A febbraio a Washington il summit sulla Libia. Invitati: Italia, Francia, Inghilterra e Germania

A febbraio prossimo gli Stati Uniti hanno indetto un vertice a Washington per discutere sul dossier Libia alla presenza dei rappresentanti di Italia, Francia, Inghilterra e Germania.

L’attenzione americana sul Paese nordafricano è massima in questo momento. La settimana scorsa il numero uno della Cia William Burns si è recato in Libia per avvertire il presidente del governo di unità nazionale Dbeibah e il generale Haftar che il tempo è finito, ora occorre stabilizzare il Paese con elezioni democratiche e rendere più sicura tutta la fascia del Sahel. Regione dove la fanno da padroni gli jihadisti grazie all’influenza dei mercenari russi della compagnia privata Wagner, agli ordini del Cremlino.

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Come scrive corsera la visita del capo della Cia ha avuto anche una declinazione operativa. Secondo fonti libiche consultate da al Jazeera il capo dell’intelligence Usa, durante l’incontro con Haftar nel suo quartier generale alla periferia di Bengasi, ha chiesto che si crei una forza congiunta tra le milizie del generale e l’esercito libico controllato da Dbeibah e che venga usata a protezione del petrolio, dell’acqua e dei confini Sud. Burns avrebbe messo in guardia il generale dal danneggiare porti e giacimenti petroliferi e dal bloccare le esportazioni, come già avvenuto in passato. La piena operatività dell’industria energetica libica è uno degli interessi strategici anche dell’Italia, che sulla Libia come sull’intera regione mediterranea prova a riprendere l’iniziativa.

Polveriera Libia

La Libia è tutt’altro che tranquilla. E’ una polveriera pronta ad esplodere che causerà non poche grane all’Italia, consci del fatto che in quelle terre sono ammassati oltre 600 mila profughi provenienti da tutta l’Africa e il Medioriente. Sul sito del ministero dell’Interno sono pubblicati giornalmente i dati sui flussi migratori che interessano il nostro Paese: nel 2022 sono sbarcati in Italia ben 101.127 immigrati clandestini, molti in più rispetto ai 64.612 del 2021 e ai 33.863 del 2020. La maggior parte di loro sono egiziani (20.486), poi ci sono i tunisini (17.931), quindi quelli del Bangladesh (14.381). 51.000 arrivano dalla Libia, considerato Paese di transito.

L’instabilità politica e le elezioni che non si riescono a concretizzare sono elementi che inducono a non essere ottimisti per il futuro del Paese nordafricano. Le ultime votazioni risalgono al lontano 2014, quelle del dicembre dello scorso anno volute dall’Onu sono fallite miseramente.

Tripoli e tutto il Nord-ovest sono sotto l’egida del Governo di unità nazionale (Gnu), guidato dal premier Abdul Hamid Dbeibah, mentre la Cirenaica e il Fezzan sono governati da FathiBashaga, sulla carta, perchè sappiamo bene che a far la voce grossa in quell’area è il generale dell’esercito nazionale libico Kalifa Haftar, tra l’altro molto vicino alla Russia di Vladimir Putin, tant’è che la compagnia di mercenari Wagner è di casa da quelle parti.

Per arginare Haftar, il The Libya Observer spiega che il presidente della Camera dei rappresentanti, Aqila Saleh e il numero uno dell’Alto Consiglio, Khalid Al-Mishri, hanno proclamato la ripresa del dialogo per raggiungere ad un nuovo accordo al fine di poter indire libere e democratiche elezioni.

Haftar, così come scrive La Verità, starebbe cercando nuovi finanziamenti per la sua campagna elettorale in vista delle prossime elezioni. Denaro ricercato dai profitti della vendita di petrolio direttamente sui mercati internazionali. Il generale ha anche chiesto alla Russia di stampare dinari libici. Di questi, già un miliardo è stato sequestrato a Malta, su richiesta degli Stati Uniti. Per di più, a fine novembre, è stato licenziato Ali al Hibridalla carica di vicegovernatore della Banca centrale libica. Ufficialmente sarebbe stato accusato di corruzione, ma in realtà si sarebbe opposto all’immissione di nuovi dinari stampati in Russia nel sistema economico finanziario della Cirenaica.

Il sito web African Intelligence ha riportato che a dicembre Saddam Haftar, il figlio del generale, ha cercato di prendere il controllo delle istituzioni bancarie nella Libia orientale per finanziare la campagna elettorale del padre e pagare gli stipendi dei suoi miliziani.

A febbraio a Washington il summit sulla Libia. Invitati: Italia, Francia, Inghilterra e Germania

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