Se Trump perde le elezioni, pronto a inviare l’Esercito per strada. I timori del Pentagono

Credo profondamente nel principio che un militare statunitense sia apolitico“, ha scritto il generale Mark A. Milley, presidente del Joint Chiefs of Staff (equivalente al nostro Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli), nelle risposte scritte alle domande formulate dai parlamentari della Camera.

Il gen.le Milley ha aggiunto: “In caso di controversia sulla liceità  delle elezioni, per legge, a risolvere le controversie sono i tribunali statunitensi e il Congresso degli Stati Uniti e non l’esercito statunitense. Non prevedo alcun ruolo per le forze armate statunitensi in questo processo.” 

Gli alti funzionari del Pentagono secondo il NYT sarebbero molto preoccupati sul fatto che il loro comandante in capo possa ordinare alle truppe americane di entrare in azione per sedare i disordini sociali che potrebbero nascere dopo i risultati delle prossime elezioni presidenziali previste fra 40 giorni, il 3 novembre prossimo. Uno degli indizi quando mercoledì scorso Trump  si è nuovamente rifiutato di impegnarsi ad un trasferimento pacifico del potere, indipendentemente da chi vinca le elezioni. 

Giovedì ha poi rincarato la dose preannunciando di non essere sicuro che le prossime elezioni possano essere “oneste”. 

Il timore dei generali ed ammiragli del Pentagono perchè Trump già  provò, appellandosi  all’Insurrection Act del 1807, ad utilizzare l’esercito per sedare le proteste dopo la barbara uccisione da parte della polizia di George Floyd. In quell’occasione si opposero con forza tutti i più alti funzionari del Pentagono.

Nel frattempo il dibattito interno diviene sempre più pressante. Sul piatto il ruolo dei militari nel caso in cui un’elezione contestata dovesse portare a disordini civili importanti.

L’11 agosto scorso scrive il NYT, John Nagl e Paul Yingling, entrambi ufficiali dell’esercito in pensione e veterani della guerra in Iraq, hanno pubblicato una lettera aperta ai leader generali del Pentagono lamentando forte preoccupazione sul pericolo che il  presidente possa invocare la legge sull’insurrezione del 1807.

Sul sito Defense One è stato pubblicato il messaggio di alcuni veterani indirizzato al generale Milley: “Tra qualche mese, potresti dover scegliere tra sfidare un presidente senza legge o tradire il tuo giuramento costituzionale. Se Donald Trump si rifiuta di lasciare l’incarico alla scadenza del suo mandato costituzionale, l’esercito degli Stati Uniti deve rimuoverlo con la forza, e tu devi dare quell’ordine”. 

I funzionari del Pentagono hanno commentato l’appello su Defense One: “In nessuna circostanza il presidente del Joint Chiefs of Staff avrebbe inviato Navy SEAL o Marines per trascinare Trump fuori dalla Casa Bianca”. 

Se necessario, un compito del genere, hanno detto i funzionari del Dipartimento della Difesa, è devoluto ai poliziotti, i “Marshall” o al “Secret Service”. 

L’esercito, per legge, hanno detto i funzionari, fa un voto alla Costituzione, non al presidente, e quel voto significa che il comandante in capo dell’esercito è colui che ha prestato giuramento alle 12:01 p.m. del giorno dell’inaugurazione. 

Ma alti dirigenti del Pentagono, hanno riferito al NYT a condizione di anonimato, che la faccenda è allo studio tra le segrete stanze del Dipartimento alla Difesa. Si analizzano diversi scenari ma uno fra tutti, cosa fare se il signor Trump, ancora presidente dal giorno delle elezioni al giorno dell’inaugurazione, invocherà l’Insurrection Act per inviare le truppe nelle strade.

L’Insurrection Act, una legge vecchia di due secoli, consente a un presidente di inviare militari in servizio attivo per sedare i disordini.

Diversi funzionari del Pentagono hanno anche fatto intendere che,  in caso Trump ordini alle truppe di scendere per strada, potrebbero esserci delle dimissioni di massa a cominciare dai vertici più illustri come il generale Milley e il capo di stato maggiore dell’Air Force, il generale Charles Q. Brown. 

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