Le falle dell’intelligence israeliana secondo un rapporto Usa

(di Francesco Matera) L’eccidio del 7 ottobre scorso, compiuto da Hamas a ridosso della Striscia di Gaza, con un incursione di oltre mille miliziani, ha sconvolto non solo l’opinione pubblica mondiale per la crudeltà delle scene di morti ammazzati, sapientemente pubblicate in rete dai terroristi, ma anche la Comunità di Intelligence internazionale perché non è riuscita a prevedere quello che stava accadendo in un’area, Gaza, considerata fino a ieri, la più controllata al mondo. 

Anche se l’evoluzione della crisi è in corso ed è ancora molto fluida l’intelligence americana ha ritenuto opportuno stilare un rapporto dove sono state analizzate le evidenti lacune dimostrate sul campo dagli 007 di Tel Aviv.

A rivelare l’esistenza del rapporto “segreto” il quotidiano francese Le Monde che ha avuto alcune rivelazioni da fonti certe americane che hanno chiesto di mantenere l’anonimato.

Il resoconto è stato fornito da Washington alle controparti di Inghilterra, Francia e Germania. Vengono evidenziati i limiti dell’intelligence israeliana e americana sul dossier di Hamas e sull’eccessivo utilizzo della sorveglianza tecnologica nell’attività informativa.

Viene anche affermato che Hamas non pensava di riuscire in una tale impresa con estrema facilità senza incontrare alcuna resistenza da parte della forze di difesa israeliane. Si esclude categoricamente che Hamas sia stata aiutata da altri attori esterni (Hezbollah, Iran etc.). Il briefing americano sottolinea, con particolare enfasi, che l’ala politica di Hamas, i cui leader sono in parte a Gaza ma anche all’estero (Qatar), è stata tenuta fuori dalla preparazione dell’attacco armato. A dire degli americani sarebbe stata l’ala operativa, quella militare di Hamas, l’unica a conoscenza dell’attacco. Solo qualche capo dell’ala politica, probabilmente, era a conoscenza dell’attentato senza però conoscerne i dettagli.

Gli americani sottolineano che lo Shin Beth e il Mossad, i servizi segreti interni ed esterni di Israele, hanno agenti infiltrati all’interno di Hamas ma solo nella parte dell’ala politica, rimanendo così ciechi e sordi per quanto riguarda l’ala militare del gruppo terroristico che era, invece, continuamente controllato, tramite sofisticati sistemi di sorveglianza. L’ala militare di Hamas, però,  avrebbe utilizzato mezzi di comunicazione rudimentali come i famigerati “pizzini” della mafia italiana per eludere le più moderne tecniche di intercettazione. 

La rigida separazione tra il ramo politico e quello militare di Hamas potrebbe essere, scrive Le Monde, una delle chiavi per comprendere un’operazione di tipo militare  che è sfuggita, inesorabilmente, ai servizi segreti tra i più potenti al mondo.

Poi c’è una considerazione non secondaria, l’attenzione dell’intelligence israeliana è stata indirizzata dalla politica più verso la Cisgiordania che su Gaza, considerata negli ultimi tempi una minaccia minore. Allo Shin Beth, di fatto, è stato chiesto di concentrare i propri sforzi sulla sicurezza degli insediamenti ebraici e non più sull’enclave costiera, facilitando così le cose ad Hamas.

La logistica e l’organizzazione dell’attacco da parte di Hamas sarebbero rimaste all’interno di una cerchia ristrettissima di capi militari per limitare al massimo la fuga di notizie. In sostanza non tutti sapevano anche se gli addestramenti militari nei campi improvvisati all’interno della Striscia avevano allarmato i servizi segreti egiziani che, in tempi non sospetti, avevano avvertito americani ed israeliani che qualcosa di grosso bolliva in pentola. 

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