La battaglia di Sedan preludio all’unità del Regno d’Italia

(Vincenzo Gaglione) La battaglia di Sedan fu combattuta nell’ambito della guerra franco-prussiana (19 luglio 1870 – 10 maggio 1871) e impegnò circa la metà dell’imponente esercito francese al comando del Maresciallo Patrice de Mac-Mahon, che diventerà tre anni dopo capo dello Stato.

Nell’agosto 1870 l’esercito francese era diviso in due corpi principali: l’armata di Alsazia, guidata dal Mac-Mahon e concentrata dal 16 agosto a Châlons-en-Champagne, presso l’Imperatore Napoleone III e l’armata del Reno, guidata dal Maresciallo di Francia François Achille Bazaine, che rifiutò di impiegare tutte le sue truppe contro i Prussiani il 18 agosto a Gravelotte e fu così spinto, pur disponendo ancora di 140.000 uomini, in una posizione strettamente difensiva a Metz che fu assediata dalla II armata prussiana al comando del Principe Federico Carlo di Prussia.

Mac-Mahon il 21 agosto mosse su Reims, posizione dalla quale egli stimava poter assistere Bazaine o ripiegare su Parigi, dopo aver ricevuto un telegramma di Bazaine inviato il 19 agosto, prima che i Prussiani tagliassero le linee telegrafiche, assicurando voler muovermi via Sedan, o anche Mezieres.

Napoleone III e Mac-Mahon decisero di raggiungerlo sulla strada di Montmedy.

È probabile che Mac-Mahon abbia deciso in base a ragioni di onore militare. Ripiegare su Parigi avrebbe trasformato la guerra dell’Imperatore in una guerra di popolo (come, infatti, avvenne dopo Sedan), ed avrebbe sacrificato l’armata di Bazaine. Meglio quindi proseguire il

piano originario di ricongiungimento delle due armate francesi.

L’armata di Alsazia, guidata da Napoleone III in persona, con MacMahon comandante in seconda, lasciò Reims il 23 agosto in direzione dei confini del Regno del Belgio, con l’intenzione di evitare di essere agganciata dai prussiani prima di ricongiungersi a sud con il Bazaine. I Prussiani, guidati dal Maresciallo Helmuth von Moltke, con l’armata francese del Reno assediata a Metz, potevano ora permettersi di bloccare la manovra imperiale con due armate forti di 240.000 uomini e 700 cannoni.

Von Moltke manovrò verso nord, sino ad agganciare i francesi il 30 agosto a Beaumont (i francesi persero più di 7.000 uomini e 40 cannoni contro 3.500 uomini da parte dei prussiani). Sapendo che l’armata di Alsazia mai avrebbe potuto raggiungerlo, Mac-Mahon seppe ritirarsi sino a Sedan.

Schieramenti francese e tedesco nella fase decisiva dello scontro

Alla fine del pomeriggio del 1° settembre, l’intera armata francese era accerchiata e chiusa la via verso il Regno del Belgio dopo aver perso oltre 17.000 uomini tra feriti o uccisi,

21.000 prigionieri contro 2.320 uccisi, 5.980 feriti e 700 prigionieri o dispersi prussiani.

Alle 16.15 Napoleone III ordinò una cessazione degli attacchi e il 2 settembre l’Imperatore dei Francesi ordinò di cominciare i negoziati di resa e si consegnò a von Moltke, con 118.000 uomini, compresi 14.000 feriti e ben 549 cannoni. Napoleone III venne portato per una breve cattività a Wilhelmshoehe, nei pressi di Kassel, da dove proseguì per il suo esilio inglese che lo vide morire il 9 gennaio 1873, esattamene cinque anni prima del Re d’Italia Vittorio Emanuele II.

Il 4 settembre a Parigi s’insediò un Governo provvisorio che proseguì la guerra per 5 mesi con una strenua difesa di Parigi. I prussiani fecero del 2 settembre la festa nazionale del neonato Secondo Impero Germanico, e ne stamparono l’immagine nella moneta da 10 centesimi di marco.

L’enormità della sconfitta ebbe una forte influenza sulla politica francese sino al 1918.

«Non avendo potuto morire in mezzo alle mie truppe, non mi rimane altro che consegnare la mia spada nelle mani di Vostra Maestà. Sono il buon fratello di Vostra Maestà. Napoleone III» Sono queste le parole scritte nella lettera consegnata dal Generale Reille a Guglielmo I di Prussia sulle colline di Frenois.

Joseph Simon Gallieni, Sottotenente ferito a Bazeilles, diventato nel 1914 Governatore militare di Parigi, organizzò il famoso trasferimento di truppe in taxi da Parigi alla Marna, che bloccò la grande avanzata tedesca verso Parigi pianificata da Helmuth Johann Ludwig von Moltke, nipote del vincitore di Sedan5.

Sedan ebbe un effetto fondamentale anche in Italia perché il Governo francese ritirò le truppe da Roma e permise così l’accesso dell’Esercito Italiano da “Porta Pia” il 20 settembre successivo.

Diciotto giorni e una disfatta così lontana dall’Italia risolvettero la sorte della Capitale e dell’unità nazionale che sarà perfezionata il 4 novembre 1918 dopo una nuova guerra contro austriaci e tedeschi.

La battaglia di Sedan preludio all’unità del Regno d’Italia