Cibo per astronauti nello spazio, non male anche sulla Terra

Cibo per gli astronauti, l’argomento è stato trattato da ilfattoalimentare.it. Il cibo nello spazio è stato ampiamente narrato al Festival della Tecnologia che si è tenuto a Torino dal 7 al 10 novembre.

Il cibo a cui  i nostri astronauti sono abituati oggi è totalmente diverso da quello utilizzato un tempo: è sempre più vicino per consistenza e sapore a quello consumato sulla Terra. Il cibo deve rispondere però a precisi requisiti, a partire dalla conservabilità. La prima cosa da tenere a mente è che i pasti sono scelti da ciascun astronauta, preparati e spediti sulla Stazione Spaziale Internazionale mesi prima del loro arrivo a bordo. Gli alimenti da lanciare (con i razzi) vengono disidratati, liofilizzati, precotti o sterilizzati in autoclave (trattamento riservato per esempio alla carne), e poi conservati in buste di alluminio o lattine. Il cibo dura solitamente dai  18 ai 24 mesi. L’acqua, invece, viene riciclata costantemente, attraverso filtrazione e distillazione.

Ogni astronauta può scegliere tra due menu standard (americano e russo) e può portare a bordo una quantità limitata di alimenti personalizzati. L’attuale comandante della Stazione Spaziale Internazionale, l’italiano Luca Parmitano, durante la precedente missione Volare aveva scelto le lasagne e la caponata.

A preparare i piatti speciali per gli astronauti dell’Esa è la start up italiana Argotec, che ha lanciato anche la linea di “space food per terrestiReady to Lunch, per far provare a tutti l’esperienza del cibo spaziale (al momento della preparazione di questo articolo, tutti i prodotti sono esauriti). Oltre al cibo in busta, gli astronauti hanno a disposizione salse, snack, bevande, dessert, e frutta fresca rifornita periodicamente dalle navette cargo.space_food_lasagna_pillars.

Cucinare nello spazio, nella maggior parte dei casi significa solo reidratare, riscaldare (grazie a un apposito forno) e comporre i piatti. La stessa cosa vale per le bevande, che vengono fornite in polvere in apposite buste con cannuccia a cui aggiungere acqua calda o fredda sul momento. Ci sono due cose vietatissime in condizione di microgravità: l’acqua libera e tutto ciò che fluttuando potrebbe causare danni alle strumentazioni di bordo, come le briciole di pane o il granelli di sale. Tutti i liquidi, quindi, sono dispensati in buste chiuse, sale e pepe sono forniti in forma liquida, e al posto del pane si preferiscono le tortilla: una lezione imparata anche grazie al memorabile ‘panino spaziale’ che nel 1965 l’astronauta John Young ha portato a bordo della navicella Gemini 3 di nascosto.

Nel 2015, a bordo della Stazione spaziale internazionale è arrivata anche la prima macchina per caffè espresso, chiamata opportunamente ISSpresso e sviluppata da Argotec, Agenzia spaziale italiana e Lavazza. Non si è trattato solo di un vezzo per gli astronauti italiani, ma di un vero e proprio esperimento scientifico per studiare il comportamento dei fluidi ad alta pressione in condizioni di microgravità.

 

Cibo per astronauti nello spazio, non male anche sulla Terra