Siamo nell’era “ibrida”, la tecnologia unica arma per la supremazia globale

In un’era dove i processi di cambiamento a livello globale sembrano inarrestabili ed ingovernabili, anche gli scenari sociali appaiono sempre più complessi; con intrecci inestricabili non solo fra politica locale, geopolitica, informazione, globalizzazione, ecologia, finanza ed economia, ma anche fra tutto ciò e il parallelo sviluppo esponenziale di una tecnologia via via più interconnessa con l’evoluzione dell’intera popolazione della Terra e con i suoi equilibri dinamici.

Al riguardo è d’obbligo porsi una domanda: dove stiamo andando, non solo a breve, ma anche nel medio e lungo termine?

La risposta alla domanda potrebbe essere letta nel libro scritto dai coniugi Khanna: titolo originale, “Hybrid Reality. Thriving in the Emerging Human-Technology Civilization”. Tradotto in italiano da Codice Edizioni con il titolo “L’età ibrida. Il potere della tecnologia nella competizione globale”.

Sulla copertina il contenuto del libro è così sintetizzato:

“Ayesha e Parag Khanna, descrivono appieno la portata di questo fenomeno e i suoi effetti dirompenti: la civilizzazione umano-tecnologica in corso ha raggiunto infatti un livello tale da diventare anche un processo strategico che agisce su scala mondiale, e che sta ridisegnando le mappe del potere economico e delle reciproche influenze tra le nazioni e i continenti. Assistiamo insomma alla nascita di un nuovo equilibrio geopolitico, in cui il ruolo di uno Stato all’interno della competizione globale è ormai definito più dal livello di innovazione tecnologica che non dalla potenza militare o economica. Stiamo entrando in un’età ibrida, dove il rapporto uomo-macchina non sarà più solamente una semplice co-abitazione, ma una vera e propria co-evoluzione.”

Ed ecco come i due autori americani di origini indiane sintetizzano il punto focale della loro riflessione:

“Una nuova era richiede un nuovo lessico. Avrà ancora senso parlare di telefonia ‘mobile’ quando tutti i telefoni saranno ‘mobili’, se non addirittura impiantati dentro di noi? Il termine ‘evoluzione’ sarà in grado di descrivere il nostro rapporto con la tecnologia, o dovremo invece parlare di co-evoluzione umano-tecnologica?”

Il loro pensiero è meglio spiegato in alcune citazioni del libro, che di seguito si riportano.

L’alba dell’età ibrida. “Oggi ci troviamo alla frontiera dell’era dell’informazione: siamo nell’età ibrida, una nuova epoca socio-tecnologica che emerge mano a mano che le tecnologie si fondono tra di loro e gli esseri umani con queste, due processi che avvengono in simultanea”. “Da un utilizzo della tecnologia all’unico scopo di dominare la natura stiamo passando alla trasformazione di noi stessi in una struttura pronta ad essere plasmata dalle tecnologie, integrandole dentro di noi fisicamente. Non solo usiamo la tecnologia: la assorbiamo. Nell’età ibrida, quindi, la natura umana cessa di essere una verità distinta e immutabile”.

Co-evoluzione umano-tecnologica. “Come hanno spiegato Brian Arthur, del Santa Fe Institute, e Kevin Kelly, esperto di tecnologia e cultura digitale, la tecnologia ha modelli evolutivi propri che si combinano e si configurano in modi sempre più complessi per adattarsi alle nuove circostanze. L’evoluzione biologica e tecnologica sono manifestazioni di un principio scientifico molto profondo che il matematico Adrian Bejan chiama legge construttale, secondo cui tutti i nostri sistemi sono naturalmente predisposti per diventare più complessi e facilitare il flusso dei loro componenti”.

Geotecnologia. “Il paradigma dominante per spiegare il cambiamento globale nell’età ibrida sarà la geotecnologia. Il ruolo della tecnologia nel plasmare e riplasmare l’ordine prevalente, e nell’accelerare i mutamenti tra gli ordini, ci costringe a ripensare la supremazia intellettuale della geopolitica e della geoeconomia”. “Lo spostamento verso un paradigma geotecnolgico ci costringerà ad abbandonare concetti di geopolitica considerati fondamentali da secoli.  Il primo riguarda gli ordini di grandezza: ‘più è grande, meglio è non sarà più necessariamente vero. Il secondo concetto da riconsiderare riguarda l’autorità. La centralizzazione perde terreno a favore della diffusione”. “Anziché da petro-stati, l’età ibrida sarà guidata da info-stati città-centrici”.

La Technik. “Il termine tedesco Technik incorpora non solo le tecnologie ma anche le abilità e i processi che le riguardano (in inglese – e in italiano, n.d.r. – manca un vocabolo adeguato in grado di cogliere questo complesso intreccio tra uomo e tecnologia). La Technik  unisce la dimensione scientifica e meccanica della tecnologia (determinismo) con un necessario interesse per i suoi effetti sugli uomini e sulle società (costruttivismo). La Technik  è dunque il quoziente tecnologico della civiltà. Se la geotecnologia ha a che fare con il potere, la Technik ha a che fare con l’adattabilità”. Nelle pagine successive gli autori indicano quali sono secondo loro le società che dimostrano di avere attualmente la migliore Technik; i nomi sono rivelatori: Giappone innanzi tutto, dato che è il paese che più sta accogliendo i robot nella propria quotidianità, e poi Singapore, la Finlandia, Israele, l’India e gli Usa.

“La lotta per conseguire Techink potrebbe diventare la nuova lotta di classe globale: chi dalla tecnologia trae guadagno e qualità della vita contro chi resta perennemente indietro rispetto agli standard dominanti”.

