di Antonio Adriano Giancane
In una dichiarazione sorprendente e categorica, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha risposto ai giornalisti sulla fine del conflitto con la Russia, affermando: “Putin morirà presto, è un dato di fatto. E tutto finirà.” Il leader ucraino ha fatto riferimento all’età avanzata del presidente russo, 72 anni, come a un fattore determinante per la conclusione di una guerra che dura ormai da oltre tre anni.
In un colloquio con un gruppo di giornalisti, tra cui rappresentanti della BBC, Zelensky ha fatto il punto sulla situazione e sugli sviluppi nelle trattative per porre fine al conflitto, sottolineando che, nonostante i progressi, permangono grandi incognite. Recentemente, i negoziati tra Kiev e Mosca, mediati in parte dagli Stati Uniti, hanno avuto un focus specifico sulla possibilità di una tregua parziale, riguardante in particolare le infrastrutture energetiche e la sicurezza nel Mar Nero. Zelensky ha espresso la speranza che gli Stati Uniti possano garantire un cessate il fuoco senza condizioni, ma non ha nascosto il suo scetticismo riguardo alla solidità degli accordi.
Un tema centrale nelle discussioni riguarda il ritorno dei bambini ucraini deportati dalle forze russe. “Questo è l’obiettivo numero uno“, ha dichiarato Zelensky, evidenziando come questo problema sia finito per essere messo in secondo piano dai media internazionali, nonostante l’importanza cruciale che ha per il popolo ucraino. Per Kiev, il ritorno dei bambini è visto come un passaggio fondamentale per ricostruire una pace duratura.
Nel contesto delle trattative, la posizione di Mosca è chiara: la tregua nel Mar Nero sarebbe legata a una serie di concessioni, tra cui la rimozione delle sanzioni imposte alla Russia. Una proposta che Zelensky ha categoricamente respinto. “Le sanzioni devono rimanere in vigore e, anzi, essere rinforzate“, ha dichiarato, ribadendo che “solo la diplomazia basata sulla forza è efficace“. Il presidente ucraino ha anche sottolineato che l’unico linguaggio che Mosca capisce è quello della forza, un concetto che rimane una costante della sua strategia diplomatica.
In parallelo, negli ultimi giorni, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sollevato il tema della cessione di territori occupati dalla Russia. Sebbene gli Stati Uniti abbiano suggerito che l’Ucraina dovrebbe considerare una sorta di compromesso territoriale, Zelensky ha risposto fermamente: “Non cederemo mai i nostri territori occupati. Queste terre appartengono agli ucraini“. Una posizione intransigente che sottolinea la volontà di Kiev di non fare alcuna concessione sul piano territoriale, pur ammettendo che la restituzione delle terre potrebbe avvenire solo tramite una soluzione diplomatica, ma non in tempi brevi.
Il vertice di Parigi, in programma all’Eliseo, vedrà la partecipazione di 30 paesi, inclusi i leader di 27 nazioni, tra cui Zelensky e la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni. Quest’ultima ha ribadito l’impegno dell’Italia a garantire “sicurezze solide ed efficaci” per l’Ucraina, ma ha anche precisato che l’Italia non parteciperà a missioni di interposizione militare sul terreno, almeno senza il mandato delle Nazioni Unite. Un impegno che ricalca la posizione della Nato, con Roma che si allinea a un modello di difesa collettiva, senza assumere un ruolo diretto in Ucraina.
Nel frattempo, il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che è “troppo presto” per parlare di una revoca delle sanzioni contro la Russia, mentre si continua a monitorare l’evoluzione della situazione militare sul campo, anche con il coinvolgimento di forze straniere come quelle di Pyongyang, che ha inviato 3.000 soldati a supporto di Mosca.
Con la partecipazione di diverse potenze internazionali al vertice di Parigi, le prospettive di una risoluzione diplomatica restano in bilico, mentre Kiev ribadisce il suo impegno per una pace che non preveda compromessi sui suoi territori e sulla sua sovranità. La comunità internazionale, tra sfide e speranze, continuerà a giocare un ruolo fondamentale nell’evoluzione del conflitto, mentre l’Ucraina punta a proteggere il proprio futuro senza scendere a patti con l’aggressore.
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