Usa, improbabile che Trump nomini Cohn a capo della Fed 

Difficilmente Donald Trump nominerà Gary Cohn alla guida della Federal Reserve. Lo scrive il Wall Street Journal secondo cui il presidente americano è disposto a prendere in considerazione altri candidati per la poltrona che sarà ricoperta fino al prossimo febbraio da Janet Yellen. Il nome del consigliere economico della Casa Bianca era visto in pole position da quando, in una intervista del 25 luglio scorso, Trump aveva spiegato al giornale finanziario che stava valutando la promozione di Cohn al comando della banca centrale Usa oltre a una conferma della stessa Yellen. Le cose sono cambiate dopo la critica fatta dall’ex presidente di Goldman Sachs al leader Usa in merito alle violenze esplose il 12 agosto scorso a Charlottesville. Nella città della Virginia i suprematisti bianchi erano scesi in strada per protestare contro la rimozione di una statua di un leader confederato. Contro-manifestanti si erano fatti avanti per dire no al razzismo. Alla fine un neonazista guidò la sua auto contro di loro uccidendo una donna di 32 anni e ferendo una ventina di persone. Inizialmente Trump aveva parlato di violenza “da più parti”. Poi, dopo 48 ore, aveva accusato esplicitamente il KKK, i suprematisti bianchi e i neonazisti. Il 15 agosto fece una inversione a U e finì per paragonare loro ai manifestanti pacifisti. Un esodo di Ceo dai forum economici presidenziali era già iniziato e visto che era inarrestabile, Trump fu costretto a chiuderli. In una intervista al Financial Times del 25 agosto, Cohn aveva spiegato che l’amministrazione dove fare “meglio e di più” per condannare neonazisti e suprematisti bianchi. Chiaramente al presidente quelle parole non sono piaciute ma va ricordato che Cohn aveva valutato le sue dimissioni. Il primo settembre scorso Cohn aveva tentato di rassicurare dicendo di avere un “ottimo rapporto” con Trump anche se il Washington Post aveva scritto che il presidente si era irritato per via delle sue parole all’FT. Due giorni prima dal Missouri, durante il primo di una serie di comizi pensati per convincere l’opinione pubblica della necessità di una riforma finanziaria, Trump aveva citato per nome i funzionari che lo avevano seguito. Cohn era presente ma non fu menzionato. Certo è che a lui e al segretario al Tesoro il presidente ha affidato il compito di siglare un accordo al Congresso per quella che ha promesso essere la più grande riforma del fisco dal 1986. Un portavoce della Casa Bianca, Natalie Strom, si è limitata a dire che Cohn “è concentrato sulle sue responsabilità…inclusa l’opportunità che capita una volta nella vita di realizzare una riforma fiscale che crei posti di lavoro e faccia crescere l’economia”. Ma già c’è chi si domanda se non sia lui il prossimo ad essere cacciato dal civico 1600 di Pennsylvania Avenue a Washington.

Usa, improbabile che Trump nomini Cohn a capo della Fed 

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