Ponte Morandi, “i tiranti non reggono”, così i tecnici di Autostrade due mesi prima del crollo

I vertici di Autostrade e ministero delle Infrastrutture sono indagati per disastro colposo, omicidio stradale colposo plurimo e omicidio colposo per violazione delle norme antinfortunistiche.

Secondo i magistrati e gli investigatori il disastro poteva essere evitato. Il tutto è emerso dai verbali dell’interrogatorio, dagli scambi di messaggi in chat, dalle e-mail tra il gestore e i controllori del dicastero, dai resoconti delle riunioni. Fatto ancora più grave è che un mese prima della tragedia i tecnici avevano individuato proprio negli stralli il punto maggiormente debole, senza prendere adeguate contromisure, come ad esempio la limitazione del traffico, che avrebbe potuto evitare la tragedia che è costata la vita a 43 persone.

Per l’incidente probatorio, chiesto dai magistrati  saranno chiamati l’amministratore delegato Giovanni Castellucci, il direttore operativo centrale Paolo Berti, quello delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli, il direttore del Primo Tronco Stefano Marigliani, il responsabile del progetto di retrofitting Paolo Strazzullo, l’ex direttore delle manutenzioni di autostrade Mario Bergamo che per primo nel 2015 disse che era necessario intervenire sul ponte Morandi, Riccardo Rigacci, Fulvio Di Taddeo e Massimo Meliani. Per il ministero, invece, dovranno intervenire il direttore generale per la vigilanza Vincenzo Cinelli, il predecessore Mauro Coletta, i funzionari Giovanni Proietti e Bruno Santoro, il capo ufficio ispettivo territoriale Cannine Testa, il provveditore delle Opere pubbliche di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Roberto Ferrazza e il dirigente del provveditorato Salvatore Bonaccorso. Infine gli ingegneri della Spea Engineering, la società controllata del gruppo Atlantia, che realizzò il progetto di rinforzo, Massimiliano Giacobbi, Massimo Bazzarelli, e Emanuele De Angelis.

“I tiranti non reggono”, quello che è emerso dai messaggi  in chat tra i tecnici di Autostrade due mesi prima dela  crollo. Quindi  i tecnici delegati alla sicurezza del ponte parlavano proprio dei rischi legati ai tiranti. Ma nessuno è intervenuto nonostante il pericolo annunciato. Si è addirittura accertato che alcuni lavori minimi sono terminati all’alba del 14 agosto proprio sul pilone 9, quello crollato, e questo aggrava la posizione di chi doveva vigilare perché erano consapevoli del pericolo e hanno messo a rischio la vita degli operai. La contestazione di omicidio stradale riguarda invece il mancato rispetto della sicurezza degli automobilisti che deve essere invece garantita proprio da chi ha la gestione dei tratti autostradali e da chi deve controllare che siano rispettate le regole.

 

Ponte Morandi, “i tiranti non reggono”, così i tecnici di Autostrade due mesi prima del crollo

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