Donald Trump annuncia nuovi dazi sulle importazioni negli Stati Uniti, colpendo duramente l’Unione Europea e l’Italia. La misura prevede tariffe del 20% sui prodotti agroalimentari italiani, causando un rincaro per i consumatori americani e una crisi per le imprese italiane. L’Europa, colta impreparata, esprime rammarico e si dice aperta al negoziato. Coldiretti e Federvini lanciano l’allarme sui danni all’export, mentre il Consorzio Parmigiano Reggiano cerca una soluzione diplomatica. La decisione potrebbe avere ripercussioni sull’intero mercato transatlantico, con effetti devastanti sulla filiera produttiva e commerciale
Donald Trump ha annunciato l’introduzione di “dazi reciproci” sulle importazioni negli Stati Uniti, basandosi su un calcolo che divide per due il surplus commerciale dei paesi partner. Tra i più colpiti c’è l’Unione Europea, con un’imposta del 20% sui prodotti importati, e in particolare l’Italia, il cui settore agroalimentare rischia gravi conseguenze. Nel dettaglio, il deficit commerciale tra USA e Cina nel 2024 ammontava a 295,4 miliardi di dollari, con importazioni per 439,9 miliardi. Seguendo questa logica, la Cina ha ricevuto un dazio del 34%, il Vietnam del 46%, la Svizzera del 31%. Tuttavia, Russia e Corea del Nord restano esenti, suscitando perplessità tra gli esperti.

L’Europa, attraverso Ursula von der Leyen, ha espresso “profondo rammarico” per la misura, definendola dannosa per l’economia globale. Parlando da Samarcanda, ha ribadito che le tariffe “non sono la soluzione ai problemi del commercio mondiale” e ha sottolineato che milioni di consumatori e imprese ne pagheranno il prezzo. Tuttavia, per ora la risposta resta solo diplomatica: la Commissione UE si dice disponibile al dialogo, mentre le contromisure concrete devono ancora essere studiate. Il rischio di una crisi economica è elevato, con l’Italia che teme pesanti perdite nel settore vinicolo e alimentare.
Coldiretti stima un rincaro da 1,6 miliardi per i consumatori americani e un calo delle vendite che danneggerà le imprese italiane, favorendo il mercato dei prodotti contraffatti, il cosiddetto “Italian Sounding”. Federvini denuncia che la nuova tariffa potrebbe dimezzare le esportazioni di vini e spiriti italiani negli USA, mettendo a rischio più di 450.000 lavoratori lungo l’intera filiera. Il comparto vinicolo italiano vale oltre 2 miliardi di euro di esportazioni verso gli Stati Uniti e il danno economico potrebbe essere devastante.
Caso particolare è quello del Parmigiano Reggiano, che pur essendo colpito dal dazio potrebbe mantenere il proprio mercato grazie al suo posizionamento premium. Il presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli, sottolinea come il formaggio italiano non sia in concorrenza con i prodotti americani e si dice pronto a negoziare per evitare un calo delle esportazioni. “Il Parmigiano Reggiano viene venduto a un prezzo più che doppio rispetto ai parmesan locali, quindi non siamo in concorrenza. Imporre dazi su un prodotto di nicchia danneggia tutti, senza proteggere realmente l’economia americana”, afferma Bertinelli.
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