🎤Globalizzazione e vuoto spirituale

(di Basilio I) Da alcuni anni ho pensato di fare catechesi in forma semplice e comprensibile, nonché breve, per aiutare i giovani ed i meno giovani, gli intellettuali ed i meno acculturati a riflettere su svariati ed importanti argomenti della vita, soprattutto per quanto riguarda quella spirituale. Ho notato, da professore prima e da Vescovo poi ed attualmente, la grande ignoranza che esiste nel campo spirituale anche da parte di persone di una certa cultura. C’è un vuoto pauroso di catechesi: giovani ed adulti hanno estremo bisogno di essere catechizzati, istruiti, dopo essere stati ascoltati dal sacerdote e dal Vescovo. Siamo in un’ era della globalizzazione, del “fai tutto presto e subito”, e se da un lato questo è positivo, dall’ altro bisogna constatare che nel campo spirituale c’è vuoto, assenza, ignoranza parziale e tante volte totale. Ho pensato quindi di dedicare un po’ del mio tempo e riflettere e a far riflettere sulle cose dello Spirito che sono così basilari, per cui da parte del Clero soprattutto, ma anche del laicato impegnato e coadiuvante, bisogna impegnarsi ad istruire nei modi e nei tempi dovuti. È obbligo nostro offrire agli altri quello che gratuitamente abbiamo ricevuto. Spero e mi auguro che questi miei scritti siano un modesto aiuto alla causa di cui stiamo parlando. Iddio benedica, custodisca ed illumini tutti gli Evangelizzatori e gli Evangelizzati nel nome del Nostro Signore Gesù Cristo. A lui la gloria e l’ onore sempre!

TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESU CRISTO

Trasfigurazione significa trasformarsi, cambiarsi. Noi figli di Dio, membra del Corpo di Cristo dobbiamo continuamente trasformarci per tutta la nostra vita terrena, poiché a causa del peccato si è offuscato alquanto lo splendore del Padre che era in noi. Col Battesimo e con la Cresima, con i Sacramenti della Penitenza e dell’Eucarestia questo splendore perduto si è riacquistato, ma ogni volta che abbandoniamo l’amicizia del Signore ritorna ad opacizzarsi. C’è bisogno di una continua metamorfosi in noi per trasformare la superbia in umiltà, l’odio nell’amore, l’impazienza nella  pazienza, l’ira nella dolcezza. Quanto cammino dobbiamo fare per essere vicini a Dio! è la conversione del Cuore e della mente che ci renderà candidi come la neve, il nostro modo di pensare e di agire deve cambiare, non dobbiamo lasciarci trascinare da false divinità. Il denaro, l’edonismo, il materialismo sono la rovina spirituale dell’umanità. Dobbiamo senz’altro andare controcorrente, contro la moda dei vizi di questo mondo per acquistare quelle virtù che rendono libero ciascuno di noi. Bisogna continuamente cambiare, rinnovare il nostro modo di pensare e di agire, bisogna fare il lavaggio del nostro Spirito per essere immacolati al cospetto del Signore. Per realizzare ciò è necessaria la Preghiera, la buona volontà e la perseveranza nel volere cambiare stile di vita. Dobbiamo piacere solamente a Dio, né a noi stessi, né ai nostri simili. Se piaceremo a Dio non solo saremo capaci di cambiare la nostra vita, ma anche quella di chi ci sta attorno e ci osserva. Riacquistiamo lo splendore primitivo offertoci da Dio  per presentarci un giorno a Lui con le vestigia divine, degni figli di tanto Padre.

