🎤 Nuovi studi sui “superanziani”

(di Giovanni Calcerano) I cosiddetti “superagers” – o superanziani – sono persone di età superiore agli 80 anni le cui prestazioni, in termini di memoria e di capacità cognitive, sono ben maggiori di quelle dei loro coetanei, paragonabili a quelle di una persona di 50 o 60 anni. E, a differenza di quanto si potrebbe pensare, la maggior parte dei “superagers” non seguono alcun regime salutista: fumano, mangiano grassi, bevono alcool e caffè. Malgrado ciò, il loro cervello non sembra risentirne.

I “superagers” hanno a lungo incuriosito gli scienziati, ed ora i ricercatori sembrano pronti ad analizzare i motivi per i quali tali persone possiedono queste speciali caratteristiche intellettive. In particolare, a questa analisi si è dedicato un gruppo capitanato da Emily Rogalski, professoressa di neurologia cognitiva alla Northwestern University di Chicago. I risultati sono stati presentati alla riunione dell’ American Association for the Advancement of Science (AAAS) svoltasi domenica scorsa.

Grazie allo studio del cervello di 10 superagers dopo la loro morte, il team di ricerca ha scoperto che questi individui possiedono un numero particolarmente elevato, rispetto agli anziani “standard”, di un tipo di cellula cerebrale nota come neurone di Von Economo. Questo può essere considerato un neurone “sociale”, che si pensa sia artefice della capacità di comunicazione ed interazione tra gli individui e che tende a essere disfunzionale nelle persone con autismo, schizofrenia e disturbo bipolare. Tutto ciò sembra particolarmente in linea con quanto già si sapeva sui “superagers”: essi infatti tendono ad essere più resilienti, più ottimisti, più estroversi e meno nevrotici della media.

Una delle regioni del cervello in cui i neuroni di Von Economo si presentano, dice la Rogalski, è un’area considerata fondamentale per l’attenzione e la memoria di lavoro, nota come “cingolato anteriore”. Questa zona, osserva la ricercatrice, risulta più spessa nei superagers anche rispetto a quella dei 50enni e 60enni. La corteccia cingolata anteriore è nota per il suo ruolo nella rilevazione degli errori, nell’attenzione e nella motivazione, sebbene il suo ruolo nel cervello dei SuperAgers non sia stato ancora completamente esplorato.

Gli scienziati hanno anche lavorato per esplorare la presenza di una proteina nota come amiloide nel cervello dei superagers. Tale sostanza può aggregarsi, causando le placche tipiche della malattia di Alzheimer. Claudia Kawas, una neurologa geriatrica dell’Università della California ha dichiarato che le autopsie hanno mostrato che alcuni dei superagers presentavano tali proteine ​​deformate nel loro cervello, pur mantenendo intatte le loro capacità di cognizione e memoria. Il team spera quindi che i risultati possano aiutare gli scienziati a capire perché alcune persone possano essere così “resistenti” ai danni cerebrali e quindi a “disinnescare” ciò che causa l’Alzheimer e altre demenze. In sostanza, a differenza della ricerca effettuata fino ad oggi, non sarebbe più necessario concentrarsi sul tentativo di invertire la diffusione delle proteine amiloide e tau che formano grovigli nel cervello, bensì sulla capacità del cervello di evitare che tali proteine possano causare danni.

 

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