La Difesa chiarisce sul riordino delle carriere per militari, polizia …

Importante la nota di precisazione del Ministero della Difesa sul provvedimento del riordino delle carriere. Molti  hanno voluto strumentalizzare l’attesissima legge solo per scopi demagogici. Ci riferiamo al problema dei ventilati nuovi 10000 dirigenti delle Forze Armate. Difatti si riconosce al personale ufficiale solo la dizione perché, in termini economici,  già erano trattati come dirigenti tutti gli ufficiali per effetti della “omogeinizzazione” dopo 13 e 25 anni dalla nomina al grado di Ufficiale. L’attuale provvedimento, infatti, inserisce questi ufficiali con rilevante anzianità di servizio nella dirigenza togliendo “l’omogeneizzazione”. In sostanza non cambia nulla. Altro aspetto importante è che il personale Ufficiale, il giorno prima di terminare il servizio attivo, consegue la promozione al grado superiore solo a titolo onorifico. Non ci sono oneri economici aggiuntivi. Questa è una novità che consente al personale il riconoscimento delle Istituzioni per il lavoro fatto a servizio dello Stato, senza però incidere sulla finanza pubblica. Sicuramente l’intera Legge, attualmente al vaglio delle Commissioni Difesa di Camera e Senato, avrà delle limature per i giusti rilievi fatti dal personale Non Direttivo. È un peccato che su un provvedimento epocale si voglia gettare del fango. Come ogni novità ci sarà una gran parte che ne gioverà e una minima parte che si sentirà penalizzata. I rilievi, giusti, di questa minima parte, sono in fase di valutazione per opportuni correttivi, a dire degli addetti ai lavori.

Riportiamo, quindi, la nota integrale del Ministero della Difesa.

“Il riordino delle carriere del personale delle Forze armate e delle Forze di Polizia è una proposta legislativa a carattere trasversale attesa da almeno 15 anni e che riguarda tutto il personale di ben 5 amministrazioni: Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Forze armate, per un totale di più di 450mila persone di cui le Forze armate rappresentano il 36 per cento circa dell’intera platea di interessati. È quanto ricorda in una nota il ministero della Difesa, fornendo alcune “precisazioni” in “seguito alle pubblicazioni su alcuni organi di informazione di notizie inesatte e fuorvianti riguardo il riordino della carriere del personale delle Forze armate e delle Forze di Polizia. Il provvedimento – basato sulla equa ordinazione tra Forze di Polizia e Forze armate – contiene interventi sul reclutamento, avanzamento, formazione e, di conseguenza, anche la revisione dei trattamenti economici connessi agli accresciuti compiti e responsabilità, resa sempre più evidente dal costante impegno di tutto il comparto nel contrasto alla minaccia terroristica, a favore della difesa e della sicurezza nazionale e internazionale. Nel riordino delle carriere non vi è stata alcuna “esplosione” nel numero dei dirigenti militari. Non solo non ci sono nuovi arruolamenti per dirigenti ma gli organici dei vari gradi di ufficiale rimangono quelli previsti dalla legge 244/2012. “L’unico intervento – prosegue la nota – è stato l’aver razionalizzato la carriera degli Ufficiali e dei corrispondenti gradi delle Forze di Polizia tenendo conto della “specificità” del ruolo, che non ha alcun parallelo fuori dal comparto difesa-sicurezza, basti pensare che appena il 10 per cento circa degli ufficiali può sperare di diventare Generale di Brigata e appena lo 0,4 per cento circa ha la possibilità di diventare Generale di Corpo d’Armata. Con ciò vi è la assoluta differenza con le altre amministrazioni dello Stato”. Gli aspetti tecnici del decreto legislativo all’esame del Parlamento sono stati “ampiamente discussi dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, dai Comandanti Generali delle forze di polizia, dai Sindacati di Polizia e dai rappresentanti dei Cocer, in totale trasparenza, in numerose audizioni parlamentari”. Ovviamente, il “riordino dei ruoli non sarebbe stato possibile senza l’intervento del Governo che ha reso disponibili risorse importanti che assommano a circa 970M euro a regime (dal 2018) di cui la Difesa ne riceve 380M euro circa, comprensivi di oltre 70M euro di risparmi interni alla stessa Difesa. Anche il paventato aumento del trattamento economico del 6 per cento limitato ai soli dirigenti, è una affermazione imprecisa”. Infatti non solo non è una novità legata al riordino e neppure una innovazione, ma un meccanismo già vigente da molti anni per tutto il personale in regime di diritto pubblico noto con il nome di “scatto biennale”.

di Arianna Nastro

fonte: Ansa

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