Leonardo stabile in borsa nonostante successi vendita elicotteri al Qatar e Usa

Affari e Finanza ha voluto evidenziare la staticità in borsa del titolo di uno dei gioielli più rappresentativi del sistema produttivo militare italiano, Leonardo ex Finmeccanica, nonostante le recenti commesse di livello.

Importanti i successi in Qatar a marzo, con un ordine di elicotteri NH90 per oltre 3 miliardi di euro e quello negli Stati Uniti dove insieme a Boeing Leonardo ha vinto una commessa per oltre 2,4 miliardi, segnando, probabilmente la svolta tanto attesa.

Quando si chiamava ancora Finmeccanica, il gruppo italiano aveva cercato di entrare nelle commesse militari degli Stati Uniti ma non c’era mai riuscito. Solo con l’US 101, nel lontano 2002, l’Italia (AgustaWestaland) era riuscita a vincere la gara per l’elicottero del presidente degli Stati Uniti.

Gli elicotteri di Leonardo sono una vera e propria famiglia costruita attorno al modello base, l’AW 139. La “famiglia” degli elicotteri è completata da un modello un pò più piccolo, l’AW 169, e da uno più grande, l’AW 189. Gli stabilimenti produttivi, concentrati in Italia, Regno Unito, Polonia e Stati Uniti, agiscono in modo integrato e sono organizzati attorno a “centri di eccellenza” che supportano le linee di assemblaggio finali, situate a Vergiate e Tessera in Italia, a Yeovil nel Regno Unito, a Swidnik in Polonia e a Filadelfia negli Stati Uniti.

Tornando alla borsa,  a novembre di quest’anno il titolo Leonardo è  improvvisamente sceso di oltre il 30 per cento dopo l’annuncio della rivisitazione della guidance.

Allora il titolo era calato in una sola seduta da 15 a 10 euro, fino a scendere ancora a un minimo di 8,6 euro il 29 maggio; oggi, poco meno di un anno dopo il profit warning, il titolo veleggia intorno a 10,8 euro. Sostanziale stasi, nonostante i super-contratti citati firmati negli ultimi mesi.

Secondo il consensus di Bloomberg, i “buy” (comprare) o “add” (aggiungere) o “outperform” (farà meglio del mercato) sono ben due terzi del totale, l’altro terzo si allinea su un promettente “hold”, mentre non c’è nemmeno un analista che consigli di vendere il titolo.

Il target price medio a 12 mesi, specifica Affari e Finanza, ovvero il livello che il titolo può raggiungere nel successivo anno, è previsto dagli analisti a 12,16 euro, con una crescita potenziale di circa il 15 per cento rispetto ai valori di oggi.

Alessandro Pozzi di Mediobanca Securities si spinge addirittura a prevedere una risalita del titolo fino a 14 euro, con un giudizio “outperform”: «Ci si arriva con un approccio standard di valutazione, il tìtolo può tornare ai livelli del 2017», dice. Anche Gabriele Gambarova di Banca Akros ha fissato un target price superiore alla media, a 13,25 euro.

Ci sono molte buone ragioni – teoriche, ovviamente, secondo gli analisti – per acquistare il titolo, che appare largamente sottovalutato: ad esempio rispetto ai concorrenti i multipli a cui viene scambiato sono di circa 11 volte il rapporto fattura to/utili contro una media del settore pari a circa 17 volte. «Rispetto a questo parametro oggi c’è uno sconto del 37 per cento rispetto ai concorrenti – spiega Monica Bosio di Banca Imi – e anche se è vero che storicamente, per vari motivi, Leonardo ha sempre trattato a sconto rispetto agli altri, ora il titolo è davvero compresso».

Rimane anche la questione del debito, che nel 2018 rimarrà abbastanza elevato, sebbene inferiore a quello del 2017, attestato a 2,57 miliardi.

Altri fattori Tra gli elementi che giocano a sfavore del livello dell’azione di Leonardo c’è il fatto che il gruppo è quotato al listino italiano, che non è proprio tra quelli preferiti dagli investitori al momento, soprattutto dopo l’insediamento del governo gialloverde. Inoltre la compagnia ha stabilimenti importanti in Gran Bretagna alle prese con la la Brexit.

 

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