Pensione anticipata, il divario dell’assegno lo paga l’Azienda

Il Governo sta lavorando per prevedere in manovra il ritiro anticipato degli occupati di 62 e 64 anni, senza gravare sull’assegno di pensione. Il divario rispetto all’assegno pensionistico che il lavoratore avrebbe maturato uscendo con i requisiti per la pensione di vecchiaia, scrive Il Sole 24 ore  potrebbe essere volontariamente colmato dalle aziende che, con un’incentivazione fiscale, potrebbero versare i contributi ai fondi professionali per un massimo di 5 anni, ovvero creare una gestione ad hoc presso Fondimpresa.
Questo strumento sarebbe a disposizione anche delle aziende coinvolte nei 144 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo, che occupano oltre 189mila lavoratori.  Sono interessate imprese grandi e piccole, con nomi più o meno conosciuti e vertenze in alcuni casi sostanzialmente chiuse. Parliamo di Alitalia, Almaviva, Acciai speciali Terni, Bridgestone, Ericsson, Condotte, Embraco, Electrolux, Honeywell, Uva, Italiaonline, Micron, Nestlé, Piaggio Aero, Sda, Valtur e Whirlpool Indesit. Di questi 144 tavoli, 31 riguardano aziende che in parte o totalmente sono state interessate da cessazione d’attività in ltalia per delocalizzare all’estero, con 30mila posti coinvolti. Senza dimenticare 47 gruppi interessati da procedure di amministrazione straordinaria. L’elenco dei verbali del Mise evidenzia che da quando si è insediato il governo Conte sono stati una quarantina gli incontri relativi a trenta aziende. Si va dai casi di delocalizzazione da contrastare come Bekaert e Invatec al recente dossier laa (Industria italiana autobus) che il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, punta a sbloccare con il coinvolgimento pubblico, attraverso un investimento diretto di Fs.
Tra il 2014 e il 2017, l’unità di gestione delle vertenze ha lavorato su 160 casi che hanno interessato complessivamente 617mila lavoratori, di cui 77.125 (il 13%) hanno trovato una nuova occupazione attraverso un processo di reindustrializzazione. Quante gestioni di crisi aziendali vanno a buon fine? All’inizio del 2018, il precedente governo aveva calcolato che su circa 160 tavoli il 46% riguardava crisi in corso, il 22% casi con conclusione definitiva positiva, il 28% con conclusione positiva in monitoraggio e solo il 3,7% con conclusione negativa.
Oltre alla gestione dei singoli casi aziendali, il Mise insieme a Invitalia si occupa delle 7 aree di “crisi complessa”, dove c’è una grande impresa in crisi con il suo indotto o un intero settore che incide sul territorio, tipo Piombino, Termini Imerese e Taranto). Ci sono a disposizione 690 milioni, ma pesano complicazioni e tempi di soluzione lunghi (in media 10  mesi per far decollare i piani di investimento). Per accedere ai finanziamenti l’investimento minimo è di 1,5 milioni, spesso per le Pmi difficile da raggiungere. Il governo punta su una semplificazione procedurale, con i «contratti di rete» per consentire anche alle Pmi di raggiungere la soglia minima prevista ed accedere alle agevolazioni.

Pensione anticipata, il divario dell’assegno lo paga l’Azienda

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