Video: Cina, riconoscimento facciale tramite occhiali da sole

   

(di Giovanni Calcerano) La polizia ferroviaria cinese sta utilizzando speciali occhiali da sole, dotati di software di riconoscimento facciale, per identificare e catturare i sospetti nelle stazioni ferroviarie di Zhengzhou, capitale della provincia centrale di Henan.

Questi occhiali, esteticamente molto simili ai Google Glass di cui tanto si è parlato negli anni scorsi, sono stati lanciati sul mercato nei primi mesi del 2017, ma solo recentemente sono stati forniti in dotazione agli agenti. Sono collegati a un dispositivo palmare che utilizza un software di analisi per confrontare i visi “puntati” da chi li indossa con un database precaricato contenente le foto di 10.000 sospetti.

La tecnologia, sviluppata da LLVision, dimostra la volontà della Cina di aumentare ulteriormente gli sforzi di sorveglianza fino a livelli completamente nuovi e tecnologicamente avanzati. I media statali cinesi hanno riferito che la polizia, grazie a questi nuovi ausili, ha già individuato, presso la stazione ferroviaria orientale di Zhengzhou, sette persone ricercate per casi criminali importanti ed ha catturato più di 25 persone che stavano usando l’identità di qualcun altro.

Gli occhiali di sorveglianza funzionano più velocemente e con maggiore accuratezza rispetto ai tradizionali metodi di controllo via monitor. Infatti, anche se le telecamere di sicurezza vengono controllate in tempo reale, il ritardo tra l’individuazione di una persona di interesse e la successiva allerta alle autorità può essere sufficiente per la fuga della persona stessa. Senza trascurare poi il fatto che il tempo necessario per la verifica automatica è pari ad un solo decimo di secondo e che l’accertamento viene sempre effettuato su tutti i volti e non solo su quelli conosciuti o riconosciuti dagli addetti alla sorveglianza.

Tuttavia, i portavoci della LLVision hanno specificato che la precisione di riconoscimento non può essere considerata perfetta. Il “rumore” ambientale in un terminal affollato, ad esempio, potrebbe distorcere i risultati. I risultati errati non sono comunque l’unica preoccupazione da imputarsi ad un tale sistema di sorveglianza: molti hanno anche sottolineato che i dispositivi potrebbero prestarsi alla profilazione razziale e, ancora più in generale, avere il potenziale di violare la privacy dei cittadini. Come ha dichiarato al Wall Street Journal William Nee, un ricercatore cinese di Amnesty International, “la possibilità di offrire ai singoli agenti di polizia la tecnologia di riconoscimento facciale utilizzando semplici occhiali da sole potrebbe rendere il sistema di sorveglianza della Cina praticamente onnipresente” a possibile scapito, quindi, della libertà dei cittadini. L’azienda produttrice, a tal proposito, avrebbe dichiarato che la tecnica di riconoscimento facciale non sarà venduta ai consumatori finali fino a quando non si avrà la giusta chiarezza in merito ai potenziali impatti sociali di tali dispositivi. Nel frattempo però, una versione “basic” di questi occhiali, è già stata posta in vendita in Africa, Stati Uniti, Europa e Giappone.