Missioni segrete forze speciali Usa in Nord Africa. Voli operativi sul mediterraneo con trasponder acceso

Mediterraneo caldissimo, non solo in mare ma anche nei cieli. Parliamo delle missioni “ombra” in Libia e Tunisia ad opera dei reparti speciali degli Stati Uniti. La dimostrazione è stata già data da  PRP Channel che aveva riportato attività sospette  lo scorso marzo. Un Fairchild C-26 Usa (sorveglianza multi-missione/trasporto) era decollato da Misurata con destinazione Sigonella. I  tracciati radar si sovrapponevano poichè sempre dalla base siciliana si era alzato un drone RQ-4B (11-2048) nominativo radio FORTE10 con destinazione Libia. Utilizzati anche i Global Hawk  che solitamente sono destinati al Mar Nero o comunque in missioni a lungo raggio a ridosso dei confini russi così come avviene con l’RQ-4B (10-2043). La necessità di fare alzare un drone RQ-4B è spesso resa necessaria per le condizioni meteo avverse in zone desertiche (il radar ad apertura sintetica ad alta risoluzione può penetrare attraverso le nuvole e le tempeste di sabbia) o per una nuova valutazione aerea persistente del contesto operativo. Si è notato quindi che le  principali piattaforme di sorveglianza e trasporto truppe Usa schierate nelle basi di Sigonella, Trapani e Pantelleria effettuano, sovente, voli in Libia. Anche Cipro è molto attiva con i Dash 8.

Altro che missioni ombra, lasciano il trasponder dei velivoli militari accesi.  Situazione  operativa che  con applicativi, accessibili a tutti, è possibile seguire “real time”. Missioni che dovrebbero rimanere segrete. Come la missione Imint/Sigint del marzo scorso nei pressi di Agedabia, a sud di Bengasi con un Gulfstream IV, numero di matricola N338MM decollato da Trapani. Poche ore prima da Pantelleria un B350 numero di matricola N351DY era decollato alla volta della Libia. E’ ancora più interessante il dato sulla flotta Magma (codice radio), i C-146A decollano  molto spesso da Pantelleria e Sigonella alla volta della Libia e della Tunisia.  La missione principale del C-146A è l’infiltrazione e l’esfiltrazione delle forze speciali e di tutti gli altri operatori top-secret schierati nel globo. I Wolfhound  (C-146A) sono schierati con il 524th Special Operations Squadron dell’Air Force Special Command Command (AFSOC), presso la Cannon Air Force Base, New Mexico. Tante quindi le missioni segrete americane che avvengono periodicamente per contrastare e combattere il terrorismo nel mondo. Sono legali? Su questa domanda tanti sono i i dubbi che  vengono sollevati sia dai media sia dal Congresso americano.

Missioni segrete per combattere il terrorismo in Africa che hanno richiamato obbligatoriamente l’attenzione del congresso americano quando quattro soldati americani vennero uccisi in Niger. Altra operazione che ha attirato l’attenzione  è stata,  un attacco aereo contro uomini di al Qaida nella Libia meridionale, una zona molto calda  frequentata da islamisti radicali e jihadisti.

Il giornale americano il Politico ha di recente scritto che le forze speciali americane in Africa non svolgono solo operazioni di monitoring, ma compiono veri e propri combattimenti, a supporto delle forze locali.

Politico ha  quindi considerato le missioni regolamentate dalla Legge federale 127e, che riguarda appunto le operazioni speciali per combattere il terrorismo. Così come recita le Legge i soldati americani dovrebbero svolgere solo assistenza, training  e consulenza alle truppe locali. Non devono partecipare ai combattimenti ma possono andare sui campi di battaglia solo al termine per raccogliere informazioni da analizzare.

Lo United States Africa Command, il comando per le operazioni americane nel continente africano, tramite il suo portavoce non ha fatto chiarezza sui paesi interessati alle operazioni antiterrorismo. Tuttavia alcune fonti interne all’amministrazione Trump, che hanno chiesto l’anonimato, hanno indicato otto paesi: Libia, Somalia, Kenya, Tunisia, Camerun, Mali, Mauritania e Niger, con particolare attenzione ai paesi dell’Africa nord-occidentale, che oltre a ospitare tanti jihadisti sono anche un punto di transito per i migranti che decidono di raggiungere la Libia per poi attraversare il Mediterraneo verso l’Europa.

I dissapori negli Usa su questo tipo di missioni “segrete” stanno portando il Congresso, incalzato dai media,  a chiedere sempre più spesso audizioni per conoscere con esattezza cosa stia avvenendo in quei paesi e soprattutto il livello di partecipazione statunitense. Al riguardo Joseph Votel, che è stato comandante delle forze americane in Medio Oriente, in una recente audizione al Congresso  ha definito  il programma per combattere il terrosimo, “low-cost, di dimensioni ridotte e molto discreto”.

 

Missioni segrete forze speciali Usa in Nord Africa. Voli operativi sul mediterraneo con trasponder acceso