Scure di Trump su Kiev, l’Europa compatta a sostegno di Zelensky nel “Leaders Summit on Ukraine” di Londra

di Emanuela Ricci

L’eco dello scontro tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump alla Casa Bianca continua a scuotere il panorama politico internazionale. Dopo la dura lite tra i due leader nello Studio Ovale, il presidente ucraino ha ricevuto il sostegno di diversi leader europei. Ieri è arrivato a Londra, dove il premier britannico Keir Starmer lo ha accolto calorosamente, promettendo: “Resteremo con voi fino alla fine”.

La premier Giorgia Meloni, secondo alcune indicrezioni trapelate sulla carta stampa nazionale, punterebbe a unire Stati Uniti, Europa e alleati strategici come Regno Unito, Canada e Giappone in un unico tavolo di confronto, evitando incontri bilaterali con il presidente USA senza previa consultazione tra i partner occidentali. Dopo il disatroso incontro Trump-Zelensky e le fughe in avanti di Macron è chiaro il monito del capo del governo italiano, per evirare sterili iniziative individuali che non portano a nulla.

Parallelamente, Meloni starebbe lavorando a un nuovo piano finanziario per rafforzare la difesa europea, ritenuta essenziale in un contesto di crescente instabilità e di possibile disimpegno americano. La sua proposta prevede un aumento dell’1% del PIL da destinare alla spesa militare, pari a circa 20 miliardi di euro, che verrebbero scorporati dal deficit per limitare l’impatto sui conti pubblici. Per l’Italia, ciò significherebbe superare la soglia del 2% del PIL destinato alla difesa, come richiesto dalla NATO, senza compromettere i parametri di Maastricht.

Un’altra opzione in discussione è l’emissione di Eurobond per la difesa europea, con i fondi destinati esclusivamente all’acquisto di equipaggiamenti prodotti nel continente. Attualmente, circa il 50% degli investimenti militari europei finisce nelle casse statunitensi, un aspetto che Meloni vuole ridurre per rafforzare l’industria bellica europea. Tuttavia, la riuscita di questa iniziativa dipenderà dalla volontà degli altri Stati membri di modificare gli attuali assetti e regole di spesa.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani appoggia l’aumento della spesa per la difesa, a patto che gli investimenti vengano esclusi dal Patto di stabilità, permettendo così maggiore flessibilità ai bilanci nazionali. Anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sostiene questa strategia, ma evidenzia la necessità di valutare l’impatto economico positivo che potrebbe derivare da tali investimenti. In particolare, Giorgetti sottolinea che l’industria della difesa potrebbe rappresentare un’opportunità per riconvertire settori strategici, come quello dell’automotive, garantendo crescita e innovazione.

L’Europa si stringe attorno a Kiev

Mentre negli Stati Uniti il partito repubblicano si compatta intorno a Trump, l’Europa si muove per garantire un supporto continuo a Kiev. Il presidente francese Emmanuel Macron ha respinto le accuse di Trump, ribadendo: “Se c’è qualcuno che sta giocando alla Terza Guerra Mondiale, è Vladimir Putin, non Zelensky”. La responsabile della politica estera dell’UE, Kaja Kallas, ha rilanciato la necessità che l’Europa prenda le redini della leadership globale, mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha assicurato che “l’Ucraina può fidarsi della Germania e dell’Europa per una pace giusta e duratura”.

Il premier svedese Ulf Kristersson e la presidente moldava Maia Sandu hanno ribadito il loro sostegno a Kiev, mentre il presidente lettone Edgars Rinkevics ha sottolineato che la diplomazia resta la via per una pace duratura. In controtendenza, il premier ungherese Viktor Orbán ha lodato Trump per il suo impegno per la pace, schierandosi di fatto contro il consenso europeo.

La sfida economico-militare dell’UE

Il vertice di Londra di oggi, inizialmente pensato per riferire agli alleati europei dell’incontro tra Starmer e Trump, si è trasformato in un summit cruciale per il futuro dell’Ucraina. Bruxelles sta valutando un piano da 250 miliardi di euro per rafforzare la difesa europea, riducendo la dipendenza dagli Stati Uniti. Secondo un’analisi del think tank Bruegel, per compensare un’eventuale uscita americana, l’Europa dovrebbe rafforzare le proprie forze armate con un aumento di capacità pari a 300.000 soldati statunitensi, includendo 50 nuove brigate, 1.400 carri armati, 2.000 veicoli da combattimento e 700 pezzi di artiglieria.

Tuttavia, la questione dei finanziamenti resta complessa. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen sta valutando diverse opzioni, tra cui l’uso di fondi del Next Generation EU e della Banca Europea per gli Investimenti. Ma l’unità tra i 27 non è garantita: Orbán ha inviato una lettera al presidente del Consiglio europeo Costa chiedendo colloqui diretti con Mosca, e lo slovacco Robert Fico ha espresso riserve su un maggiore impegno finanziario.

Zelensky: “Gli USA restano partner strategico”

Nonostante la tensione con Trump, Zelensky ha cercato di minimizzare lo scontro, definendo gli Stati Uniti un “partner strategico”. In un’intervista a Fox News, ha espresso il desiderio di ricucire i rapporti con Washington, pur ribadendo la necessità di garanzie di sicurezza per Kiev. “Non so se abbiamo fatto qualcosa di sbagliato – ha dichiarato – ma la libertà e i valori non possono essere compromessi”.

Mentre Trump continua a usare l’Ucraina come pedina nella sua strategia diplomatica, l’Europa cerca di colmare il vuoto lasciato da Washington. Il vertice di Londra rappresenta un test cruciale per l’unità del blocco europeo e per il futuro del sostegno a Kiev in un contesto geopolitico sempre più incerto.

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