A parlarne su Repubblica è Floriana Bulfon, l’allarme è scattato, secondo un’informativa dell’intelligence Nato, a segutio dei movimenti del sottomarino nucleare Belgorod, diventato operativo a luglio scorso. Serebbe tornato a immergersi nei mari artici e si teme che la sua missione sia quella di testare per la prima volta in assoluto il super-siluro Poseidon, definito da Putin “l’arma dell’Apocalisse“.
Il potenziale bellico della nuova arma russa, capace di distruggere le principali città costiere americane scatenando un gigantesco tsunami radioattivo
Nel 2019 sulla rivista dell’industria bellica russa, Voenno-promyshlenny kurer è apparso un articolo, dedicato proprio al Poseidon, titolato “Tsunami con obiettivo Washington”, in cui l’autore, Choro Tukembayev, suggeriva di utilizzare la nuova arma per scatenare uno tsunami che, grazie alla corrente del Golfo, potesse radere al suolo la capitale americana.
Tukembayev proponeva di lanciare il Poseidon contro il versante sud-occidentale del vulcano islandese Snayfelsyokud, per farlo franare nell’oceano. “La frana creerà un’onda anomala che dal Mare di Irminger fino alle coste del Labrador, in direzione sud-ovest “, argomentava Tukembayev nell’articolo.
Inoltre, aggiungeva l’autore, gli effetti distruttivi sarebbero stati acuiti dalla radioattività. In precedenza, la stessa rivista aveva pubblicato un articolo del direttore dell’Accademia russa per i problemi geopolitici, Konstantin Sivkov, in cui si sostiene che per distruggere gli Stati Uniti bisognava usare missili nucleari per colpire zone geofisiche sensibili del Paese.
Il siluro nucleare sottomarino Poseidon era stato presentato dal presidente russo nel corso del suo discorso all’Assemblea federale nel marzo del 2018.
Le caratteristiche tattiche e tecniche dettagliate del “Poseidon” non sono note ufficialmente, ma si sa che il mezzo subacqueo, di circa 24 metri, è dotato di un innovativo propulsore nucleare che gli permette di muoversi a maggiori profondità negli oceani con un’autonomia illimitata a oltre 100 Km orari (molti osservatori interni alla Russia sostengono che possa raggiungere i 200 Km orari). E’, in sostanza, un’arma di distruzione di massa progettata per distruggere le strutture economiche e strategiche del nemico.
Lo sviluppo della nuova arma è stato inserito nel programma statale sugli armamenti che prevedeva la consegna alla Marina russa nel 2027, gli eventi dei nostri giorni probabilmente ne hanno anticipato la consegna.
L’agenzia Tass nel 2019 riferiva che “Due sottomarini equipaggiati con droni Poseidon sarebbero entrati in servizio presso la Flotta del Nord, e due presso la Flotta del Pacifico“. Per quanto riguarda la difesa, secondo gli analisti, non è facile interecettare un missile che viaggia sott’acqua poichè è quasi nulla la possibilità che possa essere rilevato dai sensori termici o dai satelliti.
Il sottomarino K-329 Belgorod, lungo 184 metri e largo 15 può navigare in immersione a circa sessanta chilometri orari e con un’autonomia senza confini. Le sue eliche sono state disegnate in modo da sfuggire ai sonar. Nei giorni scorsi proprio il Belgorod, per le sue capacità operative, è stato citato sulla vicenda del sabotaggio dei gasdotti Nord Stream I e II.
Sulla vicenda l’intelligence occidentale è certa che il Belgrod, invece, non si sia mai allontanato dal Mare Bianco, sarebbe infatti stato segnalato nelle acque alle porte dell’Artico per una serie di test segreti.
Nel Mare di Kara, infatti, il Belgrad sarebbe pronto a sperimentare, a scopo dimostrativo, il Poseidon, con una testata atomica probabilmente da due megatoni.