🎤Tempi supplementari per Salvini e Di Maio: Mattarella attenderà fino a venerdì pomeriggio, massimo e poi…

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo la  richiesta di Lega e Movimento Cinque stelle, ha concesso altro tempo,  24 ore. Che potrebbero diventare 48, cioè fino a venerdì. Ma solo se le due forze politiche gli dimostreranno che questa volta l’intesa è reale per una  maggioranza parlamentare. Domani il capo dello Stato attenderà pazientemente novità dalla Toscana a  Fiesole dove partecipa a ‘The State of the Union’, l’evento organizzato dall’Istituto Universitario Europeo per fare il punto su sfide e prospettive del prossimo futuro dell’Unione europea. Appuntamento importante per l’europeista Mattarella, al quale parteciperanno il presidente della Bce Mario Draghi e il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker.

Quindi, dopo una tappa a Palermo, tornerà a Roma venerdì all’ora di pranzo. Sarà proprio venerdì pomeriggio il momento della verità: ufficializzazione di un accordo di Governo Lega-M5s o dell’avvio del governo di garanzia con l’indicazione del premier scelto da Mattarella. Il presidente del Consiglio in pectore, sul quale vige il riserbo assoluto del Quirinale, sarà avvertito solo poco prima dell’eventuale incarico. Come e’ noto i ministri vengono nominati dal presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio. Quindi non può partire l’operazione di scouting dei ministri prima che sia affidato l’incarico al premier. Ma tutto è pronto in caso di emergenza, come tutto era pronto oggi prima della richiesta di Lega e M5S. In un quadro così complesso e in continua evoluzione sarebbe una scommessa individuare con esattezza i tempi della formazione di un Governo e del voto di fiducia delle Camere.

Di conseguenza anche ipotizzare una data per nuove elezioni in caso di sfiducia. Sembra però sempre più improbabile che si possa votare a luglio. Per una serie di motivi: intanto i tempi tecnici si allungano e potrebbero far saltare anche la data già estrema del 22 luglio. Chiamare gli elettori alle urne domenica 29 luglio non è realistico. Se a questo si aggiunge che anche nella Lega e nei Cinque stelle il sentimento della riflessione sta prendendo il posto di quello della furia, la porta di luglio sembra quasi chiusa, la paura dell’astensionismo sommato alle perplessità di elettori costretti nuovamente al diritto di voto sotto il solleone sta convincendo Salvini e Di Maio a non intraprendere più questa strada, apparentemente in salita e molto insidiosa.

 

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