Il canto del cigno dei diritti sindacali

(di Sinibaldo Buono – Presidente Sindacato Italiano Militari – Aeronautica Militare) E’ l’amara considerazione che conclude questa prima fase dell’avventura sindacale dei militari dopo  aver analizzato le lezioni apprese dalla riunione tra #Cocer interforze, Ministro della Difesa Elisabetta #Trenta  e Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe #Conte  tenutasi venerdì scorso a poche ore dalle elezioni europee.

Associazioni e associati che continuano a combattere  tra di loro una guerra dei poveri nel raccogliere iscritti che non possono essere tesserati se non fuori dall’orario di servizio o nel ricordare storie da nonno reduce di  guerre sindacali di risalenti memorie, stanno facendo finta di non accorgersi di essere a un bivio: ottenere una legge sindacale vera o ripiegare verso una riforma della rappresentanza militare come probabilmente  alcune sezioni del cocer avrebbero chiesto al Presidente Conte se avessero avuto la parola venerdì scorso.

Ma il dubbio  più importante non è questo, il quesito più importante è quello che  al presidente del consiglio nessuno delegato cocer col doppio cappello da sindacalista ha avuto il coraggio di fare nei 6 minuti a disposizione per ogni forza armata o nelle strette di mano informali  con relative foto al termine dell’incontro.

Chiedere al  Presidente se avesse avuto  modo di leggere la lettera che il giorno prima le  sigle sindacali operative gli avevano inviato.

Al silenzio di chi ha avuto la possibilità di metterci  la faccia ma ha ritenuto di non farlo, si è aggiunto Il  Ministro  della Difesa Elisabetta Trenta che, se da un lato ha messo a disposizione la buona volontà  della collega Corda nell’aprire un nuovo fronte di audizioni, dall’altro si è affrettata a sottolineare in quella sede che i militari, in quanto tali, non potranno mai avere un  sindacato, bensì soloassociazioni a carattere sindacale“.

Come per dire, accontentatevi, state bene così. Abbiamo assistito in questi mesi di campagna elettorale i partiti politici, tutti senza distinzione, che si sono rimbalzati le  responsabilità di una proposta di legge che sta per giungere in aula indossando un vestito che non sarà mai in grado, se non con un cambio di prospettiva totale, di assicurare ai cittadini con le stellette un diritto Sindacale vero, restando impietriti di fronte a una  rappresentanza militare aggrappata al mandato e appesantita dai  milioni di euro che ci costa ogni anno.

Siamo alla  marcia indietro della marea sindacale come l’effetto naturale   che solo nei mari del nord può essere osservato? Forse si. Forse invece è già un miracolo che le elezioni europee siano ormai quasi  un ricordo. Per fortuna lunedì, i cittadini con le stellette, se ne avranno voglia, potranno tornare a lottare per i propri diritti senza slogan elettorali, ma solo con la costituzione nella mano destra  e la democrazia in quella sinistra.

 

Il canto del cigno dei diritti sindacali