Analisi di una crisi politica “liquida”, fino alla fine con colpi di scena a base di “scatolette di tonno”

(di Massimiliano D’Elia) Ieri sera dopo l’incontro a Palazzo Chigi, tra Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, i grillini hanno mostrato tutto il loro  risentimento: “Zingaretti sta tirando troppo la corda. È venuto solo a parlarci di poltrone e ne vorrebbe anche una per sé. Non si fa così“.

La trattativa non è affatto semplice specialmente perchè, come riporta  il Corriere della Sera, Luigi Di Maio sta alzando sempre di più l’asticella, con richieste al limite della negoziazione. I punti fermi di Di Maio sono Giuseppe #Conte a Palazzo Chigi e tenere dentro al nascente  governo anche i suoi due fedelissimi, Alfonso #Bonafede e Riccardo #Fraccaro. Naturalmente con la formula dei due vice premier, uno per formazione politica.

Il nodo Rousseau

Uno dei punti più ad alta tensione è la scelta di consultare i 100mila iscritti alla Piattaforma Rousseau. Una possibilità che vedrebbe, a dire di Casaleggio, un ostacolo nel regolamento che prevede la consultazione, dopo un preavviso di 24 ore. Considerato che i pentastellati dovranno salire al Quirinale domani alle 19.00, il tempo stringe. Tuttavia non proprio tutti all’interno del Movimento sono favorevoli a Rousseau, considerato il tono dei commenti di milioni di follower sui social: il timore è che Rousseau certifichi l’alleanza con il Pd non gradita dalla base, la spina dorsale del Movimento stesso. 

Le fronde del Movimento

Nel Movimento iniziano a sentirsi i primi scricchiolii, Non è vero che sono un monolite intorno al proprio capo politico. Si iniziano a delineare le correnti interne. Beppe Grillo con Roberto Fico guidano l’ala favorevole ad una giravolta a sinistra. Casaleggio e Di Battista non disdegnano un ritorno con la Lega, ovvero ritornare alle elezioni. Luigi Di Maio ha come unico punto fermo quello di riacquistare peso sia all’interno del Movimento sia con gli elettori. Il pericolo maggiore per Di Maio è proprio Giuseppe Conte, definito da Beppe Grillo “l’elevato, una perla rara”, con il chiaro intento di affidargli, prima o poi, la guida politica del Movimento delle Stelle. Luigi Di Maio, quindi, starebbe facendo proposte indecenti a Zingaretti con l’intento di far saltare il tavolo, sostengono in molti, per poi tornare con la Lega di Matteo Salvini e fare fuori proprio Giuseppe Conte, atteso che Alessandro Di Battista e Roberto Fico sono già stati messi all’angolo.

La lettura dell’alleanza giallo-rossa

Formare un governo con il Pd decreterebbe la morte prematura del Movimento 5 Stelle. La base non capirebbe una giravolta di 360 gradi, un’alleanza con il nemico storico, il Pd, considerato capofila dei partiti del Sistema, proprio di quella scatoletta di tonno che volevano aprire. 

La battaglia fraticida all’interno del Pd  

Per quanto riguarda il Pd, è palese che vi è una lotta interna. Nicola Zingaretti rischia di scomparire dalla scena, semmai andasse al Governo con il M5S. Questo è quello a cui mira Matteo Renzi, mettere sulla graticola il segretario di partito con un governo “non dalle lunghe prospettive” che verrà ricordato per la manovra finanziaria più lacrime e sangue della storia. Con un solo colpo Matteo Renzi si sbarazzerebbe di Nicola Zingaretti e del Movimento 5 Stelle e avrebbe anche il tempo di riorganizzarsi per la prossima tornata elettorale.

La resa dei conti nella Lega

All’interno della Lega, invece, a quanto pare è iniziata la resa dei conti. In una settimana il partito del Carroccio ha perso 4 punti percentuali e i governatori del nord sono sul piede di guerra.

Le ambizioni di Forza Italia

Forza Italia, invece, vorrebbe creare un centrodestra unito con Forza Italia al centro del progetto. Una proposta politica senza senso considerato il 7-8 per cento di gradimento, rilevato dai recenti sondaggi.

Fratelli d’Italia e la scatoletta di tonno

Fratelli d’Italia, forte dei sondaggi oltre l’8 per cento, fa la voce grossa e minaccia di scendere in piazza per fare uscire “il tonno (Pd e 5S) dalla scatoletta”. Nel frattempo ha già raccolto 50mila firme per la petizione pro-voto.

La saggezza di Mattarella

La situazione generale rimane, pertanto, molto liquida. Si spera che la notte abbia portato consigli ai maggiori attori di questa crisi estiva e dato al nostro presidente della Repubblica maggiore serenità per le sue valutazioni. A lui spetta l’arduo compito di leggere nelle considerazioni dei partiti l’effettiva bontà delle proposte.

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Analisi di una crisi politica “liquida”, fino alla fine con colpi di scena a base di “scatolette di tonno”

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