USA: si alle sanzioni contro le banche cinesi

È sempre più forte negli Stati Uniti il pensiero di spingere Washington di imporre sanzioni alle banche che fanno affari con Pyongyang considerato c he per il momento le sanzioni dell’Onu non hanno frenato le ambizioni nucleari della Corea del Nord.

Nelle ultime settimane qualche passo in questa direzione è già stato fatto, lo scorso 22 agosto il dipartimento del Tesoro statunitense ha sanzionato diversi soggetti che operavano nello sviluppo di armi di distruzione di massa della Corea del Nord. Le sanzioni hanno colpito personaggi cinesi e russi, accusati di partecipare al finanziamento e allo sviluppo del programma di armamento di Pyongyang.

L’amministrazione Trump ha promesso di “aumentare le pressioni su coloro che appoggiano programmi nucleari e balistici”.

L’esperto di sanzioni Anthony Ruggiero, che ha lavorato nei dipartimenti di Stato del Tesoro, prende le distanze da coloro che credono che la politica adottata da Trump verso la Corea del Nord sia simile a quella di Obama. Ruggiero sottolinea infatti . “L’amministrazione Trump ha preso almeno sei misure distinte contro le aziende, gli individui o le banche cinesi, qualcosa che sia Obama sia George W. Bush erano sempre stati restii a fare”.

Secondo Ruggiero non è vero che Pechino stia perdendo la pazienza con Kim Joung-un e non è convinto che Pechino possa indurre la Corea del Nord a sedersi al tavolo dei negoziati.

Anche Tom Malinowski, ex responsabile dei diritti umani per il dipartimento di Stato nell’amministrazione Obama, è d’accordo che le banche cinesi vadano sanzionate, ma secondo quando dichiarato in occasione di un evento pubblico “bisogna fare attenzione affinché le sanzioni siano mirate contro quelle realtà che portano benefici diretti al regime nordcoreano e al suo programma balistico e nucleare”. Secondo Malinowski “Non bisogna cercare di spegnere le comunicazioni tra Cina e Corea del Nord, perché sono queste che permetteranno, probabilmente, di arrivare a un reale cambiamento della situazione coreana”.

Secondo quanto dichiarato da un funzionario delle Nazioni Unite all’AFP, c’è preoccupazione tra i diplomatici per queste sanzioni secondarie perché rischiano di vanificare il successo ottenuto al Palazzo di Vetro anche perché, malgrado l’innalzamento del livello della crisi, dopo l’ultimo missile lanciato da Kim che ha sorvolato il Giappone, le posizioni rimangono le stesse: gli USA spingono per una maggiore fermezza, mentre altre nazioni come Russia e Cina, invitano al dialogo evitando le provocazioni.

USA: si alle sanzioni contro le banche cinesi