Ucraina sotto assedio, Putin non vuole la pace

di Aniello Fasano

L’altra notte l’Ucraina ha vissuto uno degli attacchi più violenti dall’inizio dell’invasione russa. Un’ondata inarrestabile di 537 tra droni e missili si è abbattuta sul Paese, colpendo anche le regioni più lontane dalla linea del fronte. Lo afferma l’aeronautica ucraina, mentre le autorità parlano di un “attacco combinato su larga scala” anche con bombardieri strategici Tu-95MS e aerei MiG-31K. Secondo l’aeronautica, i russi hanno lanciato “477 droni (211 abbattuti e 225 scomparsi dai radar); 4 missili Kh-47M2 Kinzhal; 7 missili balistici Iskander-M/KN-23 (uno abbattuto); 41 missili da crociera Kh-101/Iskander-K (33 abbattuti e uno scomparso); 5 missili Kalibr (4 abbattuti); 3 missili S-300“. A Kiev, Leopoli, Zaporizhzhia, Ivano-Frankivsk e Cherkasy sono risuonate sirene ed esplosioni che hanno distrutto, tra l’altro, edifici civili provocando feriti e vittime. Tra le vittime della notte c’è anche il pilota di F-16, Maksym Ustymenko, che ha abbattuto sette bersagli prima di cadere sotto il fuoco nemico. “Tragicamente, mentre respingeva l’attacco, il nostro pilota di F-16, Maksym Ustymenko, è morto. Oggi ha distrutto 7 bersagli aerei. Le mie condoglianze alla sua famiglia e ai suoi commilitoni”, ha scritto Zelensky su X.

Quello di stanotte è stato un attacco pianificato, brutale, senza precedenti nella sua ampiezza e intensità. Solo in sette giorni, denuncia Zelensky, “sono stati lanciati 114 missili, 1.270 droni e 1.100 bombe plananti”. E aggiunge, con disperata lucidità: “Putin vuole continuare la guerra, serve pressione”.

La pressione richiesta non è solo diplomatica, è una richiesta d’aiuto. L’Ucraina chiede protezione. “Putin ha deciso molto tempo fa che avrebbe continuato a fare la guerra, nonostante gli appelli mondiali alla pace. L’Ucraina deve rafforzare la sua difesa aerea, lo strumento che meglio protegge le vite umane. Questi sono i sistemi americani, che siamo pronti ad acquistare. Contiamo sulla leadership, sulla volontà politica e sul sostegno degli Stati Uniti, dell’Europa e di tutti i nostri partner”, ha dichiarato il presidente ucraino.

E mentre Kiev brucia, Dmitri Peskov citato dalla Tass dichiara che “È impossibile spingere la Russia ai colloqui sull’Ucraina con nuove sanzioni: più gravi saranno le misure, più seria sarà la risposta di Mosca”, ha detto il portavoce del Cremlino. Inoltre Mosca continua a negare la responsabilità per le morti civili. Peskov, afferma che “le forze armate non colpiscono edifici residenziali né strutture sociali”. Ma i fatti parlano da soli: innumerevoli abitazioni, scuole, ospedali e impianti industriali ridotti in macerie, vite spezzate ogni giorno sotto i colpi di missili a lunga gittata e alta precisione.

Sul fronte internazionale, un timido segnale arriva dagli Stati Uniti. Il senatore repubblicano Lindsey Graham ha annunciato che dal 7 luglio il Senato discuterà nuove sanzioni alla Russia. E ha aggiunto che per la prima volta il Presidente ha detto “È il momento di presentare la tua proposta”. Un cambiamento, forse, nella postura americana.

È chiaro che l’Ucraina non può resistere da sola. Ogni giorno di esitazione costa vite, mentre l’Occidente, colpevolmente, rallenta nel fornire l’aiuto promesso. Zelensky ha poi dichiarato che “Mosca non si fermerà finché avrà la capacità di lanciare attacchi massicci”. Ogni notte di silenzio è una vittoria per l’aggressore. Serve coraggio e serve azione.

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