I repubblicani al Congresso degli Stati Uniti hanno portato a casa una vittoria legislativa che potrebbe ridefinire profondamente il volto dell’America per gli anni a venire. Con una stretta maggioranza, la Camera dei Rappresentanti ha approvato quello che è stato battezzato “One Big Beautiful Bill”, un pacchetto normativo monstre di 869 pagine, definito dai sostenitori il più ambizioso e ideologicamente marcato dell’intera presidenza Trump. Il presidente ha annunciato che firmerà il disegno di legge oggi, 4 luglio, Giorno dell’Indipendenza, celebrandolo come simbolo del “ritorno alla grandezza americana”.
Il provvedimento, frutto di settimane di negoziati a porte chiuse, tocca praticamente ogni aspetto della vita pubblica americana: dalle tasse all’immigrazione, dall’energia all’assistenza sanitaria, passando per la difesa e lo spazio. È un manifesto politico, più che una legge finanziaria, e porta il marchio distintivo del trumpismo in ogni sua sezione.
Sul fronte fiscale, la legge rende permanenti i tagli alle imposte sul reddito approvati durante il primo mandato di Trump. Introduce nuove detrazioni per le mance e gli straordinari – un tema caro alla base elettorale trumpiana – sebbene limitate fino al 2028. Le imprese potranno ora detrarre interamente e immediatamente le spese per ricerca e sviluppo, mentre viene temporaneamente quadruplicata la detrazione SALT per le tasse statali e locali.
In tema di immigrazione, la legge prevede uno stanziamento senza precedenti di oltre 90 miliardi di dollari: 46,5 per le infrastrutture di confine, compresa la ripresa della costruzione del muro, e altri 45 per aumentare la capacità di detenzione dei migranti fino a 100.000 posti letto. Verranno inoltre assunti 10.000 nuovi agenti dell’ICE e introdotte multe per chi cerca di attraversare il confine illegalmente o presenta richiesta d’asilo giudicata infondata.
Sul piano ambientale e dell’energia, il provvedimento segna una rottura netta con le politiche dell’era Biden. Vengono eliminati i crediti fiscali per l’energia pulita dell’Inflation Reduction Act, azzerati gli incentivi per l’eolico e il solare non attivi entro il 2028, e aboliti gli sgravi per l’acquisto di veicoli elettrici a partire dal 30 settembre 2025. Un colpo che ha scatenato la furia dell’ex alleato di Trump, Elon Musk. Contestualmente, si introduce un nuovo credito d’imposta per il carbone metallurgico, in linea con la strategia di rilancio dell’industria pesante.
La manovra include anche l’innalzamento del tetto del debito federale di ben 5 trilioni di dollari, una misura che ha spaccato la destra repubblicana, tradizionalmente contraria a espansioni del debito pubblico, ma che si è trovata costretta ad accettare per non sabotare il pacchetto nel suo complesso.
Nel settore del welfare, arrivano nuove restrizioni. I beneficiari di Medicaid e SNAP dovranno dimostrare di lavorare almeno 80 ore al mese, a meno che non siano disabili gravi o genitori di figli piccoli. Una clausola che ha sollevato l’indignazione delle opposizioni e delle organizzazioni per i diritti sociali. In parallelo, viene istituito un fondo da 50 miliardi di dollari per sostenere gli ospedali rurali, una mossa letta come tentativo di bilanciare i tagli più severi.
Particolarmente controversa è anche la decisione di bloccare per un anno i fondi federali a Planned Parenthood, un’organizzazione simbolo della sanità femminile negli Stati Uniti. La mossa è destinata ad alimentare nuove polemiche sull’accesso all’aborto e ai servizi riproduttivi, già duramente limitati in molti stati a guida repubblicana.
Il testo include inoltre una serie di misure simboliche e ideologiche: la creazione dei cosiddetti “Conti Trump” – conti di risparmio con un deposito iniziale di 1.000 dollari per ogni neonato americano – e un colossale investimento da 25 miliardi per il progetto di difesa missilistica “Golden Dome”, voluto personalmente da Trump. Vengono inoltre stanziati 10 miliardi per una futura missione su Marte e 325 milioni per lo smantellamento della Stazione Spaziale Internazionale. Infine, si introduce una nuova tassa sulle cospicue dotazioni finanziarie delle università d’élite, considerate dal trumpismo roccaforti dell’élite liberal.
Criticato dai democratici come un attacco diretto ai più vulnerabili, all’ambiente e ai diritti civili, il “One Big Beautiful Bill” segna senza dubbio la più grande affermazione legislativa del secondo mandato di Trump. Una legge che divide profondamente l’opinione pubblica, ma che, per il suo impatto e la sua ambizione, entrerà di diritto nei libri di storia della politica americana.
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