L’offensiva lanciata dall’esercito turco su Afrin, enclave curda nel nord siriano, sarà estesa verso altre località fino al confine con l’Iraq, compresa Kobane, la città curda divenuta famosa nel mondo per avere segnato nel gennaio del 2015 la prima sconfitta dei jihadisti dello Stato Islamico (Isis) dopo un lungo assedio durato oltre 4 mesi.
Lo ha detto oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Una volta che Afrin sarà “purificata dai terroristi, ripuliremo anche Minbej, Ayn al Arab (nome arabo di Kobane, ndr), Tal Abyad, Ras al Ain e Qamishli”, ha detto il rais di Ankara in un discorso televisivo pronunciato a Mersin, nel Sud della Turchia.
Ankara, dal 20 gennaio scorso, è impegnata nell’operazione “Ramo d’ulivo” che mira a liberare l’area di Afrin dalle Unità di protezione del popolo (Ypg).
Dal 2 marzo scorso, l’iniziativa militare turca è entrata nella sua seconda fase, con l’intensificazione dei combattimenti specie nei centri urbani. L’obiettivo di Ankara è eliminare le Ypg e il loro partito, l’Unione democratica (Pyd), dal confine turco-siriano.
Pyd e Ypg, appoggiati dagli Stati Uniti, sono considerati dal governo turno dei gruppi terroristici a causa dei loro legami col Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) che da anni conduce una lotta separatista contro Ankara ed è ritenuto un’organizzazione terroristica non solo dalla Turchia ma anche dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.
Dal 20 marzo scorso, ad Afrin è intervenuto anche il governo di Damasco, che ha inviato reparti regolari e le milizie delle Forze nazionali di difesa (Ndf) in appoggio alle Ypg contro l’offensiva turca nella regione.