Ministro Trenta, F-35 programma ereditato, allunghiamo i tempi di consegna

Il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, intervistata dalla rivista militare Americana Defense News ha palato di impegni internazionali italiani, dell’alleanza solida con gli Usa, delle sanzioni alla Russia e anche del controverso programma F-35. “Quello degli F-35, afferma il ministro, “è un programma che abbiamo ereditato e sul quale abbiamo molte domande e per questo lo valuteremo tenendo conto dei ritorni industriali e dell’interesse nazionale. L’idea che sta maturando è quella di allungare i tempi di consegna ma non di tagliare l’ordine dei velivoli, in modo da ridurre eventuali sanzioni

Un’affermazione che è ragionevole se considerata nel contesto politico giallo-verde, ma che tuttavia non avrebbe una logica se viene considerata l’operatività dell’Aeronautica Militare che, nel medio termine, si troverà deficitaria di una capacità credibile a livello dei partner alleati. Al fine di fornire maggiore chiarezza, si ritiene doveroso dare alcune informazioni sulle fasi che, nel tempo, hanno indotto i governi precedenti alla scelta di un velivolo di quinta generazione come lo è l’F-35 appunto.

Joint Strike Fighter (Jsf), meglio conosciuto come F-35 “Lightning II”. Il cacciabombardiere multiruolo dalle caratteristiche stealth di quinta generazione che andrà a costituire la spina dorsale delle forze da attacco delle aviazioni di mezzo mondo.

A lungo l’aviogetto è stato al centro di critiche feroci che ne hanno sottolineato soprattutto l’esorbitante costo unitario, dimenticando le varie problematiche “strutturali” dei vari prototipi ed esemplari di preserie che si sono avvicendati in questi ultimi anni.

Entrato in servizio negli Stati Uniti e coi primi esemplari consegnati all’Italia, Uk, Israele, Norvegia e al Giappone, il nuovo velivolo farà parte delle linee di attacco anche di Australia, Canada, Danimarca, Belgio, Finlandia, Olanda, Israele, Turchia, Giappone e Corea del Sud. L’ultima novità è rappresentata dalla Germania che ha espresso la volontà di acquisire la prestigiosa macchina e non poteva essere altrimenti dato che Berlino deve giocoforza pensare al pensionamento dei suoi Tornado così come l’Italia.

Prima di addentrarci meglio nelle considerazioni che hanno portato a questa scelta del Bundestag cerchiamo di fare una rapida panoramica sulla storia di questo velivolo tanto discusso ma di cui le forze aeree non ne possono fare a meno.

Il programma Jsf vede la luce 18 anni fa anche se l’elaborazione delle specifiche per un nuovo aviogetto di velivolo da attacco multiruolo furono stabilite nel 1991 dall’Usaf e ancor prima dalla Us Navy e Marines che cercavano un sostituto per il progetto fallimentare XV-12A della North American, più o meno quando sempre l’Usaf emanò le specifiche del progetto Atf  (Advanced Tatctical Fighter) che poi portò alla nascita del F-22 “Raptor”.

Il Jsf si è quindi sviluppato e ha preso forma in quasi due decadi richiedendo un investimento di circa 60 miliardi di dollarie coinvolgendo nella sua produzione altri attori nazionali come l’Italia o il Giappone.

Afflitto da numerosi problemi, come è normale che sia per una macchina così complessa, il programma negli ultimi anni ha subito un’impennata di test e migliorie tali da rendere quasi difficile seguirle con attenzione: vale la pena ricordare, a titolo d’esempio, il kit di modifica del propulsore Pratt & Whitney F135 che ne ha incrementato la spinta – già notevole – del 10% portandola ad un massimo di 20.240 kg/s con una riduzione dei consumi del 6%. Kit che è in attesa di certificazione (e finanziamenti) che lo porteranno ad essere incluso nei prossimi lotti in consegna a partire dal 2020.

 Innanzitutto la macchina è di per sé rivoluzionaria: l’F-35 grazie alle sue caratteristiche stealth, grazie alla nuova avionica netcentrica ed alla capacità di interagire con tutte le forze presenti sul campo di battaglia (dai droni alla fanteria) e grazie alla sua capacità multiruolo “full” data dalle diverse versioni compresa quella STOVL, rappresenta un unicum nella storia dell’aviazione.

L’F-35 è un aereo nato per l’attacco ma che può svolgere anche compiti di interdizione e difesa aerea all’occorrenza colpendo avversari ben oltre la visuale senza il rischio di essere scoperto dai radar nemici. Solo questo fattore conferisce alla macchina, soprattutto se accompagnata da un caccia come l’F-22 o altri velivoli da superiorità aerea, un vantaggio tattico fondamentale.

In Italia infatti, così come in Germania, il velivolo andrà a sostituire la linea dei Tornado e sarà affiancato dal Typhoon nel ruolo di caccia da superiorità aerea.

Prima occorre fare una precisazione. Il Typhoon, sebbene attualmente abbia acquisito capacità multiruolo, non è nato come aereo da interdizione pur possedendo una latente capacità di attacco al suolo. Questo significa che la sua cellula è meno adatta a ricevere tutte quelle modifiche necessarie a renderlo idoneo per altri compiti che non siano la difesa aerea e che, in futuro, quando il velivolo “invecchierà”, sarà meno capace di essere aggiornato ai nuovi standard operativi con i vari add on di avionica che saranno sfornati dall’industria. Una macchina nuova e nata esplicitamente per quello scopo come l’F-35, garantirà invece la possibilità di ricevere molti più “upgrade” rispetto ad un velivolo che solo in seconda battuta è stato modificato per avere capacità multiruolo. La longevità del Tornado è anche dovuta a questo fattore.

L’F-35 rappresenta quindi l’unica possibilità sul mercato di dotarsi di un sistema d’arma “lungimirante” che potrà agevolmente restare in servizio per i prossimi 30 anni.

Il costo unitario di un F-35 è già sceso sensibilmente rispetto ai più di 100 milioni di dollari ad esemplare del gennaio 2017 e si prevede che se il rateo di produzione aumenterà, quindi se tutti i partner del programma si impegneranno ad acquistarne di più rispetto ai ridimensionamenti che si paventano nel numero di macchine, il prezzo unitario potrebbe scendere ulteriormente per assestarsi sugli 80 milioni di dollari, ma per molti addetti ai lavori anche meno.

L’impegno italiano nel progetto ha subito un ridimensionamento, nel 2012 con un taglio di 5,4 miliardi di euro voluto dal governo Monti ed i velivoli sono stati ridotti a 90 a fronte dei 131 originari; un po’ pochi rispetto ai 254 tra Tornado e Amx che il “Lightning II” dovrà sostituire. Una criticità che speriamo sia presa in carico dal governo in carica e presto risolta considerando che la situazione globale non è affatto pacifica.

 

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