Il 2 giugno non si tocca. La manifestazione del Pd contro il Governo assume un tono minore

di Emanuela Ricci

Il 2 giugno si celebra la Festa della Repubblica, una ricorrenza che unisce tutti gli italiani attorno al Presidente. Una Festa che unisce e che non deve mai dividere. Quest’anno le forze di maggioranza dell’opposizione avevano deciso di organizzare una manifestazione di protesta, lo stesso giorno della Festa della Repubblica, contro l’iniziativa del Governo su autonomia differenziata e premierato. Le opposizioni, come se non facessero parte dell’universo Paese, avrebbero voluto protestare in una giornata simbolo della Repubblica italiana. Giornata che decretò, tramite un referendum, il passaggio dalla monarchia alla Repubblica. Una giornata che dimostrò al mondo intero il desiderio di libertà degli italiani che vollero mettere una pietra tombale sugli errori ed orrori commessi prima e durante la guerra.

Il referendum segnò, infatti, un cambiamento epocale perchè gli italiani, per la prima volta nella storia, si appropriarono della sovranità nazionale. Celebrare ogni anno quella data vuol dire rispettare quel voto, quella dimostrazione corale di democrazia che volle riscrivere la storia d’Italia, tracciando il solco dove far nascere la nostra Repubblica. Oggi, non a caso, siamo imperturbabile riferimento di democrazia, libertà e prosperità. L’Italia, negli anni a seguire, è stata tra le prime a promuovere e fondare l’Alleanza Atlantica e l’Unione Europea, segnando così un lungo, convinto processo di crescita e affermazione internazionale che ha schiarito e poi cancellato del tutto le terribili macchie del passato.

Ad avversare l’iniziativa di parte delle opposizioni ci ha pensato Carlo Calenda che ha attaccato apertamente il Pd: “protestare contro l’autonomia e il premierato nella giornata della Festa della Repubblica è demenziale“. Il candidato per Azione come capolista alle europee in quattro circoscrizioni su cinque dice a Sky Tg24: “Io sono contro il premierato e l’autonomia è una presa in giro, ma l’unico giorno in cui il Presidente della Repubblica passa in rivista le truppe, dove stiamo tutti insieme nel giorno della festa della Repubblica, è quello il giorno giusto per fare una manifestazione contro il premierato?“.

Poi precisa: “Faremo mille manifestazioni e dibattiti sul premierato e le farò anch’io, ma perché farla il 2 giugno? Che senso ha?“.

Il Pd, tramite la segreteria del partito, ha poi fatto sapere: “Non ci sovrapporremo alle celebrazioni istituzionali del 2 giugno, si tratta solo della chiusura della campagna elettorale a Roma e nel Lazio“. Peccato che però la segretaria Schlein il 9 maggio scorso, invece, la pensava diversamente: “Il 2 giugno saremo qui a Roma, mobilitati per la Costituzione e per l’Europa federale, contro il premierato e contro l’autonomia differenziata“. Poi l’invito più ad effetto: “useremo i nostri corpi e le nostre voci per fare muro“. Fonti parlamentari del Pd, tramite Il Giornale, hanno poi chiarito la posizione della segretaria: “Eravamo partiti con una mobilitazione contro il Governo, ora abbiamo deciso di farla diventare una manifestazione regionale del Pd romano e del Lazio“. Altri rappresentanti del Pd sono stati più netti: “è stata una coincidenza con il 2 giugno la chiusura della campagna elettorale del Lazio, poi il timore di uno sgarbo nei confronti di Sergio Mattarella ha fatto il resto. Un parlamentare di primo piano della minoranza dem è, invece, in sintonia con il leader di Azione Calenda: “Il 2 giugno è la festa di tutti, il premierato si contrasta in Parlamento”.

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