di Aniello Fasano
Con l’elezione di Trump la guerra russa-ucraina sembra essere entrata in una nuova fase, nella quale si arrivati a confondere l’aggressore con l’aggredito, creando nuova confusione e tensione. Nel frattempo le relazioni internazionali sono diventate sempre più tese con la guerra dei dazi e le dichiarazioni aberranti sulla Groenlandia e sul Canale di Panama. Come ha detto il Presidente Macron alla nazione sembra davvero “iniziata una nuova era mondiale”.
Cosa potrebbe accadere al Vecchio Continente se il supporto americano per la difesa venisse meno? È ragionevole pensare che Putin sferri un attacco all’Europa, qualora non più protetta dagli Stati Uniti, rischiando una guerra nucleare?
La pace si mantiene soprattutto con la deterrenza rendendo la guerra troppo rischiosa per il nemico. E se gli Stati Uniti non sosterranno più questo modello che ha tenuto lontano dal nostro continente la guerra per più di settant’anni, allora l’Europa dovrà farlo da sola. Sembra chiaro che l’Unione Europea dovrà dotarsi di una Difesa Europea, iniziare a produrre più proiettili, più bombe e più carri armati. Sembra chiaro che bisognerà reclutare e addestrare più soldati, ma c’è una cosa che non può sfuggire, qualcosa che è stato al centro della deterrenza di tutte le grandi potenze dalla fine della seconda guerra mondiale e che è altamente rilevante quando si cerca di affrontare un nemico con 5.000 enormi testate nucleari nel suo arsenale, secondo alcune stime del Times: l’Europa ha bisogno di testate nucleari per essere protetta da uno scudo nucleare.
Al momento solo la Gran Bretagna e la Francia sono in possesso di testate nucleari e tra i due paesi, solo il programma nucleare francese voluto da Charles de Gaulle, è completamente autonomo e indipendente dagli Stati Uniti. La dimensione delle riserve nucleari russe (e simili americane) è in parte una funzione del vasto territorio che coprono e dei backup costruiti per garantire la loro sopravvivenza in uno scenario apocalittico. Francia e Gran Bretagna hanno meno di 300 testate a testa, ma questo è probabilmente sufficiente a convincere la Russia che le sue grandi città sarebbero completamente distrutte.
Ad oggi è troppo tardi e troppo presto per buttare via il modello europeo di difesa nucleare attuale. È troppo presto per perché l’Alleanza Atlantica non è in discussione, Trump per ora si è limitato a fare continui richiami agli alleati per aumentare le risorse e contribuire con più vigore alla spesa militare. D’altro canto sembra davvero giunto il momento di avviare un dialogo con la Francia su come potrebbe essere allargato il programma nucleare francese, al fine di sviluppare un modello di condivisione dei costi che mantenga comunque l’indipendenza totale dal resto del mondo. Sembra logico condividere l’onere della spesa con un paese inserito nell’Unione Europea, piuttosto che sperare di poter dipendere per sempre da una superpotenza lontana e molto più grande, per giunta non più interessata a contribuire alla difesa europea. Il programma nucleare europeo è stato sempre legato a quello americano e quindi alla NATO sin dall’inizio, ed è stato sostenuto da una serie di accordi e trattati, che nel corso dei decenni hanno permesso di risparmiare denaro. Ma il ritorno di Trump e la ruota che gira della politica estera americana sollevano seri interrogativi sul futuro.
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