La guerra in Ucraina ha profondamente rimodellato le alleanze globali, esacerbando tensioni preesistenti e mettendo in luce le fragilità dell’Occidente. L’elezione di Donald Trump ha ulteriormente complicato lo scenario internazionale, con una politica estera che ha destabilizzato i rapporti transatlantici e sollevato dubbi sulla coesione dell’alleanza occidentale
di Emanuela Ricci
Sin dal suo ritorno alla Casa Bianca, Trump ha adottato un approccio controverso nei confronti del conflitto ucraino. Considerando l’Ucraina come uno stato vassallo della Russia, ha messo in discussione la legittimità del governo di Kiev e ha espresso scetticismo riguardo al sostegno occidentale al paese. Questa posizione ha lasciato i leader europei incerti sul futuro della loro alleanza con gli Stati Uniti, minando l’architettura di sicurezza occidentale consolidata dal 1945. La decisione di Trump di avviare negoziati diretti con la Russia, escludendo l’Ucraina e gli alleati europei, ha ulteriormente aggravato la situazione. Questa mossa ha sollevato timori riguardo a un possibile accordo pro-Russia che potrebbe compromettere l’integrità territoriale ucraina e destabilizzare ulteriormente la regione.
L’Unione Europea, nel tentativo di sostenere l’Ucraina e contrastare l’aggressione russa, ha imposto una serie di sanzioni economiche mirate a settori strategici dell’economia russa. Queste misure hanno avuto l’obiettivo di indebolire la capacità della Russia di finanziare l’aggressione militare, ma hanno anche comportato conseguenze economiche per gli Stati membri dell’UE, tra cui l’aumento dell’inflazione e crisi energetiche. La crisi ha inoltre evidenziato le divisioni interne all’Europa, con differenti percezioni del rischio e risorse economiche diseguali tra i vari paesi. Mentre alcune nazioni hanno spinto per un maggiore intervento e sostegno all’Ucraina, altre hanno mostrato riluttanza, preoccupate per le ripercussioni economiche e la possibilità di un’escalation del conflitto.
Donald Trump e la “Madman Theory”
Fin dal suo ingresso in politica, Donald Trump ha sconvolto le regole tradizionali della diplomazia americana, adottando un approccio imprevedibile e aggressivo. Uno dei principi guida della sua politica estera è stata la cosiddetta “Madman Theory” (Strategia del Cane Pazzo), un concetto originariamente sviluppato da Richard Nixon durante la Guerra Fredda. L’idea di fondo è semplice: se un leader appare irrazionale e disposto a tutto, i suoi avversari saranno meno inclini a sfidarlo apertamente, per paura di una reazione imprevedibile. Trump avrebbe applicato questa strategia in vari scenari internazionali, alternando minacce estreme e improvvisi gesti conciliatori. Una linea diplomatica che riserva tuttavia risposte inaspettate ed imprevedibili che potrebbe ridisegnare, repentinamente, un nuovo ordine mondiale multilaterale, a danno di coloro che non sono attrezzati alle nuove sfide come i paesi dell’UE.
Corea del Nord
Nel 2017, Trump ha minacciato la Corea del Nord con una “distruzione totale”, chiamando Kim Jong-un “Little Rocket Man” e aumentando le sanzioni contro Pyongyang. Tuttavia, nel 2018, ha improvvisamente cambiato rotta, incontrando il leader nordcoreano in un vertice storico. Sebbene i test missilistici siano temporaneamente diminuiti, la Corea del Nord non ha rinunciato al suo programma nucleare.
Iran
Dopo aver stracciato l’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA) nel 2018, Trump ha imposto sanzioni pesanti e minacciato attacchi militari contro Teheran. Nel 2020, ha ordinato l’uccisione del generale Qassem Soleimani, scatenando un’escalation di tensioni. In risposta l’Iran ha intensificato il suo programma nucleare, mentre il Medio Oriente è diventato ancora più instabile.
Cina
Con Pechino, Trump ha lanciato una guerra commerciale su larga scala, imponendo dazi per centinaia di miliardi di dollari. Ha anche assunto un atteggiamento ambiguo su Taiwan, alternando dichiarazioni di sostegno a minacce di riduzione dell’intervento statunitense. La Cina ha accelerato il suo programma di autosufficienza tecnologica e militare.
NATO e Alleati
Trump ha più volte minacciato di ritirare gli Stati Uniti dalla NATO se gli alleati non avessero aumentato la loro spesa militare. Ha anche dichiarato che potrebbe permettere alla Russia di “fare quello che vuole” con i Paesi NATO che non rispettano il 2% del PIL in spese per la difesa. Queste dichiarazioni hanno messo in crisi l’Alleanza occidentale e indebolito la fiducia storica degli alleati nei confronti degli Stati Uniti.
Le tensioni espresse in numeri
Aumento della spesa per la Difesa in Italia: occorrono 8 miliardi di euro per raggiungere il 2% del PIL richiesto al vertrice NATO del 2014. Attualmente l’Italia spende nella Difesa 32 miliardi di euro l’anno.
Trump e la NATO: chiede il 5% del PIL in spesa militare, mentre gli USA spendono il 3,5% (circa 900 miliardi di dollari, rispetto ai 350 miliardi di euro del Vecchio Continente)
Esportazioni armi nel 2023
- 🇺🇸 USA: 39%
- 🇩🇪 Germania: 11%
- 🇨🇳 Cina: 8,4%
- 🇫🇷 Francia: 6,9%
- 🇮🇹 Italia: 4,9%
- 🇷🇺 Russia: 4,4%
- 🇬🇧 UK: 4,1%
- 🇮🇱 Israele: 4%
Importazioni armi nel 2023
- 🇺🇦 Ucraina: 14% (4 miliardi di dollari)
- 🇵🇰 Pakistan: 7%
- 🇶🇦 Qatar: 6,2%
- 🇮🇳 India: 4,9%
Esportazioni armi italiane nel 2023
- 🇰🇼 Kuwait: $407M
- 🇶🇦 Qatar: $378M
- 🇫🇷 Francia: $145M
- 🇺🇸 USA: $110M
- 🇺🇦 Ucraina: $74M
Utili industria bellica nel 2023
- Lockheed Martin (USA): $60,8M (Leader mondiale)
- Leonardo (Italia): $12,39M (13° posto)
Fonte: Fabrizio Battistelli, Presidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, durante l’incontro nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense ‘Facciamo pace. Umanita’ in cammino verso la fratellanza’, promosso da padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese.
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