N O N    M A N A G E R    M A    P A S T O R E

L’ Apostolo Paolo afferma che il Sacerdote, Ministro del Signore, è il dispensatore dei divini Misteri. Compito principale ed essenziale del Sacerdote, per mandato del Vescovo, è celebrare l’ Eucarestia ed amministrare i Sei Sacramenti, nonché predicare la Parola del Signore con l’ esempio e con la parola. Egli è un martire per eccellenza con la sua costante testimonianza di vita cristiana. Come il Vescovo, per partecipazione e suo prolungamento ha l’ ufficio di reggere e governare, nonché santificare tutte le anime affidate al suo Ministero di Padre e di Pastore. Deve lavorare con zelo, umiltà, semplicità, deve essere l’ uomo della preghiera e del dialogo con tutti, specialmente con i giovani, primavera della vita, della Chiesa e della Società. Sempre disponibile all’ ascolto e al dialogo, all’ insegnamento delle cose celesti, deve riconoscere sempre la sua debolezza umana, ma nello stesso tempo deve essere forte per condurre le anime al Signore. Egli è un altro Cristo che deve stare in mezzo alla gente, visitarla nelle proprie case, pronto a servire gli ammalati, gli anziani, chiunque ha bisogno della sua presenza, del suo conforto, della sua parola, mai indifferente, collerico, ma dolce, mite e disponibile, in modo particolare quando una persona ha bisogno di lui per confessarsi, per essere diretta spiritualmente. Purtroppo la realtà è molto amara. Tanti e tanti Sacerdoti addirittura fissano sull’ agenda il giorno perché un penitente possa confessare i propri peccati o farsi dirigere spiritualmente tramite i buoni consigli che un Padre deve offrire ai propri figli. Sovente il Sacerdote dimentica di essere tale e si comporta come un professionista, un impiegato, un mestierante che pensa al proprio tornaconto con tanto egoismo e prosopopea. Il Sacerdote deve essere luce agli altri e lampada ai passi del cammino delle proprie pecore, a volte smarrite, uscite fuori dall’ ovile della Chiesa perché non seguite, abbandonate a se stesse.

  1. Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’ Ars è un esempio lampante di vero Sacerdote, apostolo del Confessionale, uomo di preghiera e di penitenza. Se vogliamo che i Fedeli stiano accanto a Gesù Cristo ed alla Chiesa, dobbiamo avere Santi Sacerdoti che con i loro pregi ed anche difetti sappiano essere pastori saggi ed illuminati, sempre pronti ad ogni richiesta, ad ogni richiamo di anime assetate di Dio, di verità, di pace che solo Dio può offrire, ma che si può avere tramite il Ministro di Dio che con la propria vita non è d’ inciampo e di ombra al fedele, anzi lo illumina, lo custodisce, lo educa con pazienza ed amore. Lo Spirito Santo infonda in tutti i Sacerdoti quel fuoco divino che nel giorno di Pentecoste ricolmò dei Suoi Sette Santi Doni Maria Vergine e gli Apostoli perché nella Chiesa intera una perenne Pentecoste divinizzi l’ umanità intera.

DORMIZIONE DI MARIA SANTISSIMA

Purtroppo questa importante Festa della nostra Madre Maria coincide con una data pagana: il ferragosto, per cui molta gente cristiana, anche praticante, è distratta dalle cosidette ferie ed ha altro cui pensare. Questa mentalità pagana è da condannare. Il ritorno al Padre di Maria in anima e corpo ci deve far riflettere su questa eccelsa creatura, Madre di Dio e Madre nostra. Ella, esempio  vivente del Corpo Mistico di Cristo, non solo ci ha offerto Suo Figlio come Redentore del genere umano, ma ci ha insegnato come amare il Signore. Ella è tornata in cielo, anima e corpo, per noi non è così, sappiamo che è frutto del peccato ritornare nella polvere, risorgeremo però! Anima e corpo sono tutto l’uomo, il corpo è al servizio dello spirito e ci permette di agire e lavorare per il Signore. Tocca a noi rispettarlo e non compiere azioni contrarie al nostro stato di figli di Dio. La parte materiale del nostro essere è tempio vivente dello Spirito Santo, per cui dobbiamo avere il massimo rispetto per il nostro corpo e quello dei nostri simili. Spesso il corpo è profanato e con i vizi contrari alle virtù si innesca un’operazione deleteria che non piace a Dio e fa male a noi stessi. Bisogna uscire dal guscio del nostro egoismo per spaziare nei sentieri infiniti dello Spirito.  L’uomo è un’unità psicofisica e come tale, anima e corpo deve lodare, ringraziare Dio, così come ha fatto in tutta la sua vita la nostra Madre  Maria. Purifichiamo il nostro corpo e la nostra Anima per essere veri amanti del Signore con carattere, con decisione perché tutto il nostro essere sia sempre una perenne lode al Signore.

