnerabilità più serie per l’industria della difesa, afferma Portolano. Il tema è già sul tavolo del Ministro Crosetto ed è considerato prioritario: «Queste risorse sono centrali per la transizione digitale, l’industria aerospaziale e la difesa. Serve una strategia comune per garantirne l’accesso e la disponibilità ».
L’intervista a Portolano restituisce un quadro lucido e pragmatico: la difesa non è più una voce secondaria di bilancio, ma un investimento sistemico per la sicurezza e la sovranità nazionale. Il nuovo target del 5% del Pil è solo l’inizio di un cammino che vedrà l’Italia impegnata a costruire una forza armata moderna, reattiva e in grado di affrontare le sfide del XXI secolo — in piena sintonia con i partner NATO e UE.
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