Cosa fanno le navi ONG straniere in questi giorni di emergenza in Italia?  

(di John Black Eye) Salgono i casi confermati di #coronavirus in Africa, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO),  si sono moltiplicati i contagi in Egitto, mentre i primi casi  si sono registrati in Togo, Camerun, Nigeria, Marocco, Tunisia, Algeria, Guiana Francese, Senegal e Sud. I casi registrati in Africa  sono, probabilmente, la punta di un Iceberg di dimensioni inimmaginabili che scopriremo da qui a qualche settimana nel continente africano, quando i dati del contagio inizieranno a prendere forma concretamente.


Se l’andamento è quello di tutti gli Stati in tutti i continenti, la presenza di un solo contagiato è segnale di un fenomeno che tenderà ad allargarsi nel giro di pochi giorni.

I dati e i fenomeni del contagio africano, tuttavia, non si possono ritenere comparabili con quelli del resto del mondo perché se l’epidemia ha oramai interessato quasi tutte le nazioni è da considerare che non tutte sono nelle condizioni di monitorare l’evoluzione della malattia e tra queste, con grosse limitazioni, si trovano le nazioni africane.
L’Italia, che sembra sia diventato il fenomeno da baraccone delle ultime settimane, è in realtà forse l’unica nazione che sta procedendo ad uno screening programmato e a tappeto nelle aree dei focolai ed è solo per questo che i numeri dei deceduti e dei contagiati aumentano di giorno in giorno in un contesto real time che offre dati oggettivi e veritieri.

L’Africa non ha questa opportunità e quindi è ragionevole pensare che quei pochi casi di contagio segnalati in una buona parte degli Stati africani altro non sono che la punta di un iceberg che potrebbe rivelarsi di dimensioni spaventose da qui a qualche settimana.

Il 27 febbraio scorso la Sea Watch ha attraccato al porto di  Messina con 197 migranti, messi in quarantena
 
La domanda a questo punto è la seguente, ma le navi ONG che vanno a prelevare periodicamente gli africani dalle coste del Nord Africa per portarli in Italia, si stanno preoccupando della seria ipotesi che stanno veicolando verso la nostra nazione ragazzi già contagiati o che portano il virus in incubazione?

Ammesso che stiano continuando indisturbati a trasferire immigrati è davvero sufficiente il periodo di quarantena, qualora realmente applicato, per contenere un rischio che proprio nessuno in Italia, in questi momenti, ci ha chiesto di correre?
 
Conoscendo il modo di operare delle navi delle ONG che sono pronte anche a speronare Motovedette della Guardia di Finanza per entrare a tutti i costi sul territorio italiano in violazione delle norme emanate da uno Stato sovrano, è ragionevole pensare, anche in questo caso, che il flusso dei trasferimenti non si sia mai fermato. Questo nel silenzio totale, pronti a far digerire al popolo italiano anche quei bocconi amari che andrebbero sempre e comunque di traverso, come il fenomeno dell’immigrazione di milioni di africani. Questo in nome del “politically correct” o della pseudo carità cristiana sbandierata più volte anche dagli altri prelati della gerarchia clericale.

Le Istituzioni sono sicuramente troppo impegnate nel cercare di gestire una emergenza che sembra essere sfuggita di mano, avendo quest’ultima attirato l’interesse degli economisti in una fase in cui andava invece gestita, già da subito, nella parte sanitaria. Eppure la Cina, con il suo esempio, era sotto gli occhi di tutti.  Dovevamo soltanto adeguarci agli standard di contenimento.

La situazione è critica e solo una grande nazione come l’Italia potrà uscirne fuori anche se magari dovrà contare le ossa rotte. Ma perché aggiungere problemi a problemi? Perché complicarci la vita per fare un favore a qualcuno che a quanto pare non si cura degli interessi del popolo italiano?
E’ così difficile emettere un decreto che impedisca lo sbarco e l’attracco di queste navi dei trasferimenti di massa?
Poi non lamentiamoci se una volta arginato il problema interno dovremo fronteggiare i contagi che potrebbero arrivare dal continente africano. Poi non lamentiamoci.

Cosa fanno le navi ONG straniere in questi giorni di emergenza in Italia?