Coronavirus: ” Supportare l’economia o la sanità?”

(di John Blackeye) Sulla questione del Coronavirus un’altra domanda sorge spontanea. Ma siamo sicuri che abbiamo bisogno di un piano di emergenza per l’economia? O piuttosto abbiamo bisogno di un piano di emergenza per la sanità?
Pare quasi che cogliendo il momento di estrema confusione generale in cui tutta l’attenzione è rivolta allo sviluppo dell’epidemia mondiale, si voglia cogliere l’occasione per chiedere fondi all’Unione Europea per sistemare quei “conti pubblici” che senza questo evento straordinario non sarebbe stato possibile mettere in equilibrio.
Tuttavia, tenuto conto che l’Italia è uno dei massimi contributori a livello Europeo e considerato anche lo scherzetto del MES che ci hanno “obbligato” a sottoscrivere o che sottoscriveremo per soccorrere banche francesi e tedesche in un contesto in cui non saremo in grado di usufruire dello stesso beneficio che noi garantiamo a loro, onestamente andrebbe pure bene che si raccolga qualche miliardo di euro da spalmare sul contesto sociale economico nazionale in un momento in cui il turismo e la produzione industriale stanno segnando il passo.
Ma la seconda domanda che sorge spontanea è la seguente.
Come sta fronteggiando il Governo l’evoluzione dell’epidemia? Se dovessimo esprimere un parere asettico, si potrebbe rispondere che ci si sta limitando ad attribuire poteri straordinari alla Protezione Civile che altro non può fare che porre in essere una grande attività di coordinazione nazionale. Ma poco sembra si stia facendo per fronteggiare quello che potrebbe essere uno scenario realistico che potrebbe realizzarsi da qui a pochi giorni o settimane in cui il contagio potrebbe davvero toccare un po’ tutti. Si è capito, infatti, che non ci sono “zone rosse” ma che l’assenza di rigide azioni di controllo e rigide limitazioni imposte già dai primi momenti, hanno fatto si che il virus abbia circolato indisturbato su vettori umani che si sono spostati da una parte all’altra della nostra nazione.
Cosa si può fare quindi, oltre che contare i numeri dei nuovi contagiati, dei decessi e dei guariti per aggiornale il quadro generale di situazione giornaliero? Forse si potrebbe iniziare a rafforzare quel sistema sanitario nazionale avviando, per quanto possibile, l’incremento del numero dei medici (assunzioni o richiami in servizio) e dei dispositivi medici necessari per evitare le contaminazioni.
Non dimentichiamo che la “mascherina per tutti” sarebbe la soluzione migliore secondo il principio che “chi ha il virus pur non sapendolo, non lo passa e chi non ce l’ha non lo prende.”
Ma i giorni passano e sembra di assistere inermi all’aumento esponenziale delle infezioni sentendo parlare solo di Decreti del Governo che hanno natura e impatto economico e finanziario. Forse si spera solo che l’epidemia passi da sola, cosa che succederà come è successo per tutte le epidemie. Ma potremmo dire alla fine del tunnel che questo Governo abbia fatto tutto il possibile?

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