La cassaforte dei segreti di Cosa Nostra, tutti la cercano ma nessuno la cerca

(di Massimiliano D’Elia) Arrestato il super boss di Cosa Nostra, l’ultimo erede dei corleonesi passati alla storia come gli stragisti, ora occorre ripercorrere la rete dei fiancheggiatori e trovare la cassaforte che contiene i segreti della cosca, i segreti di Totò Riina, il capo dei capi. Segreti che forse hanno consentito di tenere in vita Matteo Messina Denaro, ovvero gli hanno consentito di vivere una latitanza agevole. In attesa che Messina Denaro parli, anche se in molti scommettono che la collaborazione del boss potrà essere solo parziale e solo per fatti marginali, scoprire l’esistenza del forziere con all’interno quei segreti potrebbe chiarire alcuni dei lati più oscuri della nostra storia spiegando, altresì, le motivazioni dei più efferati delitti di mafia. Potrebbero spiegare le strategie che stanno dietro ad omicidi eccellenti come quelli dei giudici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Perchè da quel dì ci fu un cambio netto di strategia di Cosa Nostra che la storia lo cristallizza con la strage di Capaci.

Matteo Messina Denaro era nel commando inviato a Roma per ammazzare il giudice Giovanni Falcone. Improvvisamente Riina decise di far rientrare i suoi “picciotti” in Sicilia perché aveva deciso di attuare una strage, quella di Capaci, inaugurando così il salto di qualità dell’organizzazione malavitosa, da cosca dedita al malaffare a cosca terroristica. Si apriva così una nuova era per intimorire direttamente le Istituzioni della Repubblica con lo scopo di colpire lo Stato frontalmente.

Era iniziata con quella decisione l’epoca stragista di Cosa Nostra. Dopo Capaci, Georgofili a Firenze e il tentato omicidio di Maurizio Costanzo a Roma. Subito dopo, a luglio, esplodono le bombe di Roma e Milano.

Di li a poco Toto Riina veniva arrestato in una villetta, un covo, dove si presume fossero custoditi i segreti dei segreti. La storia della cassaforte con i preziosi documenti è diventata ormai mitologica anche se un super testimone del calibro di Nino Giuffrè, l’ex braccio destro di Provenzano, durante le sue confessioni ha detto: “Credo che parte dei documenti presi a casa di Totò Riina siano finiti a Messina Denaro“.

Altre indiscrezioni, trapelate dai vari pentiti che si sono succeduti nelle corti italiane, affermano che Matteo possa avere tra le sue “cose” anche la famosa agenda rossa di Paolo Borsellino sparita da via D’Amelio subito dopo la strage. Agenda rossa che però non sarebbe stata presa dai mafiosi. Come sarebbe finita nelle mani di Messina Denaro?

Un mondo di mezzo denso di misteri che probabilmente rimarranno tali perchè è meglio per tutti e per la stabilità delle Repubblica non portarli alla luce del sole. Per adesso ci accontentiamo della mitologia, di questi intrecci fantastici che rendono Cosa Nostra un “macabro” brand internazionale.

La cassaforte dei segreti di Cosa Nostra, tutti la cercano ma nessuno la cerca

| ITALIA |