Abolire Ordine dei giornalisti. Crimi che c……….., dici! Aboliamo anche i giornali, solo blog

(di M. D’Elia) Francesco Specchia di Libero ha fatto un interessante editoriale sulla vicenda che interessa la proposta del Sottosegretario M5S Vito Crimi di voler abolire l’ordine dei giornalisti con un decreto tra settembre e ottobre. Crimi ha annunciato che si potrebbe abolire l’ente considerato inutile per decreto, perché trattasi di un «organo inadeguato ai cambiamenti e alla dinamicità di una professione in rapida evoluzione». L’abolizione dell’Ordine, evidenzia Specchia di Libero, è una fissazione del M5S, e prima ancora dei Radicali che ci provarono nel ’97, senza mai raggiungere il quorum necessario. I grillini, invece, ne tentarono l’abrogazione per la prima volta nel 2013, attraverso le firme di 53 senatori; ma il progetto non ebbe successo per via della normativa Inpgi (quella dell’Istituto di Previdenza dei giornalisti) e a quella del dipartimento editoria del Mise. Il punto di vista è diverso e condivisibile. Che l’editoria italiana abbia bisogno di una rinfrescata nessuno porrebbe alcun veto. Ma abolire un sistema istituito del 1963 il cui compito è la «funzione di vigilanza e di tutela sull’operato degli iscritti» è un’altra questione. Come evidenzia, giustamente, Specchia quello che ha rovinato l’ordine è la gestione degli affari interni, spesso approssimativa e dettata dal sentimento. Ma questa è la storia di tutti gli enti e Associazioni italiane, allora chiudiamole tutte semmai dovesse essere questa la ratio. Il fatto è che, se un cronista sbaglia, oltre alla propria coscienza è soggetto, come tutti, al codice penale e al codice civile. L’Ordine, istituito solo nel 1963 con la cosiddetta “legge Gonella”, si pone quindi come organo parallelo a quello giudiziario. Poi appare “giusto” avere un organo che censisca gli operatori della professione e che ne guidi la formazione e l’aggiornamento. Sarebbe un danno per l’informazione non avere un Albo dove figuri chi può esercitare la professione, ovvero chi è “titolato” a poter seguire  e scrivere con “onestà formale ed intellettuale” fatti e vicende da riportare all’opinione pubblica. L’accesso e l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti non è affatto semplice e scontato. Oltre ad avere “ab initio” il casellario giudiziario “pulito”  occorre aver seguito corsi di formazione, superato esami ovvero aver scritto per almeno due anni circa 100 articoli “retribuiti” su testate giornalistiche. Insomma una sorta di “selezione” minima. Se nel 1963 si ebbe l’esigenza di istituire l’Ordine, oggi più che mai, magari rivisitando alcune norme interne, è un obbligo morale avere un riferimento per “certificare” i professionisti della carta stampata. In un mondo dove fake news si intrecciano a right&real news, l’opinione pubblica spesso  “disorientata” deve avere il diritto e quantomeno la velata illusione che dietro l’articolo ci sia un professionista. Al di là della garanzia della testata giornalistica, sapere che c’è un Organo che “scremi” la pletora di improvvisati articolisti è una necessità minima da preservare.  Con l’utilizzo massivo dei blog, tutti possono esprimere in massima democrazia un concetto ma avere la certificazione della notizia da un giornale, ovvero da un giornalista, a mio modesto avviso, è una prerogativa che ogni lettore, ogni italiano merita.

Cosa avviene negli altri paesi?

In Svezia tutti hanno la tessera (se dimostrano di scrivere sui giornali), nel Regno Unito vige il liberismo assoluto sulla professione e negli Stati Uniti ci sono le shield laws, le leggi scudo che difendono il singolo cronista (accreditato come tale dalla sua testata), in Francia la situazione cambia. Lì, la carte de presse, il tesserino, viene assegnato da un organo governativo (ancora peggio!); e in Irlanda tutto il mestiere passa attraverso un potentissimo organo di autoregolamentazione. Mentre in Svizzera è guerra delle tessere stampa tra tré sindacati differenti che le producono a prezzi – leggi: quote d’iscrizione concorrenziali fra loro.

Quindi ben vengano le riforme per migliorare, ma abolire l’ordine costituirebbe un torto per tanti professionisti e soprattutto per gli italiani. Magari poi uscirebbe un metodo Rosseau anche per la “stampa”, metodo che ha un certo senso per l’adesione politica ma sarebbe fallimentare per l’informazione. Crimi, ripensaci…!

Se questo è il principio che senso ha avere i giornali registrati al Tribunale? Basterebbe un semplice Blog.

 

Abolire Ordine dei giornalisti. Crimi che c……….., dici! Aboliamo anche i giornali, solo blog

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