La Russia punta a consolidare la sua influenza in Africa anche durante la guerra in Ucraina
di Andrea Pinto
Il gruppo Wagner ha ufficializzato il ritiro dal Mali. L’annuncio è arrivato venerdì attraverso un breve comunicato diffuso su Telegram, accompagnato da un video di circa due minuti. «Le voci di una chiusura forzata hanno iniziato a circolare lo scorso anno – si legge nella nota – e la completa sostituzione del gruppo con personale militare ufficiale è avvenuta a maggio di quest’anno».
Con la fine, a marzo, del contratto triennale che legava la compagnia militare privata russa al governo maliano, è terminato anche il modello di cooperazione basato sull’accesso alle risorse naturali – in primis l’oro – in cambio di servizi di sicurezza. Una formula già sperimentata in altri contesti africani. Tuttavia, le recenti decisioni della giunta militare di Bamako, tra cui la nazionalizzazione delle miniere e la modifica del Codice minerario, hanno posto fine a questa strategia. Il Mali, ora più attento a proteggere le proprie risorse, ha chiuso le porte a numerosi operatori stranieri, incluso Wagner.
Ma il vuoto lasciato dai mercenari non è rimasto scoperto. A colmarlo è arrivato l’Africa Korps, il nuovo corpo militare russo creato dal ministero della Difesa. La sua presenza in Mali è cominciata ufficialmente lo scorso gennaio, con una sfilata di mezzi militari russi nella capitale Bamako, dopo giorni di viaggio dal porto guineano di Conakry. Alla fine del mese si contavano già circa 2.000 soldati russi nel paese. Secondo fonti locali, oggi i militari operativi sarebbero almeno 3.000.
Nel frattempo, Mosca ha intensificato il suo impegno logistico e militare nel Sahel: sono stati trasferiti nel Paese mezzi corazzati, batterie d’artiglieria, elicotteri e due caccia Sukhoi da attacco al suolo. Il porto di Conakry, già strategico per le forniture, si conferma il principale punto di snodo per il sostegno militare russo in Africa occidentale.
Wagner nacque in Siria nel 2014 per volontà del colonnello Dmitri Utkin, ex ufficiale del GRU, e del suo amico Yevgeny Prigozhin, morto nel 2023 in circostanze ancora misteriose. La compagnia ebbe il suo battesimo del fuoco durante le battaglie di Palmira, nel 2016 e 2017.
Il modello di business elaborato da Wagner – intervento militare in cambio di concessioni minerarie – si è rivelato vincente per anni. Un’eredità che oggi il governo russo sembra intenzionato a rilevare direttamente. A gennaio, l’ambasciatore russo a Bamako Igor Gromyko ha annunciato la costruzione della più grande raffineria dell’Africa occidentale, e l’avvio di nuovi progetti congiunti per l’estrazione di risorse minerarie. L’obiettivo è chiaro: garantire la presenza economica e militare di Mosca nel Continente, nonostante la pressione crescente del conflitto in Ucraina.
Già nel marzo 2023, il viceministro della Difesa russa Yunus-Bek Yevkurov – ideatore dell’Africa Korps – e Andrej Averyanov, ex comandante dell’intelligence militare, si erano recati in Mali per preparare il terreno a questo passaggio di consegne. Ma all’epoca, la morte di Prigozhin aveva lasciato un clima d’incertezza tra le fila wagneriane ancora attive in Africa.
Oggi, quel tempo di attesa è finito. L’Africa Korps è operativo e continua a reclutare nuovi soldati. Nelle principali città russe sono stati aperti centri di selezione per candidati pronti a partire per l’Africa. Lo Stato copre vitto e alloggio durante la fase di addestramento, mentre la retribuzione base per un semplice militare si aggira sui 45.000 rubli mensili (circa 500 euro), più varie indennità legate a ruolo, grado e anzianità . L’unico requisito richiesto: non essere già impiegati sul fronte ucraino.
Il Mali, da tempo strategico per Mosca nel contesto saheliano, resta dunque un tassello centrale nella nuova geopolitica africana della Russia, che sembra aver sostituito i mercenari privati con soldati regolari per consolidare la propria influenza sul lungo periodo.
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