Pioggia indotta con i droni negli Emirati

Negli Emirati Arabi Uniti si sono toccati i 50 gradi centigradi con un tasso elevatissimo di umidità, l’aria era irrespirabile. Solo la pioggià avrebbe favorito condizioni di vita più accettabili. Non si è indugiato e al costo di 35 milioni di euro è stata sperimentata con successo la creazione di pioggia artificiale grazie ad alcuni droni che sono stati lanciati all’interno delle nubi per poi rilasciare scariche elettriche per indurle ad aggregarsi e produrre precipitazioni. Il successo dell’operazione avveneristica è stato comunicato direttamente dal Centro nazionale di meteorologia degli Emirati Arabi Uniti con tanto di immagini e video. La tecnica nota come “cloud seeding” è costata 35 milioni di euro e ha portato acqua “on demand” in uno dei Paesi più secchi del mondo con una piovosità media di soli 78 millimetri l’anno. Il professor Maarten Ambaum, che ha lavorato al progetto, aveva detto che gli Emirati Arabi Uniti hanno abbastanza nuvole per creare condizioni che consentano la pioggia, tramite l’utilizzo di droni. Il “cloud seeding” ha dimostrato tutta la sua validità e duttilità rispetto ad altri sistemi ampiamente utilizzati ed è in grado di aumentare la quantità di pioggia tra il 5% e il 70% secondo la quantità e qualità delle nuvole.

Da diversi anni si sono svolte altre sperimentazioni in tal senso. Il governo emiratino nel 2017 ha investito svariati milioni di dollari per bombardare con missili sparati da aerei gli addensamenti nuvolosi per creare la pioggia. La pioggia “on demand” venne usata per la prima volta a New York nel 1946, mentre in Cina e in altri Paesi sparsi per il mondno è utilizzata spessissimo nelle zone più aride.

Pioggia indotta con i droni negli Emirati