SOLITUDINE

Chi varca la soglia di una Certosa si accorge subito ed è incuriosito da una frase scritta in latino: “O beata solitudo, o sola beatitudo”, o beata solitudine, o sola beatitudine, perché nei Monasteri Certosini, come in  tutti quelli di stretta Clausura, maschili e femminili, vige rigorosamente la legge del silenzio. Nel silenzio Dio parla al cuore dell’uomo e la solitudine aiuta tantissimo questo processo per vivere a contatto più diretto con Dio ed amare i fratelli facendo penitenza, pregando e lavorando, ma questo tipo di solitudine è una scelta, è una vocazione e quindi rientra nel disegno di Dio e nella volontà dell’uomo chiamato a questa elezione. Purtroppo dobbiamo volgere lo sguardo ad un altro tipo di solitudine non voluta, non cercata da nessuno, ma obbligata dagli eventi umani.  Mi riferisco alla solitudine dei malati, degli anziani, dei poveri, degli abbandonati dalla società, dalla famiglia e dai cosidetti amici. è la solitudine di chi tende la mano al prossimo, non solo per un aiuto economico ma soprattutto per un aiuto morale, spirituale, affettivo. La cosa più triste è la solitudine di chi per una vita ha dato sempre ed ovunque al prossimo o parente carnale o amico, ma nonostante il costante e continuo dare, costui si è trovato solo ed abbandonato, senza affetti, senza comprensione,  senza un sorriso. è dura cosa riflettere su questo argomento così importante, però è la realtà di tutti i giorni che ti fa toccare con mano questa solitudine che mai vorresti, ma che quanto prima te l’aspetti bussa alla tua porta, magari da parte del tuo migliore amico, il più caro da cui non avresti mai immaginato simile comportamento. Brutta cosa l’egoismo e la superbia umana! Allora il Cristiano, uomo di fede, comprende, dopo le illusioni e le delusioni umane, che  l’essere stato abbandonato dagli uomini non significa che non ci sia alcuna soluzione. Dio, il Grande, l’Unico Amico bussa alla tua porta, apri subito e scopri il Suo Grande Amore per te, non ti abbandona mai, conosce le tue sconfitte, i tuoi pensieri, le tue lotte e le tue vittorie conseguite. Nella solitudine umana non voluta c’è la compagnia del tuo Dio e Signore.

VIVERE LA FEDE IN CRISTO OGGI

Fides ex auditu, (la Fede proviene dall’ ascolto). Sì, è vero, bisogna conoscere, sapere per poter decidere, certamente però non si parla in questo caso di razionalità, ma di fede e la fede è un dono esclusivamente divino. Come ho fiducia in un’ altra creatura, nel prossimo e credo quanto mi dice, in forma alquanto più grande bisogna credere in Dio, abbandonarsi a Lui, avere illimitata fiducia. Come dice S. Paolo: oggi vediamo in enigmate, domani si squarceranno i veli e vedremo Dio faccia a faccia. E’ alquanto meglio avere la fede di Abramo, la fede di Giobbe e d’ altri personaggi del Vecchio e Nuovo Testamento come i miracolati da Gesù, anziché il dubbio dell’ Apostolo Tommaso. Beati coloro che pur non vedendo crederanno. Dice la Sacra Scrittura: iustus ex fide vivit (il giusto vive di fede)! Come oggi noi Clero, noi fedeli, cristiani in genere viviamo la nostra fede? Gesù ha affermato che basta avere fede come un granello di senape per spostare una montagna, e i Santi, gente come noi, operavano prodigi sempre coll’ intervento divino. Nel Battesimo il Cristiano riceve il dono della fede, ma spesso si cresce fisicamente e non spiritualmente e quindi si langue, preda del demonio, della carne e del mondo che offrono all’ uomo quello che posseggono: i falsi doni – edonismo, materialismo, razionalismo. Ecco perché oggi è capovolta la gerarchia dei valori, al posto di Dio c’è il dio denaro, il guadagno facile e quindi disonesto, si uccide con tanta indifferenza, pur di ottenere un’ effimera ricchezza. Un uomo di fede ha la coscienza retta e vive alla presenza del Signore. Oggi si dubita di tutto e di tutti ed ognuno costruisce un angolo con la propria religione, per il proprio dio e non si cura di allontanare le false divinità. Non si può vivere trastullandosi tra coloro che offrono false ricchezze. La Fede ha trascinato a Dio schiere di Santi, ha ricolmato di doni divini intere popolazioni e nazioni. Ciò che è impossibile all’ uomo è possibile a Dio, purchè ci sia da parte dell’ uomo una fiduciosa predisposizione, un assenso totale all’ Autore della vita, a Colui che fa piovere piogge benefiche sui giusti e sugli ingiusti. L’ uomo di fede capisce, anche nelle difficoltà, nelle prove, che i disegni di Dio sono diversi dai nostri. E’ necessario quindi operare un immediato ricupero della fede perduta, illanguidita, ed essere attivi nella ricerca, non indifferenti, per non incorrere in quelle tremende parole della Sacra Scrittura: quia nec calidus, nec frigidus es, incipiam te evomere ex ore meo (poiché non sei né caldo né freddo, incomincerò a vomitarti dalla mia bocca). Il Vangelo, che è Parola di Dio, spesso è controcorrente nei confronti del mondo che capovolge i valori divini, eterni ed immutabili.

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