Mini vertice di Bruxelles, nulla di fatto. Solo un week-end fuori porta per i 16 leader intervenuti

Il vertice informale di Bruxelles, un mini summit con solo 16 paesi membri presenti. Si è notata l’assenza dei grandi sabotatori dell’incontro informale: i quattro di Visegrad – Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia – e i baltici. Insolitamente la riunione si è tenuta  presso la sede della commissione europea e non presso il consiglio. Donald Tusk non ha concesso il luogo dove si riunisce il consiglio Ue, proprio perché trattasi di riunione informale e perché non sono presenti tutti i membri. Già questa variante fa intravedere i presupposti di un incontro di lavoro “monco”. Quindi un summit a marcia ridotta, un incontro per molti addetti ai lavori senza senso sia per le non decisioni prese sia per la chiara debolezza del cancelliere tedesco Angela Merkel, che sui migranti si gioca la credibilità in Germania.

Giuseppe Conte, invece, con la sponda di Stoltemberg e della Nato, punta a spostare i centri di prima accoglienza in Libia e nord Africa. Giuseppe Conte ai microfoni della stampa, appena arrivato a Bruxelles, ha riferito della proposta italiana la “European Multilevel Strategy for migration”. Non vanno tutte portate in centri italiani le persone soccorse in acque Sar (Search and Rescue). E’ questo il senso del sesto punto della proposta italiana al vertice a Bruxelles. “Responsabilita’ comune tra Stati membri su naufraghi in mare. Superare il concetto di ‘attraversamento illegale’ per le persone soccorse in mare e portate a terra a seguito di Sar. Scindere tra porto sicuro di sbarco e Stato competente ad esaminare richieste di asilo. L’obbligo di salvataggio non può diventare obbligo di processare domande per conto di tutti”. Stoltemberg, invece, avrebbe offerto l’aiuto della Nato per contrubuire alla stabilizzare la Libia. Al riguardo anche Salvini presto sarà da Sarraj, proprio il Libia per cercare di far quadrare quello che potrebbe essere un progetto, tanto sbandierato in passato ma mai realizzato.

Freddezza ed imbarazzo, quindi, al vertice straordinario per Giuseppe Conte che in questi giorni di feroci invettive mediatiche dei due vice premier Di Maio e Salvini, non ha mai preso ufficialmente una posizione. In molti parlano anche di un Ministero degli Esteri non pervenuto.

L’obiettivo del vertice in formato “ridotto” è quello di trovare una quadra accettabile  da presentare  al vertice a 27 di giovedì prossimo, ma la riunione si è conclusa senza un’intesa. Le proposte sul tavolo non sono mancate, a partire da quella italiana con un “radicale cambio di approccio sul tema”. Tutti i Paesi sono sembrati concordi sull’idea di creare ‘piattaforme di sbarco’ per i migranti salvati in mare e di intensificare le pressioni diplomatiche sui paesi africani per frenare le partenze e accettare ulteriori rimpatri di migranti economici, non ammissibili all’asilo, nei loro paesi di origine. Su questo si basa la proposta franco-spagnola illustrata dal presidente francese Emmanuel Macron: che i centri di protezione per l’esame delle richieste d’asilo siano nei Paesi di primo approdo. Come l’Italia. Un’ipotesi che Roma neanche vuole prendere in considerazione rilanciando con l’idea di hotspot nei paesi di origine e transito che facciano un primo screening di chi tra i migranti ha diritto alla protezione sul territorio europeo e chi deve essere rimpatriato. “Dobbiamo avere un approccio di insieme al problema migratorio e non concentrarci su un solo aspetto”, ha poi ribadito Macron ricordando che il solo approccio possibile deve riguardare le questioni esterne, la protezione delle frontiere, e la dimensione interna, “vale a dire i movimenti secondari”. Sulla stessa lunghezza d’onda Angela Merkel, che ha chiesto infatti lo stop ai movimenti dei richiedenti asilo che si spostano nell’Ue invece di restare nel Paese in cui sono entrati in attesa che la loro domanda sia visionata. Ed è per porre fine a questo che il ministro tedesco dell’Interno, Horst Seehofer, ha minacciato di introdurre respingimenti unilaterali alle frontiere, scontrandosi con una cancelliera sempre più debole che punta a decisioni concertate con i vicini.  Il mini vertice ha avuto come denominatore  comune la convergenza  sulla necessità del rafforzamento delle frontiere esterne e sul fatto che, sul tema migranti, “la responsabilità è di tutti: nessun Paese deve prendersi il peso da solo”. Macron e Merkel hanno poi pensato ad  accordi solo tra alcuni Stati membri. La cancelliera tedesca ha infatti posto l’accento su intese rapide ma solo tra “alcuni Stati” mentre il presidente francese ha difeso il fatto che “la soluzione europea” si costruirà “unicamente sulla cooperazione tra gli Stati membri dell’Ue, che sia una cooperazione a 28 o tra più Stati che hanno intenzione davvero  di lavorare insieme”.

 

 

 

 

Mini vertice di Bruxelles, nulla di fatto. Solo un week-end fuori porta per i 16 leader intervenuti