Siria, al Sham contro al Qaeda: i terroristi sono alla stretta finale

   

E’ una vera e propria resa dei conti  quella che sta avvenendo in questi giorno tra le varie fazioni dei ribelli in Siria. Agosto 2016 segna la data in cui la più grande coalizione di forze ribelli in Siria, Hayat Tahrir al Sham (HTS), aveva dichiarato  la divisione da Al Qaeda, con la rinuncia al nome di Jabhat al Nusra e rinominandosi in Jabhat Fatah al Sham.

Lo scorso 27 novembre sui siti web vicini a HTS, si è parlato della notizia dell’arresto da parte dell’organizzazione di una serie di importanti leader jihadisti, che in passato erano stati dei membri di Jabhat al Nusra: Sheikh Sami Uraydi, Abu Julaybib al Urduni, Abu Khadija al Urduni e Abu Mussab al Libia.

Questi elementi si opponevano alla separazione di HTS dalla galassia salafita-jihadista”, spiega Sheikh Hassan Dgheim, un religioso siriano che controlla l’area jihadista in Siria.

Questo ciclo di arresti è succeduta ad una serie di misteriose uccisioni di membri di HTS. Secondo Haid Haid, ricercatore dell’Atlantic Council, da settembre a novembre 2017 sono più di 35 i membri di HTS assassinati in Siria, nell’area di Idlib, e tra questi figurano soprattutto leader di alto rango e religiosi, soprattutto sauditi, giordani e tunisini: Abu Talha al Urduni, Abu Abdulrahman Al Mohajer, Abu Sulaiman Al Maghribi, Abu Yahya al Tunisi, Suraqa al Maki e Abu Muhammad al Shari’i tra gli stranieri; Abu Elias al Baniasi, Mustafa al Zahri, Saied Nasrallah e Hassan Bakour tra i leader di nazionalità siriana.

Fonti locali a Idlib, citate dalla ricercatrice Mona Alami, ha riferito che queste uccisioni indicano l’irrigidirsi di una campagna interna all’organizzazione, condotta dalle fazioni più estremiste, formate soprattutto da foreign fighters, non disposte ad accettare un’agenda più pragmatica. Ostili, in sostanza, al disegno immaginato dal leader di HTS, Abu Mohammed al Jouwlani, che da qualche tempo promuove la “sirianizzazione” dell’orbita ribelle, che passa anche per la recisione dei legami con al Qaeda.

Secondo alcuni osservatori in Siria, gli arresti condotti lo scorso 27 novembre comporteranno un prezzo molto alto da pagare per HTS, una organizzazione che peraltro in questi anni è passata da un’alleanza all’altra, da quella con lo Stato islamico a quella con Al Qaeda.

Quando ad agosto 2016 HTS decise di “dividersi” dall’organizzazione capeggiata da Ayman al Zawahiri, la notizia fu accolta da gran parte degli osservatori come un mero esercizio di marketing, di “rebranding”, una operazione più di facciata che sostanziale.

Invece si è dimostrata essere solo la prima fase di un processo che ora sembra giungere a compimento. La seconda fase è invece iniziata a gennaio 2017, quando Jabhat Fatah al Sham, dopo aver rinunciato formalmente alla affiliazione qaedista, cambiando nome, ha deciso di tramutarsi in quello che è oggi: Hayat Tahrir al Sham, un raggruppamento che in seguito ha stimolato l’adesione di diverse formazioni armate, alcune pragmatiche, altre estremiste, nel nord della Siria, soprattutto nell’area di Idlib: Nur al Din al Zenki, Liwa al Haqq, Jabhat Ansar al Din, Jaish al Sunna le principali, con l’aggiunta di ex membri di Ahrar al Sham.

L’ultima fase è quella in corso: sempre secondo il religioso Hassan Dgheim, gli arresti di venti giorni fa non indicano semplicemente la frattura dall’orbita salafita-jihadista da parte di HTS, bensì anche l’intenzione di dare all’organizzazione una dimensione diversa, basata su una struttura interna che faccia sempre più ricorso ai civili: “HTS vuole reinventarsi come un attore pragmatico”, sostiene Dgheim.

L’organizzazione ha anche affermato con un comunicato, di voler stabilire una entità “sunnita”, e non più “jihadista”. La metamorfosi “civile” di HTS la spiega a SyriaDeeply l’attivista siriano, nativo di Idlib, Ibrahim Idlibi, secondo cui il gruppo da qualche tempo sta cercando di “infiltrarsi” nelle strutture amministrative della provincia, come la “Idara Madaniya Ameh”, cioè l’amministrazione civile generale, che si occupa della fornitura di servizi alle diverse cittadine del governatorato di Idlib, intrattenendo rapporti con autorità civili e coordinandosi anche con ong locali e internazionali.

Secondo l’esperto di Siria Samuel Heller, oggi il nordest del Paese è governato da “una serie di istituzioni nuove e solo formalmente indipendenti, poichè già sotto il controllo fattuale di HTS.

Il centro del progetto amministrativo di HTS si basa sul ‘governo di salvezza’, secondo il quale la stessa HTS cede gradualmente il controllo di determinate aree ad una amministrazione civile”, spiega Heller. Un divorzio dall’orbita dell'”Internazionale jihadista” che sembra sempre più concreto, come dimostra il recente video pubblicato dal leader di Al Qaeda Ayman al Zawahiri, in cui quest’ultimo accusa HTS di aver “tradito” il giuramento prestato all’organizzazione terroristica resa “famosa” dal suo fondatore Osama Bin Laden.