La resa dei conti nel Movimento è già iniziata, Di Maio fa il ministro dell’Interno

Luigi Di Maio fa il ministro dell’Interno, prende in mano il dossier dei migranti e detta la linea politica da seguire alla Lamorgese. Non è uno scherzo, ma è quello che sta avvenendo in questi giorni.

(di Andrea Pinto) Con gli hotspot siciliani al collasso Di Maio ha deciso prendere la palla al balzo ed intervenire direttamente su un argomento, l’immigrazione, che è sempre stato il cavallo di battaglia della Lega.  A svelare un retroscena davvero molto interessante è Pasquale Napolitano su il Giornale: “L’ambizione, non troppo mascherata, dell’ex leader grillino sarebbe quella di ottenere la guida del Viminale in un rimpasto post-elezioni regionali. Un ruolo che rilancerebbe la leadership del titolare della Farnesina. E che gli consentirebbe di giocare una partita all’attacco su un terreno ostico per gli alleati (mai amati) del Pd. I calcoli del ministro degli Esteri si scontrano con dubbi e timori degli alleati. Conte, che vede in Di Maio ormai un competitor sia nel Movimento che nel governo, sarebbe anche favorevole al trasloco dalla Farnesina al Viminale: sarebbe il prezzo da pagare per far terminare la guerra fredda tra i due. Ma deve superare due ostacoli: l’attuale ministro dell’Interno è blindato dalla copertura del Capo dello Stato Sergio Mattarella e il Pd è contrario a un cambio in corsa all’Interno tra Lamorgese e Di Maio”.

Non è fantapolitica.  Di Maio deve necessariamente entrare sulla  scena a gamba tesa. All’interno del Movimento è in atto la “notte dei lunghi coltelli” per via delle ultime decisioni del Governo che con artifizi semantici sta cercando di far digerire-imporre  il Mes a quella parte della compagine grillina, notoriamente contraria a tali finanziamenti. Ma c’è di più. In ballo c’è la leadership del partito grillino che dopo le regionali sarà chiamato ad una svolta radicale se i risultati continueranno con il segno negativo. Di fronte ad un Vito Crimi completamente assuefatto dal Pd  c’è Alessandro Di Battista che prepara la sua scalata dietro il bancone di un bar-ristorante (in questi giorni sta facendo il cameriere ndr). La Casaleggio Associates ormai rimane solo un cimelio nella bacheca del Movimento, in pochi versano i soldi, la Taverna, parcheggiata dal Movimento, ha deciso di interrompere il bonifico mensile da dicembre scorso. La resa dei conti è vicina e tutti affilano le armi per prendere la guida del Movimento o di quello che ne è rimasto.

Per questi motivi Di Maio ha capito che è il momento di intervenire, ora o mai più. Ieri ha continuato nella sua azione di “presunto” sostegno al Governo e al ministro Lamorgese. Via Facebook ha detto: “Servono serietà e massimo impegno. Il governo è compatto e sta lavorando per fronteggiare il fenomeno migratorio. Con il ministero dell’Interno stiamo analizzando ogni dettaglio. Abbiamo le idee chiare, non servono slogan o urla, ma bisogna agire con determinazione. Stiamo già lavorando a un piano specifico che prevede di fermare le partenze dal Paese d’origine; Nuovo accordo di cooperazione migratoria: sequestrare e mettere fuori uso i gommoni; rimpatri più veloci, anche via nave e non solo in aereo; riattivare la redistribuzione dei migranti in tutta Europa; fermare i fondi per la cooperazione se non c’è collaborazione con l’Italia. Ci sono delle regole in Italia che vanno rispettate. Anche l’Europa deve rispondere concretamente. Non c’è tempo da perdere”.

Non c’è tempo da perdere……è proprio così perché Di Maio ha capito che il terreno sotto i suoi piedi è molto instabile, a tramagli contro il Pd  e buona parte dei pentastellati.

 

La resa dei conti nel Movimento è già iniziata, Di Maio fa il ministro dell’Interno

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