Velivolo di sesta generazione, la sfida del futuro è già iniziata

(di Massimiliano D’Elia) Russia, Stati Uniti, Cina e ora anche Europa con alcuni progetti sono sempre in competizione per dotare i propri eserciti di armamenti sempre più evoluti. La supremazia nel campo militare, costituisce uno degli obiettivi principali  per competere e far valere la propria influenza nello scacchiere internazionale.

L’aeronautica, in tale contesto, costituisce il terreno più affascinante dove le macchine in volo, le più evolute, potranno davvero fare la differenza e dare la supremazia “totale” agli eserciti. Mentre si parla e si discute sulla effettiva necessità dei velivoli di quinta generazione (un dibattito demagogico che a periodi elettorali alterni interessa l’Italia per l’F-35), nei laboratori di Stati Uniti, Russia con il MiG-41, Cina, Giappone con il caccia F-3, Francia e Germania con il FACS e Inghilterra e Italia  con il Tempest, si sta già studiando a livello concettuale  a quelli di sesta generazione. Discorso a parte per gli Stati Uniti che hanno due progetti: il “Penetrating Counter-Air” dell’Aeronautica – un caccia stealth a lungo raggio per scortare bombardieri stealth – e il FA-XX della Marina. Finora, Boeing, Lockheed-Martin e Northrop-Grumman hanno svelato concetti di sesta generazione.

Uno dei  motivi per accelerare sulla sesta generazione è dato dal fatto che i sistemi di difesa aerea terrestri come l’S-400 russo a basso costo possono ora minacciare vaste aree dello spazio aereo, gli aerei invisibili devono essere in grado di penetrare bolle “anti-accesso / negazione di area” ed eliminare la difesa aerea da una distanza di sicurezza. I jet stealth per la loro capacità superano drasticamente gli aerei non stealth nelle manovre di guerra aerea

Ma quali sono i criteri, pensati, per la sesta generazione?

L’obiettivo è il volo in autonomia cioè progettare una macchina non gestita da persone a bordo ma da piloti da remoto, un’evoluzione tattica degli attuali velivoli Apr. Allo studio ci sarebbe una versione americana senza pilota e un’altra russa con pilota a bordo.

I progettisti americani stanno lavorando ad un prototipo in grado di gestire un numero spropositato di informazioni con  incredibile resistenza ai sovraccarichi, solo un robot potrò garantire tale specificità. I russi, invece,  credono  che nessun computer possa essere  in grado di far funzionare una macchina come un essere umano.

Altra caratteristica di questi velivoli del futuro è la bassa visibilità. Oggi lo stealth della quinta generazione, a quanto pare, non è  totalmente immune dai sistemi di difesa aerea S400 russi. Quelli di sesta generazione dovranno essere completamente invisibili.

Il criterio successivo è la velocità. Oggi l’aereo militare più veloce in volo va a circa 3 Mach, lo sviluppo della sesta generazione dovrebbe essere in grado di superare la soglia del 5. Velocità di crociera (senza accendere la spinta postbruciatore), dicono gli esperti, sarà sicuramente supersonica. Molto probabilmente, la velocità di crociera del futuro sarà identica alla velocità di oggi post-combustione – Mach 1,5-2. L’aereo potrà volare senza rifornimento di carburante per un lungo periodo, e quindi continuare a pattugliare le grandi distanze lontano dalla propria base.

Da un punto di vista strutturale gli esperti ritengono che il velivolo sarà molto ergonomico.

Esempio credibile è un’ala racchiusa nella fusoliera e non saranno dotati di una superficie di coda verticale. Forse alla base della progettazione degli aeromobili vi è il concetto di “ala volante” (come il futuristico B-2, della US Air Force).

L’aeromobile dovrà essere facile da manovrare in angoli di circa 60 gradi. La manovrabilità permette ai caccia di muoversi nel quadro delle traiettorie della “difesa missilistica”. Il velivolo con elevatissima manovrabilità non dovrà temere alcuna difesa missilistica.

L’interoperabilità dovrà essere totale con le forze di terra, mare, aria, aerospazio, spazio, cyberspazio e anche sott’acqua. La miriade di informazioni ricevute dai vari centri di comando e controllo dovranno consentire al velivolo di sesta generazione un dominio assoluto dei cieli e la vittoria sicura contro gli avversari.

Gli armamenti saranno integrati da raggi laser. Probabilmente le ultime macchine saranno dotate non solo con i missili, che sono principalmente utilizzati oggi, ma anche con installazioni laser. E’ possibile che l’arma sarà anche elettromagnetica. Quel tipo di missili voleranno ad una velocità tale che il sistema di difesa aerea non potrà tenere loro il passo

I progetti per questi velivoli del futuro richiedono anni, molti stimano in 10 e 20 anni. L’aspetto interessante è che già se ne parli e alcune fonti dicono che alcuni prototipi siano in fase avanzata di sviluppo in Usa e Russia.

Prototipi esistenti e concetto americano 

Si ritiene che il  progetto F / A-XX, sviluppato da Boeing sarà un caccia carrier-based per la Marina degli Stati Uniti, che può essere utilizzato in una vasta gamma di missioni di combattimento. Il prototipo è stato presentato dalla Boeing  già nel 2008 e mostrava una caratteristica unica  per gli aeromobili nella coda verticale. Nella cabina di guida del velivolo ci sono due posti per i piloti. Gli esperti credono che un pilota gestirà il caccia e l’altro i velivoli senza equipaggio e gli armamenti.

