Caos nei Centri per l’Impiego di Roma e provincia, a rischio i servizi e futuro lavoratori

In una nota l’Unione Sindacale di Base Lavoro Privato e Pubblico Impiego ha riferito che l’accordo tra la Regione Lazio e CGIL CISL e UIL di categoria, per il passaggio dei lavoratori della società in house della Città Metropolitana di Roma Capitale (Capitale Lavoro S.p.A.) che operano nei centri dell’impiego di Roma e provincia, nella partecipata regionale Lazio Crea S.p.A., mette a rischio l’occupazione dei lavoratori, che vengono affittati alla regione fino al 2020. Tale provvedimento, sostiene il sindacato, non potenzia affatto i CPI dell’ex provincia di Roma che, tra l’altro, si apprestano ad affrontare la sfida del reddito di cittadinanza.

L’intesa del 5 dicembre 2018 prevede solamente l’affitto per due anni del ramo d’azienda del personale che presta il proprio lavoro nei CPI della ex provincia di Roma, e non da nessun tipo di certezza sul definitivo trasferimento dei lavoratori nei ruoli della partecipata regionale. Anche l’eventuale copertura finanziaria a sostegno di quest’ultima operazione non è ben definita, e rimanda ad eventuali possibilità previste da future leggi dello Stato.

L’USB afferma che si è intrapresa la strada sbagliata, e l’accordo siglato va totalmente riscritto:

Innanzitutto va riconosciuta la professionalità acquisita dai lavoratori che da oltre 15 anni si occupano di politiche attive del lavoro, e a nostro avviso va perseguita unicamente la strada della loro internalizzazione nei ruoli regionali alla pari dei loro colleghi inquadrati nel pubblico impiego, anche in virtù dalle numerose uscite che ci saranno per i pensionamenti. Inoltre il documento sottoscritto, con i soliti sindacati compiacenti, non ha nessuna valenza giuridica ed è da ritenersi nullo perché non è stato sottoscritto dalle due aziende interessate all’affitto del ramo di azienda”.

Purtroppo va registrato ancora una volta, che sul tema del trasferimento delle funzioni previsto dalla legge Delrio, la Regione Lazio si conferma fanalino di coda, essendo l’unica regione italiana a non aver legiferato al riguardo con una specifica legge regionale. Come se non bastasse non si può neanche parlare di potenziamento dei CPI, perché gli oltre 160 lavoratori interessati dal transitorio cambio di datore di lavoro, già operano da oltre un decennio nelle strutture preposte ad offrire lavoro.

Anche la Città Metropolitana di Roma Capitale non si è dimostrata particolarmente interessata alla salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori della propria società in house, dichiarando che cessata ogni competenza in materia di mercato del lavoro, non potrà più mantenere l’attuale assetto organizzativo.

A conti fatti, quello che si sta per attuare, conclude USB,  è un accordo senza capo ne coda che non tutela i lavoratori e non potenzia i servizi offerti dai CPI.

USB  ha dichiarato lo stato di agitazione del personale e che metterà in campo tutte le azioni possibili per la tutela dei lavoratori fino ad arrivare allo sciopero, anche continuativo, che comprometterà l’erogazione dei servizi come il reddito di cittadinanza.

 

Caos nei Centri per l’Impiego di Roma e provincia, a rischio i servizi e futuro lavoratori