Scioglimento calotte polari, nuova rotta per le navi militari di Pechino, l’allarme dell’intelligence e del Capo della Difesa Uk

La Cina minaccerà presto la sicurezza dell’Occidente nell’Atlantico, ad affermarlo il capo delle forze armate del Regno Unito durante la conferenza annuale al Royal United Service Institute. L’alto ufficiale ha suggerito che potrebbe essere necessario inviare, in maniera stabile, una portaerei britannica nell’Asia orientale.

L’ammiraglio Tony Radakin, capo di stato maggiore della Difesa inglese, ha spiegato che lo scioglimento delle calotte polari potrebbe favorire la creazione di una nuova rotta di navigazione, particolarmente attraente a livello militare per la Cina, al fine di creare deterrenza nei confronti dell’Europa. Pechino, sostiene l’ammiraglio, potrebbe sfruttare il nuovo scenario per posizionarsi in maniera importante a livello militare in quella zona remota del pianeta. Avvertimento già segnalato anche dai vertici di MI5, MI6 e GCE IQ.

Radakin ha, pertanto, suggerito che la Royal Navy potrebbe essere costretta ad aumentare la sua flotta di sottomarini “Trident”, in quel tratto di mare, in risposta all’aumentando sostanziale dell’arsenale nucleare di Pechino.

La Royal Navy potrebbe quindi schierare i suoi quattro sottomarini di classe Vanguard che trasportano armi nucleari Trident ha precisato il capo delle forze armate di Sua Maestà affermando che la marina, grazie all’accordo Aukus, firmato con Stati Uniti e l‘Australia, può agevolmente ottenere il sostegno per aumentare la sua flotta con capacità nucleare.

Sul riarmo nucleare Radakin ha detto che “una delle lezioni apprese nel 2022 è che la deterrenza nucleare ha protetto la Gran Bretagna e gli alleati dal potere coercitivo degli avversari “.

Radakin si è poi soffermato sul conflitto russo-ucraino: “la Russia sta perdendo la guerra nonostante abbia sparato milioni di munizioni contro una modesta potenza militare”, specificando che “la Russia deve affrontare una grave carenza di munizioni di artiglieria, perché l’arsenale di Mosca è ad oggi criticamente carente. Moralmente, concettualmente e fisicamente, le forze di Putin si stanno esaurendo”.

Radakin sul fatto di posizionare una portaerei regolarmente nell’Asia orientale ha affermato: “Abbiamo visto cosa succede quando i Paesi distolgono l’attenzione: incoraggiano i governi autocrati ad  infrangere  le regole portando così ad instabilità e insicurezza globale”.

Aukus

L’alleanza tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti (Aukus – 2021) è un partenariato di “sicurezza trilaterale rafforzato” il cui scopo è quello “di approfondire la cooperazione diplomatica, di sicurezza e di difesa nella regione indo-pacifica, anche lavorando con i partner, per affrontare le sfide del ventunesimo secolo”. Così nella dichiatazione al termine della firma dell’accordo: “Promuoveremo una più profonda condivisione di informazioni e tecnologie. Promuoveremo una più profonda integrazione della scienza, della tecnologia, delle basi industriali e delle catene di approvvigionamento legate alla sicurezza e alla difesa. E in particolare, approfondiremo significativamente la cooperazione su una serie di capacità di sicurezza e difesa”.

Il Regno Unito con l’Aukus vuole inserirsi in maniera sempre più radicata nell’Indo-Pacifico per sviluppare quell’idea di Global Britain, post-Brexit. La decisione di Londra è dettata dall’evidente necessità di presenziare, con la flotta e con la diplomazia, nei mari dell’Estremo Oriente. Nel patto Aukus gli osservatori sostengono che vi è un chiaro interesse anche e soprattuto nella vendita dei sottomarini nucleari inglesi classe Astute, contrapponendosi così al contratto di decine di miliardi di euro dei sottomarini francesi destinati all’Australia.

Nuove rotte dallo scioglimento dei ghiacci, nuova sfida con la Russia e Cina

Lo scioglimento del ghiaccio nell’Oceano Artico trasformerà le rotte commerciali nelle acque internazionali, riducendo l’impronta di carbonio dell’industria marittima e indebolendo il controllo della Russia sull’area. 

Nei prossimi due decenni rappresenterà un nuovo sbocco per nuove rotte commerciali marittime più brevi, più ecologiche aggirando quella del Mare del Nord, controllata dalla Russia.     

A giungere a queste conclusioni è uno studio realizzato da scienziati del clima della Brown University e da esperti di diritto della University of Maine School of Law, pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences, come riporta l’Agi. 

I team hanno incrociato tutti i dati utili a prevedere come lo scioglimento del ghiaccio nell’Oceano Artico potrebbe influenzare la regolamentazione delle rotte marittime nei prossimi decenni. Così hanno previsto che entro il 2065 la navigabilità dell’Artico aumenterà così tanto da poter creare nuove rotte commerciali nelle acque internazionali, non solo riducendo l’impronta di carbonio del settore marittimo, ma anche indebolendo il controllo russo sul commercio nell’Artico.           