L’emergere del generativismo. “Il principio di fondo che nella realtà ibrida trasformerà i nostri sistemi sociali più importanti è il generativismo. I sistemi generativi hanno una capacità praticamente inesauribile di connettere utenti e di consentire loro di creare nuovi valori e nuovi prodotti. I due migliori esempi di generativismo sono il linguaggio e internet”. “La tecnologia rappresenta un drive cruciale del generativismo nel momento in cui i suoi frutti sono modulari e facilmente ricombinabili, adattabili dalle persone per i propri scopi. Nell’età ibrida il generativismo alimenterà cambiamenti paradigmatici in tutti i principali sistemi sociali” e qui gli autori elencano e sintetizzano i contenuti dei cinque paragrafi centrali del libro: “il sistema scolastico passerà dall’acquisizione alla creazione di conoscenza; quello sanitario, dalla cura della persona al suo potenziamento; l’economia, da valori predeterminati a valori generati dagli utenti; la governance, dal potere centralizzato a un’autorità più diffusa; e l’ordine di grandezza della vita civica, dalla nazione alla città”.

Istruzione: La morte del pedigree“Con il mondo dell’informazione a portata di mano, il modello industriale dell’istruzione come memorizzazione di fatti diventa sempre più ridondante”. “Il nuovo sistema di apprendimento generativo sarà peer-to-peer, nel senso che vedrà uno scambio diretto tra allievi, nonché tra allievi e insegnanti, genitori, comunità e tecnologia stessa”. “Vedremo sempre più scuole di tipo ‘Mon-IT’ (inteso come Montessori Institute of Technology), che fondono l’esplorazione e la curiosità verso il mondo del metodo Montessori con le rigorose tecniche di ricerca del MIT. Si faranno ‘giochi seri’ a tutte le età”.

Lavoro: Il valore di ciascuno di noi“Attualmente l’occupazione non segue più la crescita economica, soprattutto perché macchine intelligenti sono diventate parte integrante della forza lavoro. Stiamo forse andando verso un mondo con più specializzazioni e meno lavoro?” . Anche se, sostengono più avanti gli autori, “ci sono tutti i sintomi della nascita di un’economia condivisa in cui il consumo e la proprietà cedono il passo all’utilizzazione e alla collaborazione. L’accesso temporaneo ad automobili, case e spazi di lavoro richiede interdipendenza e fiducia tra perfetti sconosciuti; tuttavia è diventato un modello economico sostenibile, nonché un pilastro del commercio che sta accelerando il passaggio verso nuovi generi di gruppi autodefiniti”.

Medicina e biologia: Dalla terapia al potenziamento del corpo. “A un certo punto la combinazione di bioingegneria, optogenetica e neuroprostetica potrebbe trasformare l’uomo in un cyborg con parti rigenerative tali da renderlo immune all’invecchiamento e alla malattia”. “I ricchi potranno comprarsi lo status di nuova super-specie, e il divario tra possidenti e nullatenenti genetici potrebbe diventare più importante delle nostre attuali disuguaglianze economiche. Il ‘negozio del corpo umano è già aperto”. Ma comunque “nessuno è in grado di controllare le implicazioni etiche ed economiche di queste enormi innovazioni mediche e genetiche”, comprese quelle derivanti dall’accumulo di big data medici nelle cloud e negli archivi che stanno crescendo in tutto il mondo, nel pubblico e nel privato, “perché il progresso è troppo veloce, i governi troppo lenti e i costi incalcolabili”.

Reti di potere: La diffusione dell’autorità“La forza di una società dipende in misura sempre maggiore dalla ridondanza di dati e dalla dissidenza creativa, ovvero la libertà di ciascun individuo di impegnarsi in un hakeraggio costruttivo che riveli le vulnerabilità e le possibili soluzioni derivanti dal crowdsourcing.

Geopolitica: Una nuova dimensione: l’ascesa della città“Il XXI secolo non sarà dominato da Stati Uniti, Cina, Brasile o India, bensì dalla città. Già oggi solo 600 città generano tre quarti dell’economia mondiale. Il generativismo urbano è alimentato dalla diffusione di infrastrutture interconnesse e piattaforme di dati, nonché da autorità e cittadini che organizzano e sfruttano i propri dati per creare istituzioni politiche più reattive, economie dinamiche e servizi efficienti. Le città intelligenti sono dunque gli ‘info-stati’ dell’età ibrida, che fanno leva su nuovi settori tecnologici per surclassare le proprie rispettive nazioni in termini di Technik, diventando nodi autonomi dell’economia mondiale”.

Interessante è lo studio dell’interazione/ingerenza tra Stati spesso contrapposti, grazie all’utilizzo della tecnologia. Un attacco hacker massivo tendente a destabilizzare le sicurezze di uno Stato, oppure la manipolazione reale e subliminale delle informazioni, possono essere paragonate ad un attacco bellico vero e proprio? Può uno Stato che ha subito l’attacco rispondere con gli strumenti consuetudinari propri del Diritto internazionale?  Le regole del Diritto internazionale sono valide anche nello Spazio?

Domande a cui non riusciamo dare risposte esaustive e che rendono fertile il confronto delle superpotenze in questi ambienti “immateriali”. Ambienti di conquista dove l’unica arma efficacie è la conoscenza tecnologica, quella  di primissimo livello, quella conoscenza e capacità che poche superpotenze potranno avere, considerati gli indefiniti e continui investimenti richiesti,per poter stare dietro alla velocità incontrollabile dell’era “ibrida”.

di Massimiliano D’Elia

 

Siamo nell’era “ibrida”, la tecnologia unica arma per la supremazia globale