Non dimentichiamo il Kosovo

(di Francesco Matera) La situazione in Kosovo è apparentemente molto tranquilla anche se è forte il risentimento tra le due maggiori  etnie del  Kosovo,  albanesi e serbi. Gli albanesi, specialmente le giovani generazioni, nutrono e covano di giorno in giorno, un risentimento difficile da controllare e addomesticare.  Quello che i serbi hanno fatto ai loro genitori, ai loro parenti più anziani pesa come un macigno irremovibile poiché  i segni e le ferite  di quella terribile guerra, quel terribile massacro, sono ancora riscontrabili dalle testimonianze dei loro cari e visibili dalle lapidi presenti nei cimiteri improvvisati a cielo aperto, nei giardini delle loro case. Ma anche i serbi hanno subito, da parte dei miliziani albanesi delll’Uck e non solo, inenarrabili  violenze che ancora fanno male e sono difficili da dimenticare.

Il Kosovo oggi, però, vuole rialzarsi, cercando di lasciare indietro il passato, desideroso di delineare una propria identità, nonostante le innumerevoli contraddizioni dovute alle diverse etnie che compongono la sua popolazione. Un  nuovo Governo si è insediato agli inizi di febbraio  con a capo Albin Kurti che può contare del sostegno di una coalizione politica eterogenea composta anche da liste politiche sostenute dai serbi del Kosovo. Una scommessa quella di Albin Kurti, una sfida, quale unica possibilità per placare i sentimenti di vendetta esistenti, con un nuovo inizio virtuoso per tutti i kosovari.

L’economia,  in costante crescita, sta cercando di porre basi solide per garantire, ai governi che si succederanno, la possibilità di  poter pianificare uno sviluppo strutturale e sostenibile nel tempo. Occorre favorire politiche di sviluppo, in sintonia e con l’ombrello dell’Unione Europea, combattendo senza sosta  la corruzione che è dilagante a tutti i livelli. E’ di ieri la notizia dell’arresto di un numero imprecisato di poliziotti dediti alle “mazzette”.

Le parole del presidente Kurti, durante il suo insediamento, rendono meglio l’idea di una zona dell’Europa ad alto rischio di infiammabilità.

Kurti se da un lato  ha annunciato la necessità di dover intraprendere colloqui con Belgrado dall’altro ha ribadito la necessità di interessare la Comunità Internazionale per istituire dei Tribunali Penali Internazionali ad hoc per giudicare e condannare tutti coloro che si sono macchiati di crimini contro la popolazione civile, durante la guerra.  Kurti ha anche parlato dell’istituzione di un esercito regolare kosovaro.  Di fronte alle rimostranze degli alleati di governo delle liste serbe per via dell’annuncio dell’esercito kosovaro e dei tribunali ad hoc, Kurti  ha dovuto mediare annunciando che è sua intenzione favorire la reciprocità tra gli scambi commerciali tra Pristina e Belgrado. Il vulnus sono  i prodotti serbi venduti in Kosovo che per ovvii motivi subiscono  una tassazione altissima. Laddove si riuscisse davvero  a raggiungere un equanime accordo di reciprocità commerciale ne potrebbero giovare tutti con un interscambio pari a circa 400 milioni di euro.

L’Unione Europea è molto attiva in questo ambito e  per invogliare il processo di pacificazione e di relazione, ha firmato accordi commerciali con la Serbia per 118 milioni di euro, ponendo come condizione l’avvio di nuovi colloqui tra Pristina e Belgrado. La Serbia, tuttavia, tra le tante promesse annunciate e le flebili aperture  non disdegna di mandare messaggi “subliminali” a mezzo stampa. Il ministro della Difesa Serbo, Aleksandar Vulin, ha dichiarato ieri che la Serbia, anche nel corso del 2020, continuerà il processo di ammodernamento delle sue Forze Armate, specialmente per quanto riguarda l’aeronautica. Ha terminato il suo messaggio dicendo: “siamo già pronti per le sfide future”.

Nel Kosovo  nonostante le belle parole dei politici si registra, ancora nella vita comune, un continuo processo di emarginazione di tutti i serbi kosovari: sono tenuti al margine della società e  discriminati. Di fronte al persistere  di queste antipatiche situazioni sociali occorre lavorare per garantire una  prosperità universale, favorendo uno sviluppo economico strutturale e sostenibile dell’intera area, cercando di alzare gli stipendi ai propri cittadini senza distinzione di razza ed etnia (un professore di scuole superiori in Kosovo, oggi nel 2020, guadagna poco più di 300 euro al mese).

Non dimentichiamo il Kosovo

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