Boeing ha anche detto che il velivolo di sesta generazione sarà sia per la marina militare sia per l’Aeronautica e sostituirà l’F-22. Il principale vantaggio della macchina sarà la velocità molto elevata, rispetto agli attuali velivoli.

Lockheed Martin, altro leader mondiale nel settore sta sviluppando un proprio concetto di velivolo di sesta generazione. Gli studi non sono in una fase avanzata come alla Boeing, ma fanno sapere che svilupperanno gli studi su un velivolo con il massimo grado di integrazione.

Negli Usa la data della produzione in serie di tali velivoli, viene stimata, possa essere il 2030.

I programmi europei 

A luglio 2017, al termine di un summit intergovernativo, il Presidente francese Emmanuel Macron e la Cancelliera tedesca Angela Merkel hanno annunciato l’intenzione, da parte dei rispettivi Paesi, di collaborare allo sviluppo e alla produzione di un nuovo aereo da caccia di 6° generazione, che al momento prende il nome di FCAS (Future Combat-Air System). In seguito ha aderito al programma anche la Spagna.

L’Inghilterra sta lavorando al  Tempest con un gruppo di aziende a guida BAE Systems, l’Italia è dentro con Leonardo forte dei suoi stabilimenti in Inghilterra con circa 7mila dipendenti. Il Regno Unito è alla ricerca, tuttavia, di partner stranieri, per conferire un respiro più internazionale al progetto e per un maggiore burden-sharing, anche in vista dell’impatto economico che la Brexit avrà sui bilanci del Paese.  Londra ha, quindi,  inoltrato una richiesta di collaborazione  all’India, al’Italia che ha accettato di recente, ma anche  altri Paesi sembrerebbero candidati plausibili per una eventuale partecipazione, tra cui Giappone, Turchia e  Svezia.

Al riguardo, una recente intervista a cybernaua.it del generale Pasquale Preziosa ha chiarito le idee sulla futuribilità dell’industria della Difesa in Europa:

Tutti i velivoli di fattura europea degli ultimi 50 anni, quali Tornado (trinazionale) e Eurofighter (quadrinazionale), sono stati costruiti e, nel tempo, aggiornati con moneta pesante.

Per l’Italia, ambedue i velivoli sono stati finanziati dal Parlamento italiano con Leggi “ad hoc” come in altri paesi.

Il velivolo Tempest, se dovesse rimanere trinazionale, seguirà le sorti del predecessore Tornado, con qualche variazione parametrica negativa, così pure il velivolo FCAS.

Prendendo quale parametro di confronto la sommatoria dei PIL nazionali dei paesi partecipanti alle imprese TEMPEST, FCAS, TORNADO e EUROFIGHTER si possono rilevare i seguenti elementi:

– il Tornado poteva contare su tre paesi la cui sommatoria PIL era pari a 8,2 trilioni di $ (valori 2017),

– l’Eurofighter poteva contare su una sommatoria di 10,5 trilioni di $,

– il velivolo FCAS potrà contare su una potenzialità di 7,5 trilioni,

– il velivolo Tempest invece su una potenzialità di 5 trilioni.

La potenzialità finanziaria dei due nuovi velivoli caccia europei partono sia con un handicap negativo finanziario sia con problemi di economia di scala dovuto al limitato bacino di utenza.

Qualora i due progetti Tempest e FCAS dovessero confluire in un unico velivolo, la sostenibilità finanziaria potrebbe essere parametrata a valori superiori pari a 12,2 trilioni di dollari, dato equivalente al PIL cinese.

Per estrapolazione, qualora tutti i paesi dell’Unione europea dovessero esprimere le stesse esigenze, il parametro si porterebbe a 18,5 trilioni di dollari, molto vicino al parametro USA pari a 19,4 trilioni di dollari.

L’Italia farà la sua parte sia sotto il profilo finanziario sia tecnico industriale nel nuovo programma e sosterrà continuamente la convergenza dei programmi sia per una maggiore qualità del prodotto finale, sia per una migliore efficienza della spesa.

Progetto cinese

Al momento, la Cina sta finalizzando il caccia di quinta generazione. Si tratta del J-20 e J-Air 31. I progettisti cinesi non sono molto attratti da programmi a lungo termine e, come gli europei, sono più orientati allo sviluppo di un drone ad alta tecnologia, che è stato chiamato Lijian, caratterizzato da bassa visibile al radar. Sulla base di questo sviluppo, dicono gli esperti, ci sarà un jet da combattimento con caratteristiche da sesta generazione.

Prototipo giapponese

I progettisti giapponesi, in base a una serie di fonti, sono coinvolti nella creazione di una nuova classe di caccia. Si ritiene che la base per la macchina sia il velivolo ATD-X.

 Il concetto russo

I progettisti russi sembrano i più attivi nelle attività di studio di un nuovo velivolo di sesta generazione che abbia come base la macchina T-50.

I media russi dicono che il primo prototipo di velivolo di sesta generazione, creato da ingegneri dalla Russia, apparirà nei prossimi 10-12 anni, dalla United Aircraft Corporation. Se le stime saranno rispettate, i russi supereranno gli americani che, invece, hanno stimato la produzione non prima del 2030.

 

Velivolo di sesta generazione, la sfida del futuro è già iniziata