Debellare il virus, senza cantare dai balconi

(John Blackeye) Sono le 18 della sera. Siamo oramai tutti chiusi in casa, barricati contro un nemico che non riusciamo a vedere. La situazione è molto seria. Il bollettino delle 18 snocciolato dal Capo della Protezione Civile è un vero e proprio bollettino di guerra. Solo ieri 368 morti in un solo giorno. Se paragoniamo il virus al terremoto del L’Aquila dove ci furono in totale 309 morti, abbiamo un metro di confronto che ci lascia capire che il virus con il quale stiamo cercando di combattere è molto ma molto più letale.

Le ore 18 sono arrivate anche ieri sera e se da un lato c’era l’attesa per il bollettino della Protezione Civile da un altro lato, milioni di italiani si preparavano per l’evento pomeridiano. Infatti, alla stessa ora, fuori dai balconi e nei giardini delle case e dei condomini succede qualcos’altro. Mentre cerco di sintonizzarmi con le informazioni dei telegiornali e capire quale sia il trend dello sviluppo della pandemia, anche sui balconi del mio condominio, come altri milioni di italiani, si sono dati appuntamento giovani e meno giovani per un “flashmob”, cioè un incontro lanciato in via virtuale che si concretizza con presenze reali da qualche parte, in questo caso sui balconi delle proprie abitazioni.

Così, mentre centinaia di migliaia di medici, infermieri e volontari si stanno ammazzando, stremati, in turni interminabili per garantire un minimo di assistenza a chi, involontariamente, è stato colpito dal nemico invisibile, milioni di italiani – andandone fieri – intonano tutti assieme le canzoni di Rino Gaetano o di qualche altro artista di successo mettendo gli altoparlanti a palla fuori dalle finestre e cantando a squarciagola. La notizia, ovviamente, viene riportata da tutti i telegiornali e c’è da scommetterci che se l’informazione ci ha messo lo zampino, i cantanti si moltiplicheranno anche nei prossimi giorni. Poi, piano piano, di fronte ad una realtà che non risponde ai comandi di una canzone o di un sano umorismo, anche questa iniziativa ritornerà da dove era venuta: nel nulla.

Infatti, le canzoni non hanno mai sconfitto un’epidemia, lo insegna la storia, eppure sono milioni e fieri quelli che anche questa sera lasceranno ciò che stanno facendo di meglio per uscire sui balconi e saltare con i telefonini accesi tra le mani, cantando a squarciagola.

Registro poi che uno slogan sta facendo il giro del mondo. Qualcuno ha tirato fuori un auspicio e lo ha scritto da qualche parte e siccome è piaciuto tanto ai cantanti improvvisati sui balconi, questo auspicio si è moltiplicato su tutto il territorio nazionale ed è diventato il life motive della pandemia: “Andrà tutto bene”.

Guardo attonito tutto ciò che accade. Vedo un popolo intero, una intera nazione frastornata, assuefatta, confusa, rintronata. Oramai, siamo così imbottiti di calcio e di spettacolo in TV che vediamo negli uomini e donne di spettacolo i nostri salvatori. Sono tanti, in questi giorni, gli attori, i calciatori e i cantanti che si alternano in televisione per dirci di restare a casa. E per fare in modo che questo “io resto a casa” si concretizzi davvero, tutti i canali televisivi si sono organizzati con una riprogrammazione del palinsesto che prevede dosi massicce di Film da trasmettere a tutte le ore. Perché se il popolo italiano lo devi tenere buono e fermo, allora lo devi imbottire di film e di partite di calcio. Ma visto che il virus ha colpito pure i calciatori che a questo punto non sono più dei supereroi invincibili, non rimane altro da fare che iniettare nelle vene delle coscienze degli italiani la “morfina mediatica”, fatta di film di successo. Uno dietro l’altro.

Se poi vediamo milioni di italiani con chitarre e mandolini fuori dai balconi che cantano Rino Gaetano nel bel mezzo di una pandemia, non lamentiamoci se siamo gli ultimi in Europa. Non lamentiamoci se l’Europa ci mette i piedi addosso impedendo alla nostra gloriosa nazione di rialzarsi ogni volta che se ne propone l’occasione. Noi questo siamo. Cantanti che si affacciano sui balconi.

Tutti ammiccano sorrisi e cantano per “esorcizzare” il momento ma nelle terre del Nord Italia non c’è nulla da cantare. Li la guerra la stanno combattendo sul campo. Tanti sono i morti che non si celebrano più nemmeno le Messe. Dobbiamo solo sperare che la pandemia non travolga anche il resto d’Italia e questo, purtroppo, non dipendere dai flashmob organizzati sui balconi di casa.

“Andrà tutto bene” andiamo ripetendo in questi giorni ma quello che va gridando il gregge, perché questo mi sembra di vedere, rimane un semplice auspicio. La confusione è totale e lo smarrimento è completo.

Se andrà tutto bene lo sa solo DIO. Ma Dio lo abbiamo abbandonato nei cassetti dei ricordi e con lui abbiamo abbandonato pure le preghiere. Tutti, in questi giorni, pendono dalle parole dei virologi, pochi, anzi pochissimi, sono quelli che invece di cantare Rino Gaetano fuori dal balcone, sono chiusi in casa con il Rosario tra le mani ad implorare la Vergine Maria che fermi questa pestilenza moderna creata dalla mano degli uomini in un laboratorio cinese.

Si, perché se andrà tutto bene non lo deciderà un flashmob o i sentimenti di un sano ottimismo intervallati dalla visione di un buon film in televisione.

Se andrà tutto bene lo deciderà Dio….ma il popolo italiano ha preso da decenni un’altra direzione, quella opposta alla via del Creatore, quella dell’autosufficienza, quella della immortalità. Peccato però che questa strada non porti da nessuna parte, prima o poi dovremo tornare indietro e forse, questa, è una delle occasioni che ci viene offerta dal Padre Eterno.

Fuori dai balconi si, lo suggerisco vivamente, ma per rivolgere tutti assieme e nel totale silenzio una preghiera verso il Cielo. Solo così il

Coronavirus ritornerebbe da dove è venuto: nel nulla.

Debellare il virus, senza cantare dai balconi

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