Nonostante la notizia sia stata accolta con favore, nel contesto della guerra in Ucraina e delle tensioni alle stelle tra l’Occidente e la Russia, per Amanda Lynch, autrice principale dello studio e professoressa di scienze della Terra, ambientali e planetarie alla Brown, “non c’è scenario in cui lo scioglimento del ghiaccio nell’Artico sia una buona notizia”. 

In primis perché parti dell’Artico che una volta erano ricoperte di ghiaccio tutto l’anno si stanno riscaldando così rapidamente che saranno prive di ghiaccio in modo affidabile per mesi e mesi in appena due decenni. Il cambiamento climatico dell’Artico poi metterà in pericolo innumerevoli specie che prosperano a temperature sotto lo zero.   

La sfortunata realtà è che il ghiaccio si sta già ritirando, queste rotte si stanno aprendo e dobbiamo iniziare a pensare in modo critico alle implicazioni legali, ambientali e geopolitiche” ha anticipato Lynch, che da quasi 30 anni studia i cambiamenti climatici nell’Artico. 

Dal 1982 la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare ha conferito agli Stati costieri artici un’autorita’ rafforzata sulle rotte marittime primarie. L’articolo 234 della Convenzione stabilisce che in nome della “prevenzione, riduzione e controllo dell’inquinamento marino provocato dalle navi”, i Paesi le cui coste sono vicine alle rotte marittime artiche hanno la capacita’ di regolare il traffico marittimo della rotta, purche’ l’area rimanga ghiacciata, ovvero coperta per la maggior parte dell’anno.     

Per decenni la Russia ha utilizzato l’articolo 234 per i propri interessi economici e geopolitici. Una legge russa richiede che tutte le navi che passano attraverso la rotta del Mare del Nord siano pilotate da russi. Il Paese richiede inoltre che le navi di passaggio paghino pedaggi e forniscano un preavviso dei loro piani per utilizzare la rotta. La pesante regolamentazione è uno dei tanti motivi per cui le principali compagnie di navigazione spesso aggirano le pesanti normative e i costi elevati della rotta e utilizzano invece i canali di Suez e Panama, rotte commerciali più lunghe, ma più economiche e più facili.

“Ora che il ghiaccio vicino alla costa settentrionale della Russia inizia a sciogliersi, perderà la sua presa sulla navigazione attraverso l’Oceano Artico” ha prospettato Norchi. Secondo lo studioso, i russi continueranno comunque a invocare l’articolo 234 che “cercheranno di sostenere con la loro forza, ma saranno contestati dalla comunità internazionale, perché tale norma cesserà di essere applicabile se non ci sarà un’area coperta di ghiaccio per la maggior parte dell’anno”

Non solo, ma con lo scioglimento dei ghiacci, il trasporto marittimo si sposterà fuori dalle acque territoriali russe e verso le acque internazionali. “Se ciò accade, la Russia non può fare molto, perché il risultato è guidato dal cambiamento climatico e dall’economia marittima” ha concluso Norchi.   

Secondo Lynch, studi precedenti hanno dimostrato che le rotte artiche sono dal 30% al 50% più corte delle rotte del Canale di Suez e del Canale di Panama, con tempi di transito ridotti di circa 14-20 giorni. Ciò significa che se le acque artiche internazionali si scaldano abbastanza da aprire nuove rotte, le compagnie di navigazione potrebbero ridurre le loro emissioni di gas serra di circa il 24%, risparmiando anche tempo e denaro.     

Queste potenziali nuove rotte artiche sono una cosa utile da considerare quando si ricorda il momento in cui la nave Ever Given è rimasta bloccata nel Canale di Suez, fermando un’importante rotta marittima per diverse settimane“, ha sottolineato Lynch. 

La diversificazione delle rotte commerciali, soprattutto considerando le nuove rotte che non possono essere bloccate, perché non sono canali, conferisce all’infrastruttura marittima globale molta più resilienza” ha previsto la scienziata.   

La distribuzione temporale e geografica della navigabilità è un fattore determinante per l’evoluzione delle applicazioni del diritto marittimo internazionale. Le velocità di navigazione più lente tipicamente adottate nell’Artico potrebbero ridurre questo vantaggio, ma lo “slow steaming” a livello mondiale è una strategia identificata dall’Organizzazione marittima internazionale per ottenere riduzioni delle emissioni di gas serra. 

La Russia copre più di 24 mila km di costa dell’Oceano Artico e, per via del cambiamento climatico antropogenico, il ghiaccio marino si è ritirato più rapidamente dalle sue coste, consentendo l’espansione della presenza artica russa. Dal 2000, i satelliti hanno rilevato nuove infrastrutture che coprono centinaia di chilometri quadrati associati ad attività petrolifere, minerarie, di pesca e militari. La legge russa descrive la rotta del Mare del Nord come la “via di comunicazione dei trasporti nazionali storicamente stabilita”. 

È significativo che la Russia utilizzi linee di base rettilinee in modo tale che segmenti della rotta si trovino all’interno delle acque interne. La visione ufficiale russa sembra essersi evoluta per caratterizzare l’intera rotta del Mare del Nord come acque interne.

Scioglimento calotte polari, nuova rotta per le navi militari di Pechino, l’allarme dell’intelligence e del Capo della Difesa Uk

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