Sanità: le disparità regionali penalizzano 1mln di cittadini con tumore

Il Cancro è un reale problema per la salute nelle popolazioni di molti paesi. Quanto è diffuso il problema in Italia? Se prendiamo in considerazione il nostro Paese, i dati parlano di circa 3 milioni di malati di tumore, il 5% dell’intera popolazione. 369mila sono i nuovi casi di cancro stimati nel 2017 (192mila fra i maschi, 177mila fra le femmine), ma fortunatamente, ogni anno cresce la sopravvivenza a 5 anni e questo riguarda il 60% dei pazienti.

Notevoli, risultano essere le disparità di trattamento dovute alle diverse gestioni all’interno delle singole Regioni. Tempi e qualità delle prestazioni sono profondamenti diversi, penalizzando quasi un milione di cittadini.

Per delineare e ottimizzare la presa in carico garantendo, quindi, la massima efficacia della cura della persona, è stato elaborato un vero e proprio programma politico, articolato in 15 punti denominato “La Salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, da Salute Donna Onlus e altre 17 associazioni di pazienti oncologici e onco-ematologici .

Il programma in questione, divenuto interlocutore di riferimento a livello politico-istituzionale, grazie al varo di un accordo di legislatura 2018-2023, è stato rilanciato oggi a Roma nel corso di un incontro organizzato dalle associazioni all’Accademia nazionale di San Luca.

Le associazioni hanno denunciato che:

  • “La marcata differenziazione di qualità dell’assistenza sanitaria tra le Regioni riguarda sia le aree ad alta attività, dove sono attivate cure non necessarie, sia quelle a bassa attività, con Lazio, Campania e Calabria ai primi posti, da dove le persone malate (e spesso anche le loro famiglie) sono costrette a spostarsi per ricevere cure adeguate”.;
  • l’accesso alle cure è ritardato da lungaggini burocratiche: dopo l’approvazione dell’Agenzia europea dei medicinali passa almeno un anno per il riconoscimento nazionale e un tempo ulteriore, diverso da Regione a Regione, per mettere a disposizione dei pazienti le terapie innovative”.

All’attenzione dei politici che hanno partecipato al confronto, in particolare, sono state sottoposte quattro tematiche, tra loro interconnesse, che racchiudono idealmente tutti i punti dell’accordo.

“La ragione d’esistere delle nostre associazioni e l’obiettivo della nostra iniziativa è quella di migliorare la vita di milioni di persone che lottano contro il cancro”– ha sottolineato Annamaria Mancuso, presidente di Salute Donna Onlus.

Il Presidente ha esortato i politici che daranno vita alla prossima legislatura ad impegnarsi per riportare al centro delle politiche sanitarie e delle programmazioni istituzionali i bisogni insoddisfatti dei pazienti oncologici e delle loro famiglie.

Adele Leone, presidente Acto Bari (Alleanza Contro il Tumore Ovarico) ha sottolineato che “sulle questioni di importanza fondamentale, come quelle che riguardano la cura dei pazienti oncologici non devono esserci divergenze regionali così impressionanti come purtroppo ci sono oggi: il primo, fondamentale passo per livellare le diseguaglianze e limitare la mobilità passiva è l’applicazione dei Pdta (Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali) in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, così come auspicato dall’accordo”.

Felice Bombaci, responsabile Gaplmc (Gruppo Ail Pazienti Leucemia Mieloide Cronica)- ha rilevato che esistono elle anomalie di gestione che vanno corrette. Se il Fondo scende sotto il livello di guardia del 6,5% del Pil fissato dall’Oms (come si prevede nel prossimo triennio), la regolare erogazione dei Livelli essenziali di assistenza, insieme alla disponibilità delle terapie innovative ad alto costo, rischiano di essere a rischio. “Le terapie innovative, se da un lato comportano un alto costo dall’altro consentono a sempre piu’ persone di tornare alla vita produttiva e dunque a generare Pil”.

Un altro problema che desta preoccupazione tra le associazioni di pazienti oncologici e onco-ematologici, è la carenza di risorse umane. Isabella Francisetti, presidente Amoc onlus (Associazione Malati Oncologici Colon-Retto)- sostiene che “la carenza di risorse umane incide in modo determinante anche nella gestione degli screening, come quello per il tumore del colon retto e, a cascata, sulla vita dei pazienti: il numero limitato di ambulatori di gastroenterologia che eseguono colonscopie, esame necessario per diagnosticare la presenza di eventuali neoplasie, comporta una dilatazione dei tempi delle liste di attesa e quindi una ricaduta negativa sulla prognosi della patologia”. Tale carenza di risorse umane si converte così in carichi di lavoro esasperati per gli operatori sanitari e minore attenzione nell’interazione con il paziente

Secondo i dati Ipasvi mancano all’appello circa 47mila professionisti del settore infermieristico e studi demografici indicano che fra qualche anno ampie fasce di popolazione potrebbero mancare del medico di famiglia.

Patrizia Burdi, presidente Aiscup (Associazione italiana per lo Studio e la Cura del Paziente Oncologico)- ha affermato che “la disponibilità all’ascolto e al feedback tra medico e paziente ha un impatto positivo notevole sulla qualità di vita di entrambi, come attestato ormai da numerosi studi. Una comunicazione empatica non è un dono di pochi ma una competenza che tutti possono apprendere e che può contribuire alla riduzione dei costi dell’assistenza medica: è tempo che anche in Italia diventi uno specifico insegnamento nelle scuole di medicina”.

Una ricerca italiana, a questo proposito, ha messo in luce che dedicare più tempo all’ascolto dei pazienti può accrescere del 30% l’efficacia di una cura.

Come intervenire per risalire la china dello squilibrio finanziario, resa più ripida sia per via dell’aumento sia dell’incidenza della malattia oncologica (circa il 10% in più i nuovi casi rispetto al 2010) sia per numero di sopravvissuti (aumentato del 25% negli ultimi 8 anni)?

La risposta, pienamente condivisa da tutte le associazioni e dagli specialisti, la troviamo nel potenziamento della prevenzione primaria ovvero:

  • diffusione di un’attitudine culturale fondata su uno stile di vita sano;
  • alimentazione calibrata;
  • attività fisica moderata ma costante;
  • evitare abitudini ormai consolidate, ma potenzialmente pericolose come il consumo di alcol e sigarette e abitudini e l’eccessiva esposizione al sole.

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