🎤Governo: la notte prima della tempesta perfetta, Di Maio si ammorbidisce purchè Berlusconi fuori

Sono strade ugualmente strette quelle che portano al governo politico M5s-Lega, da una parte, e al governo istituzionale dall’altra: a poche ore dal terzo giro di consultazioni al Quirinale, le forze politiche sono ancora alle prese con veti e contro veti che non facilitano il lavoro del Presidente della Repubblica e, di fatto, avvicinano le elezioni anticipate. Neppure la novità annunciata da Luigi Di Maio, pronto a un passo indietro per favorire la nascita di un governo politico M5s-Lega, sembra potere sbloccare la situazione: il capo politico pentastellato ha calato l’ultima carta prima di sedersi davanti a Mattarella e, dallo studio di Lucia Annunziata, ha lanciato l’appello a Salvini: “Sediamoci attorno a un tavolo e cerchiamo una personalità che rappresenti l’elettorato”.

L’offerta Di Di Maio, però, è circoscritta alla Lega: “Io faccio un passo indietro, Salvini fa un passo indietro, ma c’è un’altra persona che deve farlo. Berlusconi ha cominciato la sua esperienza politica quando io facevo il primo anno di liceo. Nella Terza Repubblica i cittadini fanno un passo avanti e la politica fa un passo indietro”.

L’alternativa, aggiunge, “è  il voto”. Dunque, il M5s non sosterrebbe un governo istituzionale e senza quei voti “non ci sono i numeri, non ci sono le condizioni”. A Di Maio non sfugge che senza un governo sarebbe a rischio la stabilità economica del Paese, con l’esercizio provvisorio che incombe sui conti italiani. “Faremo Di tutto per evitarlo”, assicura il leader M5s: “L’esercizio provvisorio è  da scongiurare sicuramente, il governo ha presentato un Def e quel documento lo esamineremo. Bisogna fissare in una legge quello che il Def prevede e sarà  una manovrina di luglio, o di ottobre, a scongiurare l’aumento dell’Iva.

C’è la disponibilità del M5s a tenere i conti in ordine, ma quello che non posso tollerare è che per evitare problemi ci sia un governo che non rappresenti il popolo italiano”. Al di là delle parole, però, i governi di minoranza sono stati realtà in passato. Di Maio lo sa, ma avverte sulla possibilità che una scelta del genere possa allontanare i cittadini dalle istituzioni. “Dopo che 11 milioni di cittadini hanno sostenuto il M5s e altri 7 milioni hanno votato Lega, sarebbe difficile andare da loro a dire quanto importante sia il voto”.

Si attende ora la risposta del leader leghista atteso questa sera a cena da Berlusconi assieme a Giorgia Meloni per fare il punto su quanto emerso nelle ultime ore e cercare, se possibile, una posizione comune. Il presidente di Fratelli d’Italia è dell’idea di chiedere a Mattarella un “mandato pieno per il centrodestra” così da verificare in Parlamento se sia possibile trovare una maggioranza su un elenco di punti programmatici. Se poi non dovesse riuscire l’impresa “sarà un governo figlio del voto del 4 marzo – non uno delegittimato come quello Gentiloni o uno tecnico che non rappresenta nessuno – a portare l’Italia alle elezioni anticipate”.

Mentre sulla possibilità di siglare un accordo con i Cinque Stelle, Meloni si mostra scettica: “Se vogliono sostenerci, noi lo accetteremo”, spiega ribaltando quanto detto da Di Maio in passato su un possibile appoggio di FI e FdI al suo Movimento. Anche da un padre nobile del Carroccio come Roberto Maroni arrivano delle prese di distanza nette nei confronti di un Di Maio che “si è dimostrato più uno scugnizzo che un leader Di partito”. Per Maroni, “Salvini dovrebbe permettere la nascita di un esecutivo per approvare la nuova legge elettorale e lavorare per il partito unitario del centrodestra di cui lui sarebbe naturalmente il leader. Sarebbe l’atto di nascita della Terza Repubblica”.

Di Berlusconi è nota l’avversità nei confronti di un Movimento considerato “un pericolo per la democrazia”, non lo entusiasma l’idea di un ritorno alle urne, ma tra un governo di tregua e un governo politico che non contempli un ruolo per Forza Italia, è chiaro che il Cavaliere guardi con più favore al primo. Estraneo alla partita, almeno per il momento, rimane il Partito Democratico. Quelli deI PD, con il segretario reggente Maurizio Martina, si preparano a sostenere in tutti i modi gli sforzi del Capo dello Stato per favorire la nascita di un governo istituzionale, ma solo a patto che ci siano dentro tutti, anche il M5s. Mentre è da escludere ogni sostegno “a governi politici con Berlusconi, Salvini o Meloni, ma ormai anche con il M5s. Siamo, invece, disponibili a fare la nostra parte per una soluzione istituzionale, chiedendo a tutti di fare la loro”, aggiunge Martina.

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