Chính phủ, Conte: "cũng sẵn sàng để rút phích cắm"

(di Massimiliano D’Elia) Oggi sarà una giornata di fuoco per il Governo, soprattutto per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Si parte dal voto di fiducia al Senato sulla  Legge di Bilancio per poi passare ad un vertice di maggioranza in serata, al fine di fare un bilancio dei primi cento tumultuosi giorni di Governo e provare quindi di intessere una specie di “road map” che possa dare un orizzonte temporale credibile. Il presidente del Consiglio come orizzonte pensa ad una  “Agenda 2023”,  Zingaretti, invece, pensa ad una “Agenda 2020”, per terminare quanto prima il disastroso esperimento del governo giallo-rosso.

Le preoccupazioni del premier Giuseppe Conte si sono accentuate dopo alcuni “indicatori” raccontati dal Corriere della Sera. 

Durante l’ultimo Consiglio dei Ministri, la ministra Teresa Bellanova di Italia viva ha insistito fino a notte per inserire nel titolo del decreto per la Banca Popolare di Bari la parola «salvataggio» al posto di «rilancio». Poi ci sono le frizioni registrate  tra i renziani e Di Maio, che vorrebbe rivelare  la lista di chi ha ottenuto illegittimamente i crediti.

Dopo la votazione al Senato sulla Legge di Bilancio, al netto delle possibili sorprese con i numeri di una maggioranza sempre più risicata, Giuseppe Conte vorrebbe cercare di mettere la parola fine ai continui litigi che hanno contraddistinto i tre mesi del suo secondo Governo.

Al Nazareno, scrive sempre il Corriere della Sera, non ne possono più dei continui battibecchi tra Di Maio e Renzi. Il più insofferente è Zingaretti che ormai non nasconde più il suo stato d’animo con i dirigenti del Pd. Forte è la sensazione tra le fila del Pd che Renzi abbia siglato un patto per il voto con Salvini, durante l’incontro mai confermato dai diretti interessati, presso l’abitazione di Denis Verdini. Renzi poi vorrebbe andare subito alle urne per votare con il “Rosatellum”: gli garantirebbe lo sbarramento al 3%.

Molti del Pd si pentono addirittura della scelta di Giuseppe Conte come premier: “Era meglio mandare a Palazzo Chigi Di Maio, che aveva i numeri per stabilizzare la maggioranza".

Stasera, intorno alle 21 la resa dei conti, si dovranno trattare tanti dossier caldi, come Alitalia, Ilva e Libia cercando di dare un rilancio all’azione di Governo. Certo è che suona strano rilanciare un Governo che è nato da poco più di 90 giorni. Sembra più una manovra estrema per rianimare qualcosa di già morto.  Giuseppe Conte, dicono fonti di Palazzo, è particolarmente preoccupato – quasi stufo – dai continui “no” di Italia Viva e dai continui tentennamenti di Luigi Di Maio, tant’è che avrebbe detto: “Se la verifica di governo fallisse, sarei io per primo a prenderne atto e a staccare la spina".

 

Chính phủ, Conte: "cũng sẵn sàng để rút phích cắm"